Interruptio
 
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  Gaza, tu vedi 
 interrotte le tue generazioni.
 Difficile, dalle tue poche voci rimaste,
 ridire ciò che videro i tuoi occhi.
 Simulacro della morte è l’uomo che uccide,
 preludio al giudizio finale, che a costruire nuove case
 e fresche colonie, lo stato felice dei giusti
 non sarà che una pallida ombra della rena rimasta.E dunque noi, che da fuori continuiamo a guardare il crimine di un disegno divino a puntate, un genocidio che a Gaza perdura, l’espulsione dei campi profughi dalla Cisgiordania, l’odio sui volti dei giovani che alimenteranno il futuro di questo pianeta. Mattanza che va in onda da ventidue mesi e ce la raccontano le vittime, le vittime direttamente dalle loro morti, fisiche ed esistenziali. Ed è questo il nostro presente, è il nostro momento. Di chi la responsabilità? Della storia anche questa volta? E il presente, il qui e ora? I silenzi collettivi che lasciano essere e se ne stanno distanti. E noi, quale storia siamo noi? Non è individuale questa responsabilità, è responsabilità che raccoglie il nostro insieme, poiché noi ci siamo, ci siamo tutti! E c’è la poesia, non può la poesia starsene zitta e distante. Che per quanto mi riguarda, altrimenti renderebbe inservibile e ipocrita ogni verso scritto in precedenza. Su questo mondo c’è aria da obitorio 
 e noi vivi siamo privi di grazia.
 L’animo è inquieto, è insistente agitazione.
 Il giorno ha l’odore acre dell’indifferenza,
 la notte il colore cupo dell’ansia.E i morti. I morti e le loro morti antiche, 
 com’è antica la nostra storia, quella
 che conserviamo nel richiamo alla coscienza,
 un giorno all’anno, un giorno per dire che sì, noi ricordiamo.
 Ma è un appunto, il ricordo sintetico destinato
 ad impedire di dimenticare, al rischio
 di non ricordare con esattezza.
 Ché il giorno dopo, nel resto dei giorni ogni anno i morti.
 I morti e le loro morti continue,
 anteriori, posteriori, precedenti e successive morti.
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  Ossam - Interruzioni poeticheOssam, un termine ladino che in tedesco significa Gebeine, in italiano i resti mortali. Nella filosofia rappresentano la riflessione sulla condizione umana, sulla natura della morte e il rapporto tra corpo e anima. Stessa cosa fa la poesia, tocca i temi fondamentali dell’essere umano, che troppo spesso in vita agisce nella convinzione di essere immortale. All’opposto, tutto ciò che ci riguarda è soggetto a dissoluzione, ossam appunto. Roberta Dapunt ha voluto intitolare così la sua "rubrica claudicante“ per condividere occasionalmente le sue interruzioni poetiche con le lettrici e i lettori di SALTO. 
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