Io avrei messo "P" come …
Io avrei messo "P" come "potere" e "S" come "sghei": ovvero i due braccioli delle tanto ambite caréghe...
Comunque grazie, bel articolo ;-)
(La legislatura numero 17 non porta bene al Trentino. Nulla di fatto, in Consiglio provinciale, neppure il 30 novembre 2023. La MDT - maggioranza destrorsa tridentina - ha chiesto tempo fino al 7 dicembre, Sant’Ambrogio e San Salvini, dopo San Nicolò e prima dell’Immacolata Concezione, per concepire e regalare ai trentini la giunta Fugatti bis. Che pure lo stesso Mau Fu Gat aveva annunciato, da un bel po’, come già fatta. Se i cognati coltelli Fratelli d’Italia non avessero provato ad affilare le lame contro il Conducator leghista. Questione di caréghe, naturalmente: seggiole, in dialetto trentino. La vicepresidenza promessa a Francesca Gerosa o invece due assessorati, ma non tra i più ganzi? Urzì ha ululato e tutto si è bloccato).
A come aritmetica. Le percentuali per gli assessori italiani di Bolzano, tra perizie Gutachten e pareri più o meno autorevoli tra la cabala e la politica; le differenze infinitesimali tra la forza elettorale delle tre gambe partitiche di Fugatti: Lega, Lista Fugatti-Spinelli, Fratelli d’Italia, che hanno causato l’impasse. La politica di basso cabotaggio è sempre una forma, assai più imperfetta, di matematica. Cencelli insegna, immortale.
B come bis. Uno dice: Fugatti bis. Già fatto e confezionato la sera dello spoglio dei voti. Col piffero. La parallela paralisi delle politiche di Trento e Bolzano, con due diversi sistemi elettorali, conferma che le regole non sono tutto, in politica. Sono molto, ma non sono tutto,
C come Cia. Un cattolico così, con un cognome così, perfetto per i servizi di sicurezza, già affratellato in corso di precedente legislatura, è pronto per una poltroncina di assessore. Gli va bene qualsiasi competenza: lui, infermiere professionale e umilmente francescano per biografia, è un uomo del fare, anzi dell’Agire (si chiamava così il suo gruppuscolo filoleghista nella scorsa legislatura).
D come divisi. L’ostentata unità della Destra trentina in campagna elettorale era un trucco di scena, un’illusione ottica. Destra Dentro una Dimensione Diabolica, in senso letterale. Da dia-ballo (greco), il Divisore. Colui che mette i bastoni tra le ruote. Anche del compagno Mau.
E come Europa. Kompatscher ci pensa, alle europee del Ventiquattro? Come via d’uscita da una maggioranza faticosamente rattoppata intorno alle Stelle Alpine calanti? Il centrosinistra trentino riuscirà ad essere un po’ meno diviso che nel 2018-2023 e partorire intorno a Valduga, finalmente, una giunta-ombra di respiro europeo?
F come Freiheit. La bella, nobile parola libertà associata alle mascelle severe degli autodecisionisti con un piede in Bozen e l’altro in Austria (come insegna la residenza prevalente del metallico Sven Knoll, asburgoteutone totale, aspirante medico in Tirolo del Nord). “Laut dem Zentralen Melderegister (ZMR) des österreichischen Innenministeriums hat Sven Knoll seinen „aktuellen Hauptwohnsitz“ in Innsbruck”, ha spiegato Salto.bz.
G come Galateo. O come Gennaccaro. Cognomi rutilanti italianità. Avessimo, noi quaggiù nell’infelice Trentino fugattesco, un nome come Galateo, che spira gentilezza. Qui tra Angeli e Brunet e Degasperi e Parolari e Zanella ecc. – cognomi inguaribilmente indigeni – per il repertorio di italianità ci dobbiamo accontentare di una Coppola verde, di un po’ di Biada (FdI), della nuova siglia dellaiana Campobase che parte già un po’ Stanchina… nel senso di Roberto.
H come hotel. Il Cristina della famiglia Failoni, a Pinzolo, che ospita il Salvini. Che spiega Failoni assessore al turismo. Supervotato nella Lega. Il primo della lista. Non un oratore indimenticabile, ma un albergatore impeccabile. Roberto il Rendenese, il Fedele.
I come indegno. Lo spettacolo che la maggioranza di destra sta offrendo al Trentino. Parola dell’unica autonomista che non è scivolata a destra, Paola Demagri. Caposala di professione. Certifica l’insostenibile infermità dell’autonomia.
J come Jannik. Sssssssì, il Sinner di Sesto Seduce i Sedentari trentini, che imprecano: ma perché kaz quel ragaz non è nato a Canazei? Il fuoriclasse che manca alla politica trentina. Ci sono stati Kessler e Dellai, altri tempi altre altezze. Mau Fu Gat si vanta del proprio pragmatismo, del volar basso senza sventolare visioni. Vola talmente basso che sbatte sulle poltrone.
K come Kompatscher. Almeno il tre volte Landeshauptmann ha l’espressione malinconica di uno a cui piacerebbe un Sudtirolo un po’ meno monoetnico, un po’ meno destrorso, un po’ meno mercantile, ma cionondimeno si presta, volonteroso, a varare una giunta praticamente monoetnica, destrorsa e mercanteggiata.
L come Lollobrigida. Il Cognato d’Italia, tra un dirottamento di Freccia e una sostituzione etnica, trova il tempo di intervenire nella diatriba fra leghisti e fratellisti trentini. Un fenomeno agricolo-feudal-ferroviario.
M come Mameli. Sinner sfida gli ultrà sudtirolesi singing: “Dov’è la vittoria, le porga la chioma che schiava di Roma Iddio la creò”. Un secolo fa, nel fascicolo “Trento indomita figlia di Roma”, si leggeva: “I Cenomani si fusero ben presto con gli Italici indigeni, perdendo il loro carattere gallico e dando luogo a quel popolo mite, serio e laborioso che i Romani avevano aggregato alla tribù Papiria e Augusto alla decime regione d’Italia”. Tale sarebbe la gente tridentina. Mite, seria, laboriosa. E ’taliana.
N come neve. È arrivata il 30 novembre Ventitré a Tridentum, prima stagionale. Ma non ha portato allo sblocco del Consiglio provinciale. Impantanato nella palude.
O come ossessione. I trentini, la trentinità, il trentinismo, il Tirolo storico, il Trent-Trend-Territoriale. Prima noi, dopo loro. Prima noi trentini, prima noi, prima il Trentino. Lo dice Mau Fu Gat, nato a Bussolengo, provincia di Verona, una volta Tre Venezie, ora Zaialand.
P come Paccher. Un cognome di poco superiore all’ex sindaco di Trento Pacher (ex breve presidente della Provincia, quando Dellai dipartì per Roma), una statura di poco inferiore a quella di Crosetto, una legosità di poco inferiore a quella di Boso, si ritrova – grazie a quattro fratelli d’Italia affratellati ai leghisti – presidente del Consiglio regionale come nella scorsa legislatura. “Pacchera” schiacciasassi, fedelissimo di Fu Gat.
Q come quorum. Par poca roba, il 2 virgola, per entrare in Consiglio provinciale. Ma è stato sufficiente a far fuori la Grande Speranza del centrosinistra trentino, l’ex leghista Divina uno e trino, che doveva disturbare il Divin Maurizio ma con tre liste è rimasto al palo. Divina Illusione.
R come Roma. Di rimbalzo, a Trento e a Bolzano, la DG (Destra al Governo) intreccia le proprie sorti con l’equilibrio di forze a livello nazionale. I capoluoghi non possono prescindere dalla capitale.
S come schiaffo. Il direttore del Dolomiti Luca Pianesi, originario dell’Italia centrale e dunque per definizione neutrale, l’ha detto chiaro e forte: “Come si possono mortificare le istituzioni, mortificare il senso del voto, dare uno schiaffo agli elettori, quei pochi che ancora vanno a votare, creare ancor più sdegno e disgusto per la politica? Per informazioni chiedere al presidente del Trentino Maurizio Fugatti che da un mese a questa parte sta mettendo in campo tutto il peggio possibile per quanto riguarda la gestione delle istituzioni. Un condensato di arroganza e di mancanza di rispetto per i cittadini (perché trattando a pesci in faccia i rappresentanti delle opposizioni insulta anche i loro elettori…”. Il riferimento è al caso Zanotelli. Vedi alla Z.
T come Tonina. Il quasi omonimo Tonini ha tolto il disturbo, per cui Tonina resta solo e inconfondibile a dare il tono alla nuova legislatura. Lui, esperto di allevamento del bestiame, è finito alla Sanità, dopo essersi riciclato per l’ennesima volta: era democristiano, poi PT (no, non Poste e Telegrafi ma Progetto Trentino di Grisenti), poi è finito nel Patt che ha scelto la Destra nazionalista (così vanno le cose, tra gli annaspanti autonomisti). Cinque anni fa gli avevano dato l’ambiente e l’energia. Adesso si elettrizza con i vaccini antinfluenzali. E resta un uomo influente.
U come Uomo nero. Cioè Urzì, l’Ultimo Uomo prima del gol. Il FratellodItaglia si staglia a difesa di Gerosa, gelosa della vicepresidenza promessa da Mau Fu Gat. Non lo seguono neppure gli altri quattro fratellini d’Italia, incluso l’ex autonomista solandro Daldoss, che già sono corsi a soccorso della Lega. Urzì Ultimo Uomo.
V come Valduga. Paziente come il tenero Giacomo della Settimana enigmistica, e assai meno enigmatico, perfino il Moderatissimo già sindaco di Rovereto e sfortunato sfidante antifugattico, si è lasciato andare a una sorta di invettiva: “Sospendiamo i lavori – ha detto Valduga il 24 11 23, prima seduta della legislatura 17 – perché voi non siete pronti... È il frutto di beghe personali e personalismi, di riposizionamenti dentro le diverse forze politiche e di attenzioni a tragitti che sono più personali che della collettività. Di equilibrismi tra forze nazionali, dinamiche quindi tutte romane che poco hanno a che fare con il gusto per l’autogoverno”.
W come Walter. Kaswalder, cognome tedesco ma digiuno di tedesco e assai litigante con l’italiano, è rientrato in Consiglio col Patt di oggi dopo aver abbandonato con gran dispetto il Patt di ieri. La sua frase più memorabile resta: “a ciàcere no se sgionfa done”. Sessista ma efficace, a Vigolo Vattaro piace. Chi lo conosce non lo evita. Umano troppo umano. Sarebbe piaciuto a Musil.
X come Xanax. Sono nervosi, sono allarmati, sono agitati, nella maggioranza che ha stravinto le elezioni. Sembrano strafatti. Urge sedativo. Il mitico Piero Agostini, una volta, dal giornale concorrente, mi suggerì il Perequil. Credo che non sia più in commercio. Come l’equilibrio.
Y come Young Blood. Sangue giovane un po’ ce n’è, ne è entrato, nei due Consigli. Ma il Ragazzo per antonomasia, il Bisesti Mirko da Aldeno, con codino e amico della nipotina Le Pen, già segretario della Lega trentina, è stato retrocesso: non sarà più il Giovin Assessor alla Scuola e alla Cultura. Rapida la sua ascesa, ruggente la sua discesa. Ma in giugno è diventato affettuoso papà della piccola Deva. Così cinque anni nelle retrovie non gli dispiacciono neppure. Deva, in sanscrito, indica ciò che è celeste o divino. Senza allusioni al traditor Divina.
Z come Zanotelli. Seduta sui bei banchi di giunta pur senza avere le deleghe. Alla nonesa col caschetto biondo lo stile fa difetto. Che un’ex impiegata della Lega ed ex assessora all’agricoltura si dimetta dal Consiglio provinciale nel quale è stata eletta, per rientrare dalla finestra come assessora esterna, “tecnica”, è una pensata, una furbata, che solo a un furbetto come il FuGat poteva venire in mente. In spregio alla sovranità degli elettori, in sfregio al concetto di esperienza e competenza (l’assessore esterno è colui o colei chiamata a integrare la squadra degli eletti con un sovrappiù di expertise). La “furbata Zanotelli” è dunque il punto Zero di una politica di basso cabotaggio, il fugattismo ai minimi termini. Il Ground Zero dell’autonomia speciale.
Io avrei messo "P" come "potere" e "S" come "sghei": ovvero i due braccioli delle tanto ambite caréghe...
Comunque grazie, bel articolo ;-)