Politica | Gastbeitrag

La politica dello struzzo

Dopo la lettera aperta dell’ex primario Elio Dellantonio sulla questione dei patentini falsificati, pubblichiamo un commento del costituzionalista Francesco Palermo.
Zweisprachigkeit
Foto: Suedtirol Foto/Othmar Seehauser
  • Elio Dellantonio mette il dito in una piaga. Una piaga nota, di cui non si parla perché la cura rischia di essere peggiore del male. È sui presupposti più che sul problema in sé che ci si dovrebbe concentrare. I presupposti sono quelli di una società ingabbiata nella separazione tra i gruppi linguistici, che prova con le migliori intenzioni a superare le rigidità di un sistema costruito su una realtà che non esiste più. Al netto di alcuni professionisti della contrapposizione, che però devono cercare nuovi bersagli (gli stranieri, rigorosamente provenienti da sud e catalogati in base a pigmentazione cutanea e reddito) perché sui rapporti tra gruppi linguistici ormai non si prendono più voti.

     

    Lo struzzo viene accusato di pusillanimità, ma spesso ci si dimentica di chiedersi se il povero pennuto abbia qualche possibilità reale di combattere il pericolo che incombe.

     

    Le migliori intenzioni sono quelle di una tendenziale moratoria dei temi etnici nel processo politico (prevista negli accordi di giunta e faticosamente rispettata, salvo qualche scivolone), che si riflette in una rimozione di questi temi anche sul piano della vita quotidiana – o forse riflette nel dibattito politico questa rimozione già presente nel quotidiano. Siccome non esiste la soluzione perfetta, nel complesso si tratta del minore dei mali: lo struzzo viene accusato di pusillanimità quando nasconde la testa sotto la sabbia, ma spesso ci si dimentica di chiedersi se il povero pennuto abbia qualche possibilità reale di combattere il pericolo che incombe. Se non ce l’ha – come al momento non ce l’ha la politica locale – la testa nella sabbia è meglio che affrontare un branco di elefanti senza poterli contrastare.

  • Il costituzionalista Francesco Palermo Foto: EURAC Research
  • Nel caso della sanità la conclusione cristallina di Dellantonio è: se non si riesce a garantire la presenza capillare di personale bilingue (dialetto compreso), “o si rinuncia ai medici o si rinuncia al patentino obbligatorio”. Ma rinunciare ai medici non si può, e rinunciare al patentino obbligatorio significherebbe toccare le fondamenta del sistema e riattizzare il conflitto etnico, perché il personale in questione è in gran parte italiano o (perfino!) straniero, e sarebbe un invito a nozze per i professionisti della contrapposizione di cui sopra. E non basterebbero le “misure straordinarie” invocate: anche a parità di salario (con quali fondi?), siamo sicuri che un medico preferisca lavorare in Alto Adige piuttosto che a Vienna o Berlino? O anche a Milano o Verona, dove si guadagna di meno ma magari si va per un primariato che qui va assegnato ad altro gruppo linguistico? E siamo di nuovo agli aspetti strutturali.

     

    Affrontare strutturalmente il problema andrebbe a riaprire lo scontro, da cui avrebbe da perdere la parte più debole: il gruppo italiano.

     

    Smascherare l’ipocrisia sarebbe sacrosanto, ed è giusto che talvolta lo struzzo metta fuori un occhio per fare il punto della situazione – o gli venga ricordato di farlo, come con lo spunto di Dellantonio. Ma affrontare strutturalmente il problema andrebbe a riaprire lo scontro, da cui avrebbe da perdere la parte più debole: il gruppo italiano, e forse anche il sistema sanitario nel suo complesso. Nel breve termine, constatato che la mandria di elefanti è ancora lì, alla politica non resta che rimettere la testa nella sabbia. Nel lungo – pensa lo struzzo – se ne occuperanno le uova che ho lasciato dietro di me. Sperando che non siano già state schiacciate dagli elefanti.