Gesellschaft | Ossam

Interruptio

Il silenzio su Gaza ci rende complici di un crimine? Un'interruzione poetica.
mare
Foto: Diego Torres, Pixabay
  • Gaza, tu vedi
    interrotte le tue generazioni. 
    Difficile, dalle tue poche voci rimaste,
    ridire ciò che videro i tuoi occhi.
    Simulacro della morte è l’uomo che uccide,
    preludio al giudizio finale, che a costruire nuove case
    e fresche colonie, lo stato felice dei giusti 
    non sarà che una pallida ombra della rena rimasta.

    E dunque noi, che da fuori continuiamo a guardare il crimine di un disegno divino a puntate, un genocidio che a Gaza perdura, l’espulsione dei campi profughi dalla Cisgiordania, l’odio sui volti dei giovani che alimenteranno il futuro di questo pianeta. Mattanza che va in onda da ventidue mesi e ce la raccontano le vittime, le vittime direttamente dalle loro morti, fisiche ed esistenziali. 

    Ed è questo il nostro presente, è il nostro momento. Di chi la responsabilità? Della storia anche questa volta? E il presente, il qui e ora? I silenzi collettivi che lasciano essere e se ne stanno distanti. E noi, quale storia siamo noi? Non è individuale questa responsabilità, è responsabilità che raccoglie il nostro insieme, poiché noi ci siamo, ci siamo tutti! 

    E c’è la poesia, non può la poesia starsene zitta e distante. Che per quanto mi riguarda, altrimenti renderebbe inservibile e ipocrita ogni verso scritto in precedenza. 

    Su questo mondo c’è aria da obitorio
    e noi vivi siamo privi di grazia. 
    L’animo è inquieto, è insistente agitazione.
    Il giorno ha l’odore acre dell’indifferenza, 
    la notte il colore cupo dell’ansia.

    E i morti. I morti e le loro morti antiche, 
    com’è antica la nostra storia, quella
    che conserviamo nel richiamo alla coscienza,
    un giorno all’anno, un giorno per dire che sì, noi ricordiamo.
    Ma è un appunto, il ricordo sintetico destinato
    ad impedire di dimenticare, al rischio 
    di non ricordare con esattezza.
    Ché il giorno dopo, nel resto dei giorni ogni anno i morti. 
    I morti e le loro morti continue, 
    anteriori, posteriori, precedenti e successive morti.

  • Ossam - Interruzioni poetiche

    Ossam, un termine ladino che in tedesco significa Gebeine, in italiano i resti mortali.  Nella filosofia rappresentano la riflessione sulla condizione umana, sulla natura della morte e il rapporto tra corpo e anima. Stessa cosa fa la poesia, tocca i temi fondamentali dell’essere umano, che troppo spesso in vita agisce nella convinzione di essere immortale. All’opposto, tutto ciò che ci riguarda è soggetto a dissoluzione, ossam appunto.

    Roberta Dapunt ha voluto intitolare così la sua "rubrica claudicante“ per condividere occasionalmente le sue interruzioni poetiche con le lettrici e i lettori di SALTO.