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A22, Bruxelles bacchetta Roma

Nel mirino della Commissione la concessione all'Autobrennero: “Troppa discrezionalità, violati i principi di trasparenza e pari trattamento. Il bando sia una gara aperta”.
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Foto: A22
  • La Commissione Europea torna a puntare il dito contro l’Italia per la gestione delle concessioni autostradali. E lo fa con una nuova lettera di messa in mora, datata 8 ottobre 2025 e indirizzata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini nonché, per conoscenza, al Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nel mirino di Bruxelles finiscono due partite cruciali per il Nordest: la A22 Modena–Brennero, scaduta da anni e in attesa di un travagliato rinnovo, e la A4 Brescia–Padova, in gestione ad A4 Holding fino al 2026. La missiva con 19 pagine di rilievi tecnici rappresenta un passaggio formale nella procedura d’infrazione avviata già nel 2019 contro l’Italia. Secondo la Commissione, il nuovo Codice dei contratti pubblici e le modalità di rinnovo applicate al settore autostradale non sono pienamente conformi al diritto europeo.

    Al centro della contestazione ci sono due strumenti chiave: la finanza di progetto e il diritto di prelazione riconosciuto al promotore uscente. Meccanismi che, secondo Bruxelles, "non garantiscono sufficienti tutele di trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione", lasciando «uno spazio eccessivo alla discrezionalità dell’amministrazione aggiudicatrice». In sostanza la Commissione chiede che le concessioni vengano affidate tramite gare aperte, senza scorciatoie né vantaggi per i concessionari già in carica.

  • Il caso Autobrennero

    La questione tocca da vicino l’Autostrada del Brennero (A22). La concessione è formalmente scaduta da anni, ma la società Autobrennero Spa, controllata per l’85% da soci pubblici (in primis le Province autonome di Trento e Bolzano), continua a gestirla in regime provvisorio. Il bando di gara per il nuovo affidamento, pubblicato il 31 dicembre 2024, è già stato sospeso fino al 30 novembre di quest’anno, in attesa di una sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto di prelazione in un caso analogo milanese. Una decisione che rischia di incidere direttamente anche sulla procedura per la A22. Il piano presentato dalla società Autobrennero prevede investimenti per 9,2 miliardi di euro in regime di finanza di progetto, con la possibilità di esercitare il diritto di prelazione in caso di offerta concorrente. Proprio questi due elementi – finanza di progetto e prelazione – sono ora oggetto della censura europea. Secondo la Commissione, infatti, tali meccanismi "violano i principi di parità di trattamento sanciti dagli articoli 3 e 30 della direttiva 2014/23/Ue". La conseguenza è che la gara per il rinnovo dell’A22 rischia di arenarsi definitivamente se l’Italia non dovesse adottare correttivi convincenti entro due mesi.

  • L'incontro di Kompatscher e Fugatti con Salvini, lo scorso luglio: il ministro assicurò che le opere per i territori saranno inserite nella concessione. Foto: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
  • La lettera da Bruxelles ha provocato reazioni immediate tra Trento e Bolzano. Dalle colonne del Corriere dell'Alto Adige il presidente della Regione e della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher invita alla prudenza: "Ora tocca al Ministero delle Infrastrutture decidere come procedere". Più critico il governatore del Trentino Maurizio Fugatti, che non nasconde l’irritazione: "La posizione di Bruxelles la conoscevamo. Ma prima era stato dato il via libera alla finanza di progetto dal governo Draghi. Ora si cambia idea. È un segnale preoccupante sulla coerenza delle regole europee". Dietro le parole dei governatori c’è la preoccupazione politica di perdere il controllo pubblico di un’infrastruttura strategica: senza diritto di prelazione, Autobrennero partirebbe in svantaggio rispetto ai grandi gruppi privati nazionali e internazionali – dai Gavio ad A4 Holding (Abertis–Mundys, fino alla Fininc della famiglia Dogliani – interessati al redditizio asse tra Modena e il Brennero, che trasporta in media 200 mila veicoli al giorno.

  • Il nodo veneto e il quadro nazionale

    La vicenda A22 si inserisce in un contesto più ampio di tensione tra Roma e Bruxelles sul sistema delle concessioni. Già prima del crollo del ponte Morandi, l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) aveva introdotto un nuovo schema di concessione più equo e trasparente, sebene applicato solo alle nuove tratte. Per la A22, l’Art ha avviato una consultazione su un modello tariffario e un piano finanziario da applicare al futuro affidamento. Ma per Bruxelles il problema è strutturale: molti rinnovi e proroghe delle concessioni italiane, come quelli previsti per A22 e A4, violerebbero i principi fondamentali del diritto comunitario. In altre parole, il sistema nazionale delle concessioni – costruito su proroghe, accordi diretti e prelazioni – non garantirebbe sufficiente concorrenza né trasparenza.

    La messa in mora europea non riguarda solo il Trentino-Alto Adige. Anche in Veneto si apre un fronte politico attorno al futuro, come detto, della A4 Brescia–Padova, in scadenza a fine 2026. Il governo e la Regione Veneto avevano ipotizzato un affidamento in house alla Cav, la società partecipata da Regione e Anas che già gestisce il Passante di Mestre e la A57. Ma per Bruxelles l’affidamento diretto, come la finanza di progetto, è ammissibile solo se "giustificato da motivazioni economiche e tecniche stringenti»" La lettera europea rischia dunque di bloccare il progetto di holding autostradale del Nordest, cavallo di battaglia della Lega e del governatore uscente Luca Zaia, oggi rilanciato dal candidato alla successione Alberto Stefani. "L’affidamento in house è previsto, ma servono motivazioni precise e verifiche economiche", ha ammesso la vicepresidente veneta Elisa De Berti, assessora alle Infrastrutture, riconoscendo che il giudizio di Bruxelles complica il percorso politico verso una gestione unitaria delle arterie regionali.

  • E ora?

    Ora il governo italiano ha due mesi di tempo per rispondere alla Commissione e proporre correttivi. In caso contrario, la procedura potrebbe sfociare in un deferimento alla Corte di Giustizia europea con possibili sanzioni economiche. Nel frattempo, l’attesa sentenza europea di fine ottobre sul diritto di prelazione sarà decisiva anche per il destino della gara A22. Se la Corte confermerà i dubbi di Bruxelles, l’attuale schema di rinnovo – già rinviato tre volte – rischia di cadere. E per Autobrennero potrebbe aprirsi una stagione del tutto nuova: quella della concorrenza senza corsie preferenziali.