Cultura | L'opinione

“La Comune? Conflitti di interesse imbarazzanti”

Intervista ad Antonio Lampis, direttore della Ripartizione Cultura italiana, sulla questione dei tagli dei contributi all’associazione La Comune.

Lampis, qual è la visione della Provincia sul caso del Circolo La Comune in seguito ai tagli dei contributi?
Premesso che ogni posizione assunta non è mia personale ma concordata con l’Ufficio Cultura, con l’avvocatura e con altri esperti contabili e giuridici con cui ci siamo consultati, noi abbiamo provato da novembre a capire qual è la situazione gestionale di questo circolo che ha dei debiti in bilancio molto alti. Dopo l’impossibilità del tecnico incaricato di fare un sopralluogo e avere un dialogo con l’associazione abbiamo effettivamente negato il contributo per la prima volta dopo tanti anni. Molto probabilmente esistono dei conflitti di interesse, anche imbarazzanti, e nell’impossibilità di ricevere informazioni precise su chi sono i creditori e sui crediti stessi, l’associazione non dà garanzie su una buona gestione del denaro pubblico, di qui la decisione di tagliare.

Quali sono i precedenti?
C’era stato un episodio di firme false che ci aveva molto allarmato e quindi avevamo fornito alcune raccomandazioni sull’adozione di una governance più trasparente e più sorvegliata dai revisori che sono state attuate solo in piccola parte. Non me la sento di esporre anche i miei collaboratori a un rischio di controlli contabili in cui si evidenzia che tutto quel denaro pubblico viene recapitato nelle mani di un’associazione che non è affidabile.

Oltre l’inaffidabilità di cui parla c’è anche una questione di logiche “superate” per quanto riguarda il tipo di offerta culturale de La Comune?
Questo è un ragionamento che è stato fatto in Consulta culturale, l’idea era che questo tipo di teatro leggero, che per inciso nel resto d’Italia non vede un euro di contributo, si auto-sostenesse. La scena qui è cambiata, si sono affacciati altri soggetti proponenti, anche più innovativi, come il Teatro sociale di Viganò che ha catturato un nuovo tipo di pubblico. La Consulta ha raccomandato più volte all’associazione di fare meno spettacoli e di organizzarli meglio, l’atteggiamento de La Comune quasi ricattatorio nei confronti degli enti pubblici non è più tollerabile.

Parliamo quasi di un monopolio dell’associazione in questione che impedisce alle nuove potenziali alternative di emergere?
Loro si scagliano evidentemente contro quelle novità che tendono a dare alla Consulta un ruolo diverso, meno legato al denaro e più alle prospettive. La presenza di Sandro Forcato all’interno della Consulta seguiva un po’ le logiche del “Cicero pro domo sua”, ma quel mondo è finito, bisogna prenderne atto.

Le associazioni storiche dicono però che non è vero che si sono affacciate tutte queste nuove realtà nel panorama culturale locale…
Ci sono grosse novità, oltre al già citato Teatro sociale di Viganò, c’è una crescita e una maggiore solidità del Teatro Cristallo, c’è un nuovo direttore al Teatro stabile che ha una grande esperienza anche nel teatro popolare, più rivolto a fasce solitamente escluse dalla cultura tradizionale, c’è un teatro tedesco molto attivo, i cambiamenti in città, quindi, ci sono eccome. 

Fra i difensori de La Comune c’è chi dice che l’obiettivo è quello di eliminare le associazioni culturali, specie quelle non “allineate”, è così?
Dicono che le associazioni fuori dal coro sono penalizzate ma in realtà il Circolo La Comune è stato il protagonista principale di questo coro. Il problema qui è che queste non sono associazioni ma famiglie che danno lavoro a parenti, l’associazionismo pulito e trasparente in provincia di Bolzano esiste ed è a quello che dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni, visto che negli ultimi due mesi abbiamo trascurato quelle realtà per occuparci delle infinite e minacciose email de La Comune. Esiste un ottimo associazionismo di tutti gli orientamenti filosofici e politici in provincia di Bolzano che è sostenuto in maniera stabile e crescente (abbiamo rinunciato alle attività degli uffici per poterlo fare), malgrado i nostri bilanci in pochi anni siano diminuiti drasticamente a forza di tagli. Il fenomeno cooperativo non va visto come un nemico dell’associazionismo, è semplicemente una diversa formulazione giuridica del modo di stare insieme.

Elisa Forcato afferma tuttavia di poter contare sui contributi del Comune, il quale però sembra non essere dello stesso parere…
Fa parte del modo di agire del Circolo, ma è una favola, ed è una cosa che ritengo preoccupante nei confronti degli abbonati e delle compagnie che verosimilmente fanno affidamento su queste parole, la situazione giuridica del resto è abbastanza chiara. 

È vero che la questione è tutta politica? Che questa sarebbe una battaglia personale di Tommasini contro le associazioni?
Non sono mai stato una persona vicina alla politica però vi posso garantire che Tommasini ha così tanto da fare con tutte le deleghe di cui deve occuparsi che il suo desiderio sicuramente sarebbe stato di veder risolte queste cose velocemente e senza problemi. Tommasini non ha nulla contro La Comune, di questo sono certo.