Economia | Il caso

“Quel pasticciaccio brutto di Via Cadorna”

Alberto Filippi (5 stelle) sulla vicenda di via Cadorna: “Chi ha provocato il danno paghi”. La proposta: far acquistare il terreno dal Comune al valore d’estimo del 50%.

È un caso spinoso quello dell’“affaire” di via Cadorna a Bolzano. La sentenza del TAR ha infatti annullato la concessione edilizia rilasciata dal Comune due anni fa bloccando la costruzione di un nuovo complesso edilizio nell’area in questione: oltre 50 appartamenti al posto degli ex campi da tennis. Il Tribunale amministrativo, accogliendo i ricorsi del condominio Verena e di altri quattro vicini (da anni contro il progetto), ha dichiarato nulla la variante urbanistica a causa delle criticità relative al rischio idrogeologico (la zona rientra nella fascia H2, ovvero pericolo medio e H3, pericolo elevato, a causa della vicinanza al fiume Talvera). La questione torna dunque al punto di partenza con i tempi che si allungano di almeno un anno. Una tegola sulle teste dei soci della cooperativa “ceto medio” Confcoop e Arche del Kvw che hanno già impegnato complessivamente circa 5 milioni di euro e che dovranno accollarsi anche le spese legali, quantificate in 22mila euro.

L'area di via Cadorna al centro delle polemiche

L’operazione prevede che gli alloggi, dopo dieci anni di affitto a canone provinciale, stabilito sulla cifra di 600 euro al mese, possano essere riscattati dagli assegnatari a un prezzo complessivo pari a circa la metà di quelli di mercato: circa 360mila euro per un appartamento di 80 metri quadri di media più garage. I terreni, è opportuno ricordare, erano stati acquistati dalla società immobiliare “3L” (che contava fra i soci l’ex vicesindaco Svp Klaus Ladinser, poi uscito cedendo le quote a un altro imprenditore), ed erano stati poi venduti alle cooperative.

La vicenda è stata oggetto di una lunga battaglia da parte di Alberto Filippi, ex consigliere comunale del Movimento 5 stelle, e una delle polemiche sollevate intorno al progetto riguarda il fatto che quelli che dovrebbero essere edificati in via Cadorna sono appartamenti di lusso, affermazione smentita dai soci delle coop. Eppure, scrive Filippi in merito, “chissà perché invece di Druso est hanno scelto via Cadorna? Forse non erano al corrente che la posizione era una delle migliori della città, insomma una posizione di lusso. Eppure erano perfettamente a conoscenza che il prezzo del terreno 7.698.767,30 (430 euro al mq X 14675,5 mq) euro, pari a meno della metà del valore stimato della costruzione, era senza dubbio di lusso. Costo totale stimato di un appartamento di 80 mq 360.000 euro, ma che dopo la sentenza del TAR, non si può escludere possano aumentare. Una una bella cifra, anche perché con la metà avrebbero potuto comprare qualcosa di meglio in una zona non di lusso e senza problemi di altezza dei soffitti”.

Il pentastellato parla quindi di “ingenuità degli acquirenti, la stessa che riscontravo negli utenti delle banche. Si fidavano delle assicurazioni dei promotori finanziari riguardo gli investimenti consigliati e poi quando si rendevano conto di perdere si disperavano e venivano a chiedere aiuto. La differenza fra i pasticciacci delle banche e il pasticciaccio di via Cadorna sta sempre nei promotori: non più le banche, ma la Giunta Comunale passata che ha omesso di prendere in considerazione, pur essendone a conoscenza l'alto rischio idrogeologico del terreno (al di sotto del letto del fiume)”.

La perizia del Comune sul valore del terreno, ricorda Filippi, ammontava a oltre 3 milioni di euro e sarebbe potuto essere acquisito a 1 milione e 600 mila euro, per una detrazione del 50% come sanzione per la violazione degli obblighi, ovvero la mancata costruzione del parcheggio. “Un affare d’oro” per il proprietario Rabensteiner che “ha acquistato la metà del terreno dall'assessore Ladinser per 5.000 euro”, e che in 4 anni lo rivende incassando oltre 2 milioni e 700mila euro, spiega l’esponente dei 5 stelle aggiungendo che anche l’altro titolare Larcher otterrebbe lo stesso guadagno, ma in 12 anni. “Naturalmente le cooperative che hanno pagato l'area a peso d'oro per rifilarla ai soci non sono esenti da responsabilità avendo avallato la speculazione edilizia a danno dei soci che ora si trovano nei guai”, dice Filippi.

Cosa succederà ora? “L’unica soluzione - secondo il pentastellato - è far pagare a chi ha provocato il danno, restituendo ai soci - che dovrebbero contribuire con una cifra di circa 30.000 a testa (1.560.000 euro) - “almeno una parte delle somme pagate per il terreno e permettendo loro di acquistare (sempre che siano ancora interessati) l'alloggio nelle aree dove si sta costruendo senza pasticciacci”. Filippi propone che il Comune acquisti il terreno al valore d’estimo del 50% - i già citati 1.600.000 euro - e realizzi un posteggio o un impianto sportivo, come il campo da rugby, altro tema al centro del dibattito negli scorsi giorni.