È sempre emergenza

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L’assessora provinciale Rosmarie Pamer lo aveva anticipato due settimane fa e ora la bozza delle Linee guida provinciali per l’accoglienza nei Ricoveri Notturni Invernali visionata da SALTO lo conferma: per l’inverno 2025/2026 i posti letto per la cosiddetta “emergenza freddo” passeranno da 330 a 215.
Dal primo novembre 2025 al 15 aprile 2026 i Ricoveri Notturni saranno operativi nei maggiori Comuni del territorio – Bolzano, Merano, Bressanone, Laives e Brunico. A coordinare l’iniziativa sarà nuovamente l’Infopoint di Bolzano, gestito dall’associazione Volontarius. Le richieste delle persone senza dimora verranno raccolte ogni giorno dalle 10 alle 12, mentre dalle 14 alle 16 avrà luogo l’assegnazione degli eventuali posti disponibili. Le strutture saranno aperte dalle ore 19 fino alle ore 8 del giorno successivo. Le domande di accoglienza potranno essere rivolte anche direttamente ai gestori dei dormitori non ubicati nel capoluogo, che le inoltreranno all’Infopoint.
Secondo i dati pervenuti a SALTO, attualmente nel capoluogo circa 150 persone vivono loro malgrado all’addiaccio.
L’Infopoint, inoltre, dovrà monitorare la disponibilità complessiva dei posti letto e verificare le eventuali sospensioni o gli allontanamenti definitivi dalle strutture. Le Linee guida provinciali stabiliscono che quest’ultimo caso “sancisce la perdita del diritto di riammissione”. Tradotto: se, per esempio, una persona viene espulsa dalla struttura di Bressanone, non potrà fare richiesta di accoglienza nei Ricoveri delle altre città e sarà confinata in strada. Gode di una corsia preferenziale chi soddisfa il criterio della permanenza stabile di quattro settimane sul territorio. La precedenza assoluta è garantita alle persone vulnerabili: tra queste rientrano “persone con una certificazione medica o redatta dal servizio sociale o sanitario competente con rispettiva motivazione e le persone di età superiore a 65 anni”. A parità di condizioni il criterio decisivo per l’inserimento in uno dei dormitori del territorio è la data di presentazione della richiesta di accoglienza.
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Alcune novità (o presunte tali)
Le Linee guida presentano come una novità il meccanismo di registrazione delle persone accolte. Come annunciato dal presidente della Provincia, Arno Kompatscher, in una recente intervista al quotidiano Alto Adige, “questa procedura prevede che l’accoglienza dei richiedenti avvenga in base a un documento valido e che in assenza di questo presupposto una persona sia accolta ugualmente una volta che si sia fatta identificare dalle forze dell’ordine”. È bene sottolineare, tuttavia, che tale prassi era già prevista e attuata lo scorso anno. Lo aveva confermato a SALTO Andrea Tremolada, responsabile dei servizi socio-assistenziali della Croce Rossa, smentendo chi sosteneva – su tutti l’ex questore Paolo Sartori e l’assessora alla Sicurezza Ulli Mair – che le persone accolte nei Ricoveri Notturni Invernali “non venissero controllate”. A tal proposito Tremolada aveva spiegato che “ogni giorno le strutture inviano a questura e carabinieri i dati anagrafici delle persone accolte” e che “il compito di verificare se tra loro c’è chi ha commesso reati o ha un decreto di espulsione pendente non spetta a noi, ma alle forze dell’ordine”.
Le linee guida provinciali 2025/26 introducono 40 posti letto in casi di "ulteriore emergenza".
Una reale novità di quest’anno, invece, sono gli ulteriori 40 posti di “emergenza” – 20 a Bolzano e 5 rispettivamente a Merano, Bressanone, Laives e Brunico – previsti qualora i posti ordinari non siano sufficienti a coprire il bisogno sul territorio e si verifichino non meglio precisate “condizioni metereologiche avverse”. Una sorta di emergenza nell’emergenza, dunque, che consentirebbe di raggiungere la quota complessiva di 215 posti letto. Le Linee guida menzionano in questo passaggio anche i 25 posti letto garantiti dal progetto dormizil, portando il dato a 240. Paul Tschigg, tra i promotori dell'iniziativa, però, puntualizza che “da cinque anni a questa parte, la nostra azione avviene in maniera del tutto autonoma da quella provinciale, dalla quale ci differenziamo soprattutto per le modalità di accoglienza: noi non gestiamo numeri, ma mettiamo al centro le persone”.
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Un imbuto sempre più stretto
Al di là delle novità reali o presunte contenute nelle Linee guida 2025/26, è interessante osservare la tendenza che da almeno un decennio caratterizza la provincia di Bolzano – e il suo capoluogo in particolare – nella gestione della grave marginalità. Il primo dato che emerge è la progressiva e costante riduzione dei posti letto deputati all’ “emergenza freddo”: erano 345 nel corso dell’inverno 2023/24, 330 nel 2024/25 e saranno 215 a partire dal prossimo primo novembre. Se due anni fa l’unico Comune impegnato nell’accoglienza emergenziale delle persone senza dimora era Bolzano, dallo scorso anno si registra il coinvolgimento degli altri centri urbani della provincia. La disponibilità complessiva di posti letto in questi Comuni passa dagli 85 del 2024/25 ai 125 del 2025/26. Certo, resta da vedere se quest’impegno si concretizzerà a tutti gli effetti: basti pensare al caso di Brunico, dove lo scorso anno i 10 posti letto previsti dal Piano provinciale sono rimasti lettera morta.
Di anno in anno si osserva la costante riduzione dei posti letto deputati all’“emergenza freddo”.
A Bolzano, invece, si osserva una riduzione significativa: i posti letto dei Ricoveri Notturni Invernali scendono da 245 a 70 (90 se si includono i 20 posti supplementari). Anche prendendo in considerazione i 100 posti letto attivati a giugno di quest’anno all’ex-Inpdap – e trasferiti di recente all’ex-Alimarket – destinati a lavoratori (con contratto esclusivamente su Bolzano) e persone vulnerabili, il totale raggiunge quota 190. Una cifra lontana dai 345 posti disponibili solo due anni fa. Questo trend evidenzia come l’accoglienza invernale abbia assunto i contorni di un imbuto sempre più stretto, con il rischio concreto di lasciare escluse le persone più fragili in pieno inverno. Uno scenario già vissuto in passato con esiti tragici. È il caso, per esempio, del dicembre 2022, quando Mostafa Abdelaziz Mostafa Abouelela, cittadino egiziano di 19 anni, fu ritrovato morto assiderato in un rifugio di fortuna sotto il viadotto ferroviario nella zona Sud di Bolzano.
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Lo spauracchio dell’“attrattività”
A motivare le politiche restrittive delle istituzioni locali è soprattutto il timore dell’effetto pull factor, una teoria avanzata per la prima volta nel 2014 dall’allora direttore di Frontex, Gil Arias-Fernández, secondo cui le navi dell’operazione di soccorso nel Mediterraneo Mare Nostrum avrebbero incentivato i flussi migratori dal Nord Africa. Nel 2016, un Risk Analysis della stessa agenzia mosse l’accusa alle navi delle Organizzazioni non governative, intervenute nel frattempo a colmare il vuoto lasciato dalla chiusura dell’operazione italiana. Da allora questa teoria – smontata da uno studio pubblicato nel 2023 sulla rivista Scientific Reports – è un cavallo di battaglia delle destre e da alcuni viene applicata anche nell’ambito della grave emarginazione.
A oggi non ci sono dati empirici che dimostrano la validità della teoria del pull factor nell’ambito della grave emarginazione.
A oggi, però, non ci sono dati empirici che ne dimostrano la validità in questo ambito. Al contrario, alcuni studi della Fondazione Emanuela Zancan e della Caritas Italiana ritengono che “la presenza di servizi a bassa soglia sia una risposta ai bisogni di una popolazione già presente e vulnerabile nei territori” e sottolineano piuttosto “l’esigenza di un sistema integrato e coordinato tra enti pubblici e terzo settore per la presa in carico efficace delle persone senza dimora”. Nonostante ciò, in Provincia di Bolzano il dibattito su questo tema è sempre molto attuale. C’è chi – su tutti il presidente Kompatscher – è convinto che “esagerare con l’offerta di posti attrae persone nel centro urbano maggiore” e chi – diversi operatori che lavorano sul campo a vari livelli e che preferiscono mantenere l’anonimato – ritiene che “il richiamo principale che porta le persone sul nostro territorio siano le possibilità lavorative”.
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Da Caramaschi a Corrarati, nel segno della continuità
A prescindere dale opinioni contrapposte, è certo che da anni il Comune di Bolzano ha messo in campo una serie di strumenti per ostacolare la permanenza delle persone senza dimora sul territorio: riduzione dei posti letto, sgomberi, misure amministrative con finalità preventiva come fogli di via e daspo urbano, architettura e burocrazia ostile. Lo schema da attuare è semplice: rendere un territorio inaccessibile, inospitale ed escludente, scoraggia le persone dal rimanervi. Come documentato da SALTO nel corso degli anni, però, dispositivi di questo tipo hanno come unico risultato l’ulteriore “invisibilizzazione” della popolazione homeless. Lo aveva ribadito, per esempio, Diana Seyffarth, responsabile dell’area “Persone di strada e grave emarginazione” dell’associazione Volontarius, commentando una delle tante iniziative “anti-degrado” dell’amministrazione comunale lo scorso novembre. “Gli sgomberi e altre azioni di questo tipo non servono a niente – aveva detto Seyffarth – se non a rendere ancora più difficile la vita delle persone senza dimora e, di riflesso, il nostro lavoro”. Tuttavia, l’esperienza di chi opera sul campo da anni – operatori sociali, attivisti – resta quasi sempre inascoltata.
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A confermarlo è la straordinaria continuità delle linee di intervento delle amministrazioni che si sono succedute al governo della città di Bolzano nell’ultimo decennio. Da Renzo Caramaschi a Claudio Corrarati, il passo è più breve di quanto sembri, almeno nell’approccio alla grave marginalità. Un punto di contatto evidente tra le due amministrazioni è la posizione nei confronti della Provincia. “Non può fare tutto Bolzano”, era solito lamentarsi in questo periodo dell’anno Caramaschi, riferendosi all’accoglienza invernale delle persone senza dimora. “Non è più sostenibile che un’emergenza di tale portata venga affrontata quasi esclusivamente da una sola città”, hanno ribadito il 5 agosto 2025 Corrarati e l’assessora alle Politiche sociali Patrizia Brillo.
I dispositivi repressivi hanno come unico risultato l’ulteriore “invisibilizzazione” della popolazione homeless.
Peccato che i numeri evidenziati sopra indichino come la tendenza, seppur molto lentamente, stia andando in un’altra direzione. Questo, nonostante i centri urbani minori del territorio non abbiano ancora istituito un sistema strutturato di servizi a bassa soglia, fondamentali per contrastare la ghettizzazione delle persone nelle grandi città. Come Caramaschi, anche Corrarati, inoltre, sembra ignorare i dati del Censimento Permanente della Popolazione e delle Abitazioni 2021 a cura dell’ISTAT, che fotografano la grave marginalità come un fenomeno essenzialmente urbano: la metà delle 96.197 persone senza dimora in Italia, infatti, si concentra in sei città – Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova e Foggia. Si notano, inoltre, similitudini anche nella postura muscolare e repressiva adottata contro accampamenti informali e ripari di fortuna. In perfetta continuità con il suo predecessore, dal suo insediamento a fine maggio, il sindaco Claudio Corrarati ha ordinato almeno quattro sgomberi sotto i ponti della città: il 20 maggio, il 17 giugno, il 10 e il 22 luglio.
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Da oltre un decennio in Alto Adige la grave marginalità viene trattata alla stregua di un fenomeno emergenziale e interpretata principalmente come un problema di sicurezza e di “decoro urbano”, piuttosto che come una questione sociale da affrontare con politiche di inclusione e supporto a lungo termine. Le Linee guida provinciali e l’approccio della giunta comunale del capoluogo confermano l’intenzione di mantenere questa rotta, mentre chi vive per strada continua a essere spinto sempre più al margine. Lo stesso Corrarati, d’altra parte, ha dichiarato più volte in questi mesi di volere “una Bolzano più pulita per i residenti e i turisti”. Nel frattempo, l’inverno si avvicina, con il rischio concreto di lasciare fuori le persone e, con loro, anche le responsabilità. E questo accade in una provincia che solo lo scorso inverno è stata in grado di accogliere 3,3 milioni di turisti, ma arranca vistosamente quando si tratta di garantire riparo e protezione a qualche centinaio di persone.
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