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Ora di religione, il caso in Parlamento

La deputata Elisabetta Piccolotti interroga il ministro: "Alunni della provincia di Bolzano discriminati rispetto al resto d'Italia".
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Foto: katholisch.de

"Sinistra die Linke" ritiene che vi sia un elemento di disparità e discriminazione che colpisce gli alunni e le alunne della Provincia Autonoma di Bolzano riguardo all'insegnamento della religione. Per questo motivo, tramite la deputata Elisabetta Piccolotti, verrà presentata un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'Istruzione.

A gennaio del 2022, osserva la Sinistra, la Provincia autonoma di Bolzano ha introdotto, per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (fino alla terza media), l’obbligo di frequenza a un’offerta formativa alternativa all’insegnamento della religione cattolica, rimandando la concreta esecutività della norma all’approvazione del relativo regolamento che definisca i principi, gli argomenti, i docenti e la loro formazione specifica; Da quanto si apprende sembrerebbe che il gruppo di lavoro incaricato a definire il regolamento, sarebbe costituito dagli ispettori e ispettrici dell’Insegnamento della religione cattolica nelle tre intendenze scolastiche (italiana, tedesca e ladina), che avrebbe come obiettivo quello di definire nuovi modelli di educazione etico-morale e religiosa. L’attuale normativa nazionale prevede, invece, che gli istituti scolastici possano offrire le seguenti opzioni per gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica: a) attività didattiche e formative; b) attività di studio e/o di ricerca individuali con assistenza di personale docente; c) libera attività di studio e/o ricerca individuali senza assistenza di personale docente; d) non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica.

 

Una circolare ministeriale (la n. 63 del 13 luglio 2011), riferisce ancora la Sinistra, chiarisce che verso gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, debbano essere posti in essere tutti gli adempimenti necessari per garantire il diritto di frequentare attività alternative;  non vi sono vincoli sulla disciplina insegnata come attività alternativa all’insegnamento della religione cattolica se non quello costituito dal fatto che questa non può essere una materia già insegnata nella scuola ed è compito del collegio dei docenti definire i contenuti delle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. Per Piccolotti "il rispetto della laicità dello Stato e della scuola imporrebbero il conseguente rispetto delle differenti ragioni che inducono le famiglie o gli studenti e le studentesse a chiedere l’esonero dall’insegnamento della religione cattolica". 

L’iniziativa della provincia autonoma di Bolzano di introdurre per legge un’unica offerta formativa alternativa e di aver affidato la definizione del regolamento attuativo agli ispettori e alle ispettrici dell’Insegnamento della Religione Cattolica appare all’interrogante "in contrasto con la normativa nazionale e con le circolari ministeriali adottate in materia negli anni e rischia di compromettere le libertà individuali". "Pur nella consapevolezza che la scuola materna rientra tra le competenze primarie e l’istruzione tra quelle secondarie della Provincia autonoma di Bolzano - si legge nell'interrogazione - l’introduzione dell’obbligo di frequenza all’offerta formativa alternativa all’insegnamento della religione cattolica così come sopra descritto, a parere dell’interrogante, immetterebbe, oltre alle criticità già evidenziate, anche un elemento di disparità e discriminazione tra gli alunni della Provincia autonoma di Bolzano e quelli del resto del Paese. Piccolotti chiede quindi "quali siano gli orientamenti del governo circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel rispetto del grado di autonomia di cui gode la Provincia autonoma di Bolzano, affinché non venga compromessa la libertà di scelta di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole della Provincia di Bolzano mediante l’introduzione di un obbligo di frequenza ad un’offerta formativa alternativa elaborata dagli ispettori dell’insegnamento della religione cattolica e riguardante “modelli di educazione etico-morale e religiosa”, che costituirebbe un elemento di disparità e discriminazione  tra gli alunni della Provincia autonoma di Bolzano e quelli del resto del Paese".