Se anche la trasparenza frana

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Non si ferma la battaglia giudiziaria di alcuni residenti a Cortina d'Ampezzo contro l'impianto di risalita Apollonio-Socrepes, la maxi-cabinovia prevista per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 che collegherà il centro di Cortina con le piste delle Tofane. I ricorrenti al TAR si sono visti respingere la richiesta presentata a SIMICO, la Società Infrastrutture Milano-Cortina cui partecipa anche la Provincia automoma di Bolzano, di ottenere documenti sull’assegnazione dei lavori alla società Graffer (“27 milioni di euro dati senza garanzie a una società con 50mila euro di capitale sociale”, sostengono i residenti), in aperto contrasto con la richiesta di maggiore trasparenza da parte di associazioni e privati cittadini. Proprio all’indomani della risposta negativa di SIMICO all’accesso agli atti, una frana con un fronte di almeno 15 metri si è aperta nel pendio dove dovrebbe sorgere la nuova cabinovia, in prossimità di un pilone d'un altro impianto.
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Il ricorso al TAR
Andiamo con ordine. All’inizio di agosto i ricorrenti delle frazioni di Lacedel e Mortisa a Cortina d’Ampezzo avevano impugnato davanti al TAR del Lazio il decreto di occupazione d’urgenza per la realizzazione dell’impianto a fune Apollonio-Socrepes. Secondo i residenti, il provvedimento presentava “gravi vizi di legittimità”: mancherebbe il progetto esecutivo, sarebbero assenti le opere preventive di messa in sicurezza in un’area “a rischio idrogeologico e geomorfologico”, e vi sarebbe un’“inversione delle fasi procedimentali, con l’occupazione disposta prima delle necessarie verifiche tecniche e ambientali”. I ricorrenti avevano presentato le relazioni di Eros Aiello, geologo del Centro di GeoTecnologie (CGT) dell’Università di Siena, che documentavano “la fragilità geotecnica dell’area e l’inadeguatezza delle misure progettuali previste per garantire la stabilità dei versanti”.
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Il TAR Lazio, con ordinanza del 29 agosto, ha però respinto la richiesta di sospensione dei lavori, ritenendo che “non sembrano ravvisarsi i presupposti per la sospensione cautelare”. Secondo i giudici, l’aggiudicazione dei lavori del 15 luglio 2025 giustifica “l’urgente messa a disposizione dell’area di intervento per le attività di progettazione”. Il Tribunale ha quindi consentito il proseguimento dei lavori preliminari, definiti “di natura meramente preparatoria, che non determinano pregiudizi e pericoli di irreversibilità”. Gli altri motivi del ricorso – tra cui “la mancata rinnovazione della procedura di valutazione ambientale e paesaggistica e la coincidenza tra il ruolo Commissario straordinario e quello di amministratore della società di gestione” – saranno discussi nel merito all’udienza del 29 ottobre.
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Il mancato accesso agli atti
Lo scorso 25 luglio gli avvocati Primo e Andrea Michielan hanno depositato, sempre per conto dei residenti delle frazioni ampezzane di Lacedel e Mortisa, un’istanza di accesso documentale legata alla costruzione della cabinovia Apollonio-Socrepes. Una delle ricorrenti, proprietaria di un immobile “interessato da servitù di sorvolo e vincoli espropriativi”, ha spiegato di avere bisogno dei documenti per “l’esercizio del proprio diritto di difesa nel giudizio pendente avanti al TAR del Lazio”. La richiesta era ampia: atti di affidamento e contratti stipulati da SIMICO o dal Commissario straordinario con le imprese Graffer, Dolomiti ed Ecoedile, documentazione tecnica ed economica come relazioni, computi, parcelle, verbali, monitoraggi geotecnici, studi su eventuali “soluzioni a impatto zero” valutate o scartate, relazioni sulla mitigazione del rischio franoso e sulla garanzia di “immunità da frana”, certificazioni delle imprese affidatarie, il progetto esecutivo completo e il contratto di appalto integrato con tutti gli allegati (capitolati, cronoprogramma, sicurezza).
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La risposta è arrivata lo scorso 4 settembre direttamente dal Commissario straordinario Fabio Massimo Saldini. SIMICO ha informato che l’istanza era stata inoltrata al raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) Graffer, Ecoedile, Dolomiti Strade ma quest’ultimo, il 26 agosto, aveva espresso opposizione, sostenendo che i documenti richiesti “non presentano nessuna correlazione con l’attività espropriativa” e che la richiesta fosse “meramente esplorativa”. SIMICO ha richiamato la normativa sull’accesso difensivo – sottolineando che l’interesse debba essere “diretto, concreto e attuale” e non possa tradursi in un controllo generalizzato sull’operato dell’amministrazione – e deciso di respingere l’istanza: le richieste relative a contratti, CV e affidamenti “non sono ricollegabili con sufficiente grado di specificità” alla posizione giuridica della proprietaria. Le parti relative a monitoraggi, soluzioni alternative e mitigazioni del rischio franoso sarebbero invece già liberamente accessibili “sul portale VIA della Regione del Veneto e sul Portale Appalti del MIT”. Quanto al progetto esecutivo, è “ancora in corso di sviluppo” e l’accesso sarebbe in questo caso inammissibile se non su atti già formati.
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I timori dei residenti
Secondo un residente nella zona “tutto si è puntualmente verificato: che la frana si sarebbe mossa e che i lavori sarebbero stati eseguiti senza un vero monitoraggio”. Il fronte della frana si è esteso di 30 metri, “dicono sia già di 50 metri”, e il muro di sostegno di uno degli scavi – presso il rifugio Kraler – si è spostato di almeno mezzo metro. Sempre a detta del residente, la frana non sarebbe superficiale ma “a 10-15 metri di profondità” e coinvolgerebbe “un versante lungo 50-60 metri”. I cittadini denunciano inoltre che lo scavo di SIMICO “avrebbe dovuto avere palificate preventive, ma in mancanza di permessi e con l'evidente rischio della sospensiva del TAR, non sono state realizzate e si è scavato senza sostegni. Alla fine il terreno ha ceduto”.
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Il quadro è aggravato dal fatto che la zona sia classificata come area PAI, ovvero rientrante nel Piano per l'Assetto Idrogeologico, con tre frane storiche note (due a Socrepes, una e Lacedel) e più zone di accelerazione: “Varie situazioni sommate hanno portato al dissesto. Il ricorso al TAR è stato respinto il 27 agosto, il giorno dopo la frana si è mossa. È come nuotare nel catrame. La Regione è l’ente finanziatore e approvatore della cabinovia, nonché beneficiaria”. Nel frattempo sono stati posti “dei teloni di plastica a protezione dello scavo e per ridurre l’erosione”, in quanto la crepa si sarebbe “un po' più allungata ed allargata e il terreno a valle abbassato ulteriormente”. I residenti sarebbero intenzionati a presentare denuncia alla Procura della Repubblica per chiedere il sequestro dei cantieri: “Il pericolo di una vera e propria frana è reale”, sostengono.
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Nella mattinata di oggi (9 settembre) un telo bianco è stato aggiunto ai precedenti teli arancioni per coprire la fessura che si è aperta ulteriormente nel terreno sotto il pilone 4 della costruenda cabinovia verso est: "Una parte della crepa è visibile anche fuori dai teloni", scrive Voci di Cortina, mentre nelle foto scattate si notano i macchinari per ulteriori sondaggi al pilone 4 della cabinovia Socrepes-Ra Freza, già impiantato nel terreno, nonché sondaggi a Lacedel, sotto la SR48 per il supporto della nuova cabinovia SIMICO Apollonio/Socrepes.
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