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Politica | Scuola e ghetti

Classi ghetto: per alunni e docenti?

Prevedibilmente a inizio anno scoppia il caso delle "classi ghetto". Come non sapessimo che le scuole possono decidere in autonomia come comporre le classi, assegnare i docenti, ecc ecc..Quindi, evitiamo di farci distrarre: non abbiamo personale. E altri temi.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Schule
Foto: Seehauserfoto
  • Dei problemi che presto o tardi dovremo affrontare

    A proposito di autonomie...speciali, con particolare riferimento al settore scuola e istruzione. 
    All'indomani di un certo clamore suscitato da quelle che sono state definite le "classi ghetto" previste dalla scuola primaria Goethe di Bolzano, riservate a bambini italiani e migranti, viene davvero da chiedersi...ma non è che nel ghetto alla fine stanno tutti, alunni e insegnanti? E quale altro desiderio sarebbe più comprensibile a questo punto se non quello di uscirne, portando però nel mondo la propria lingua, la propria cultura, possibilmente in un ambiente inclusivo e internazionale?


    In questi giorni sono arrivate ai diretti interessati le PEC che assegnano l'agognata sede, giunte in qualche caso dopo anni di attesa: nel resto d'Europa i colleghi in analoghe graduatorie le avevano ricevute i primi di maggio. Hanno già da tempo trovato alloggio e traslocato. Inserito i figli minorenni in una nuova realtà. Qui, sta iniziando l'anno scolastico. Ma non sia mai che (qualcuno) ritardi: in pochi giorni occorre armarsi e partire. Per l'Europa, per l'Africa, per l'Asia...?
    La bella prospettiva di insegnare all'estero, nel cosiddetto "sistema paese", è sogno di molti: condizioni vantaggiose, meno, certo, rispetto a anni fa, meno sedi disponibili, niente supervalutazione pensionistica; ma, comunque, pur sempre un' interessante prospettiva.
    Anche per una crescita personale e professionale. Una delle poche permesse alla carriera docente, ottenibile previo superamento di una selezione per titoli ed esami.
    Speranze non consentite, tuttavia, ai docenti della provincia di Trento. Perché per poter andare in una scuola italiana con sede all'estero, o in una scuola europea, ci vuole il nulla osta. Che la provincia autonoma non concede. Tra voli pindarici e soprattutto trasferimenti in altre regioni d'Italia, alla fine alcuni ce la fanno. A superare l'ostacolo e giungere al traguardo. Certo, con un certo sovrappiù di dispendio di tempo ed energie. C'è chi rinuncia.  
     

    A Bolzano invece altri colleghi a parità di titoli devono anche superare il temutissimo patentino di bilinguismo, per entrare di ruolo: un difficile esame di accertamento della conoscenza della lingua tedesca. Teoricamente equiparato alle certificazioni linguistiche C1 secondo il quadro di riferimento europeo, da decreto presidenziale. Ma tale certificazione linguistica viene con sospetto recepita dal MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) che attualmente gestisce le nomine per gli incarichi scolastici per l'estero. Chissà se il MIM (Ministero dell'Istruzione e del Merito) avrebbe avuto più comprensione per i meriti relativi a certificazioni obbligatorie richieste  a docenti per prestare servizio scolastico in una provincia di questa strana Italia, e che invece poi vengono considerate inammissibili per i corrispettivi incarichi fuori confine.


    E inammissibile veramente è: che docenti plurilingui, e oltre a questo abituati a vivere in zone confinarie e per vocazione multiculturali, restino al palo. Inammissibile sarebbe, in base ai principi sanciti dalla Costituzione, creare classi o diverse opportunità professionali a seconda della regione in cui si è o della provenienza etnica. E auspicabile che gli attestati rilasciati in questo Paese avessero validità su tutto il territorio nazionale e non solo in un suo estremo angolo settentrionale. Nelle "classi ghetto", incommentabili, ci sono allievi e insegnanti. Ma che fare.


    Non c'è dubbio che i nostri impavidi docenti abbiano formazione, titoli professionali ed esperienza. Resilienza, soprattutto.
    Le scuole italiane all'estero sono numerose: tanti amano studiare questa lingua, che rimane nell'immaginario collettivo quella dell'arte e della musica. Anche, sarebbe, delle lettere e del diritto.
    Almeno per alcuni. Per altri meno, che nelle gabbie rischiano di restarci davvero, bambini o adulti che siano.