Dove andrà a finire Drin?
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Dove sarà spostato il progetto “Drin co-working”? A chiederselo non sono solo i giovani fruitori dello spazio in Corso Italia ma anche il Team K. Ad inizio settembre Paul Köllensperger aveva interrogato l’amministrazione provinciale sul destino dello spazio di coworking gratuito dedicato ai giovani del territorio, dopo che il Consiglio comunale di Bolzano aveva dato parere favorevole alla modifica urbanistica per la ristrutturazione del palazzo ex telefoni di Stato in Corso Italia, edificio che attualmente ospita Drin.
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La risposta dell’assessore al patrimonio Christian Bianchi è arrivata giovedì (18 settembre). “La Provincia è impegnata, in collaborazione con l’associazione Beyoung — che gestisce il coworking Drin — ad individuare una soluzione per garantire la continuità del progetto anche durante i lavori di ristrutturazione dell’edificio Ex-Telefoni di Stato. Il mio dipartimento sta valutando diverse opzioni all’interno delle proprietà immobiliari provinciali, in particolar modo, tra le recenti acquisizioni di Piazza Vittoria. Nel frattempo, l’associazione Beyoung, con il sostegno dell’Ufficio Politiche Giovanili della Ripartizione Cultura Italiana, ha preso in gestione il negozio di via Torino, ex sede del progetto regionale “Generazioni”. Questo spazio rappresenta un investimento importante per assicurare continuità e supporto alla comunità che si è sviluppata attorno al coworking Drin”. A marzo i due assessori Marco Galateo, assessore alla cultura italiana, e Christian Bianchi avevano promesso di trovare una soluzione per lo spazio.
Se la risposta mostra la buona volontà dell’amministrazione pubblica a proseguire il progetto, non è ancora chiaro come, quando e soprattutto dove sarà ricollocato Drin. “Non sarà facile trasferire “pari pari” tutte le attività di Drin in un’altra sede: serviranno compromessi, ci sarà da adattarsi, ma è plausibile che qualche soluzione si trovi”, chiarisce Aaron Damian, responsabile dell’associazione Beyoung. “La proposta di Piazza Vittoria potrebbe essere interessante, ma molto dipenderà dal calendario dei lavori previsti lì: se i cantieri non coincidono con il trasferimento, potrebbe essere una scelta valida; in caso contrario, rischierebbe di non esserlo affatto. D’altronde, da qui a due anni possono emergere altri spazi oggi non disponibili. Per questo è prematuro definire ora quale sarà la sede più adatta: servirà una programmazione più chiara e coordinata”, aggiunge Damian.
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Un'altra incognita riguarda infatti la data del trasferimento di DRIN. Nell’interrogazione viene chiarito che “i lavori di ristrutturazione presso il palazzo degli Ex-telefoni di Stato inizieranno a metà 2027”, ma non è ancora certo quando Drin dovrà abbandonare la sua attuale sede. “Per ora, l’indicazione ufficiale resta ottobre 2026, salvo aggiornamenti dagli uffici competenti - aggiunge Damian -. Noi lavoriamo progettando un anno alla volta, pronti ad adattarci man mano. Le preoccupazioni sono comprensibili, in ogni caso, il progetto Drin è apprezzato e riconosciuto come importante sia dalla provincia sia dagli uffici competenti: c’è la volontà di mantenerlo e supportarlo. Fin dall’inizio sapevamo che prima o poi avremmo dovuto lasciare l’edificio, temporaneamente o definitivamente: resta da capire quando e come”.
Inoltre, non è ancora stato chiarito dalla pubblica amministrazione se, una volta terminata la ristrutturazione dell’edificio in Corso Italia, Drin tornerà nella sua originale sede. “Il progetto degli Ex telefoni di Stato è quello di creare sinergie e connessioni tra chi opera nel settore culturale e giovanile sul nostro territorio. Gli spazi degli Ex telefoni di Stato sono progettati in funzione degli utenti ovvero delle associazioni culturali e giovanili, dei giovani universitari, dei liberi professionisti con partita iva e degli artisti di lavorare che tramite spazi di coworking potranno lavorare insieme, collaborando e creando un sistema di net-working. Non esiste, pertanto, un elenco di destinatari, in quanto il progetto consiste in uno spazio aperto a tutti”, spiega Bianchi nell’interrogazione.
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Un timore condiviso da chi frequenta Drin riguarda la continuità: il trasferimento potrebbe cambiare radicalmente l’esperienza di condivisione che lo caratterizza. La soluzione prospettata da Bianchi all’interno dello spazio in via Torino, ad esempio, comporterebbe un ridimensionamento del progetto ed il suo spostamento in una zona più urbanizzata, che potrebbe non permettere concerti o eventi con grandi numeri di persone. “Non sappiamo però se via Torino sia davvero l’ideale: è uno scenario da valutare sul momento, considerando che il progetto che ospita al momento (ndr Spazio) si sta evolvendo e non è detto che in futuro possano essere ospitati lì entrambe i progetti”. In ogni caso Damian resta positivo nelle soluzioni: “Drin ha sempre saputo reinventarsi: è nato nel 2019, ma si è sviluppato pienamente solo durante il Covid, il periodo peggiore per la cultura. Se dovremo adattarci a spazi provvisori o ridotti, lo faremo”.
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