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“Salviamo i punti nascita”

Il governatore del Trentino Rossi e l’assessore Zeni scrivono al ministro Lorenzin: “Per garantire sicurezza e qualità occorre che lo Stato approvi la nostra proposta”.

Un’ipotesi concreta quella prospettata dal presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e dall’assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni al ministro della salute Beatrice Lorenzin per tentare di salvare i punti nascita a rischio chiusura: un modello flessibile che preveda, per i punti nascita sotto soglia, la presenza di ginecologo, anestesista, ostetrica e pediatra 24 ore al giorno, anche attraverso meccanismi di rotazione del personale, oppure con pronta disponibilità al rientro in servizio attivo in caso di travaglio in corso.
“Crediamo che l'Autonomia si traduca per noi nel diritto di operare scelte politiche come queste, nell'interesse di tutti i cittadini. Ma vogliamo anche garantire i massimi livelli di sicurezza e di qualità, e per questo sarà lo Stato a dover autorizzare le modalità organizzative che proponiamo. Applicando i riferimenti astratti sul numero di parti, oggi dovremmo chiudere 4 punti nascita su 6, ma siamo fiduciosi che la valutazione concreta del modello che proponiamo possa consentire un esito diverso”, spiegano all'unisono Rossi e Zeni.

Dei punti nascita presenti sul territorio trentino due rientrano nelle soglie previste dall’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2010: Trento con oltre 2.000 parti all’anno e Rovereto con circa 1.000 parti all’anno. Altri quattro invece - Arco, Cavalese, Cles e Tione -  hanno un numero parti/anno al di sotto dei 500; il primo dista dall’ospedale di Rovereto 26 chilometri, gli altri distano dall’ospedale di Trento rispettivamente 71, 45 e 46 chilometri. Riguardo il numero di nati nel punto nascita fra i residenti nel bacino di popolazione di riferimento del punto nascita rispetto ai nati complessivi nello stesso bacino, Arco è al 63,4%, Cavalese all’84,3%, Cles al 77% e Tione al 39,8%. Motivo per cui anche in seguito alle disposizioni riguardanti il riposo giornaliero, i percorsi di assistenza alla nascita da tempo adottati su tutto il territorio provinciale hanno comportato il sistematico accentramento delle gravidanze a rischio presso gli ospedali di riferimento provinciali (Ospedale Santa Chiara di Trento e Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto). Fra le iniziative per garantire la sicurezza dei punti nascita sono incluse procedure di valutazione e gestione delle situazioni problematiche che prevedono l’accompagnamento anche con elicottero dove è richiesto un intervento tempestivo. Nella lettera recapitata al Ministero della Salute la richiesta della Provincia autonoma di Trento è quella di esprimere il proprio parere riguardo il mantenimento di singoli punti nascita che non raggiungono la soglia minima di parti all’anno.