Società | Anni 70

Le storie dietro questa immagine/2

Langer e la foto del 1977 con il poliziotto poi sopravvissuto: due ex studenti di Roma che erano in piazza quel giorno a novembre hanno promosso incontri a cui hanno partecipato i liceali della scuola in cui insegnava. Com'era "l'Alex" professore?
Alexander Langer
Foto: Contrasto
  • "Indifendibili", li definisce, Alexander Langer, nel “Viaggiatore leggero”, gli studenti che portò alla maturità fra il 1977 e il 1978, Le riflessioni riportate nello splendido scritto citato nel primo articolo di questa miniserie saranno state probabilmente condivise da molti docenti dell'epoca. “Era proprio così, Alex aveva ragione”, ammette oggi Raffaele Capoano, suo allievo in quegli anni, che si trovava a pochi metri da dove avvenne la sparatoria del 2 febbraio 1977 in piazza Indipendenza a Roma. 

    Erano altri tempi, ed anche un’altra Italia. La foto che ritrae il trentunenne Langer accanto al poliziotto ferito alla testa fissa uno dei tanti momenti di terrore, spaesamento e dolore vissuti da migliaia di persone tra la fine degli Anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Il brutto, o meglio, l’orrendo di quegli anni. Nel Settantasette arrivarono al culmine gli scontri tra gli esponenti delle 50 sfumature di rosso della sinistra e quello che, anche alla luce dalle indagini sulle stragi, veniva considerato un binomio inscindibile, e cioè Stato-destra eversiva. Ma non va dimenticato che pure il PCI berlingueriano, avviato lungo la strada del riformismo, fu uno degli avversari più convinti del movimento. Nel biennio 77-78, comunque, si contarono almeno un centinaio di morti e un numero imprecisabile di feriti. 

  • Le immagini "sudamericane" degli scontri seguiti all'uccisione di Giorgiana Masi
    (c) Youtube

  • La parte del bicchiere piena per tre quarti è rappresentata però dall’impegno di tutte quelle persone che, scendendo in piazza e gridando a pieni polmoni, hanno dato il loro contributo alla realizzazione di grandi miglioramenti sociali. Per usare un’espressione cara al Langer – e non solo a lui - di quel periodo, “la conservazione” è stata costretta a scendere a patti in moltissimi ambiti. Poi nel corso dei decenni la “reazione” ha riconquistato lentamente terreno, fino ad arrivare all’oggi in cui ha preso democraticamente il sopravvento nei gangli vitali dello Stato. Ma questa è un’altra storia. 

    Alexander Langer, prima di tornare in Sudtirolo, fu uno dei protagonisti di quel periodo. L’impressionante numero di relazioni che seppe tessere nei suoi 49 anni di vita, la sua “rete” è stato forse il suo più grande lascito, ed è stato anche ciò che ha consentito a molte centinaia di persone, soprattutto al di fuori della sua “amara” terra, di continuare “in ciò che è giusto”, come scrisse nel biglietto di addio. Non si contano, in giro per l’Italia, serate, convegni, intitolazioni di sale o biblioteche, fatte da persone che erano entrate in contatto con lui, anche, magari, solo rapite dai suoi profetici scritti. 

    Ne sono un esempio “Le giornate Alexander Langer in dialogo” (Roma 10-11 novembre 2025) nate dall’idea di un gruppo di suoi allievi, ex studenti del liceo di Roma dove l’allora direttore di Lotta continua insegnò filosofia e dal lavoro del gruppo promotore con docenti dell’università Roma Tre, da persone attive nella Fondazione Alexander Langer Stiftung, con la collaborazione di insegnanti e organi scolastici dei Licei della zona Appio-Tuscolano. L’obiettivo, in questa cornice “giovane” di Università e Licei – dicono i promotori - era di “far emergere ed evidenziare la vitalità e l’attualità del pensiero di Alex Langer attraverso testimonianze e esperienze concrete a trent’anni dalla morte”. (Le registrazioni degli incontri sono disponibili qui).

    La metafora dei semi che germogliano è abusata, ma è difficile trovarne una più efficace per descrivere questi eventi realizzati un po’ ovunque in Italia.  Abbiamo contattato due dei promotori delle recenti giornate romane per conoscere alcune delle storie dietro l’immagine di Langer in piazza Indipendenza il 2 febbraio 1977.

  • Raffaele Capoano

    “Cosa ricordo di quel giorno? Alcuni aspetti di quella giornata non li ho approfonditi neanche negli anni successivi – racconta Raffaele Capoano - per cui dico davvero ciò che mi ricordo di quella che fu una delle situazioni più pericolose in cui mi trovai in quegli anni. Io e un mio compagno di classe ci spostammo in fondo al corteo, avevamo perso perdendo il contatto col nostro gruppo e avevamo dietro alle spalle i blindati della polizia che facevano da cordone di chiusura lungo via S. Martino della Battaglia, strada che porta a Piazza Indipendenza. All’improvviso abbiamo sentito dei colpi di pistola, alcuni hanno colpito i pali della luce. Non avemmo certezza di chi stesse sparando ma potevamo immaginarlo poiché sembravano venire da Via Sommacampagna dove c’era una sezione del FUAN.  Quindi abbiamo cominciato a correre. A un certo punto ci siamo accorti che c'era trambusto in Piazza Indipendenza e poi abbiamo girato, seguendo il corteo per raggiungere i nostri compagni. Noi eravamo studenti di Alex, ma che lui si trovasse in piazza e avesse pensato di prestare soccorso sia ai compagni feriti sia al poliziotto lo abbiamo scoperto nei giorni successivi”. Langer non era ovviamente in piazza per accompagnare gli studenti, “ma in quanto giornalista e attivista”.

  • Raffaele Capoano: L'ex studente diventato poi medico-chirurgo Foto: R.C.
  • Raffaele non conosceva personalmente “Paolo e Daddo” i due militanti scesi in piazza armati. “Io ero dell’area politica che sarà poi Democrazia Proletaria (la “Costituente” ci fu nel 1978) e con gli autonomi spesso facevamo metaforicamente a schiaffi pure a scuola. Noi non eravamo assolutamente pacifisti ma eravamo contrari alla lotta armata. In alcune zone di Roma D.P. era piuttosto forte, c'erano diverse sezioni importanti, c'era quella della Balduina e poi c'eravamo noi all'Appio Tuscolano, ad esempio”. 

    Ma quello che accadde in piazza Indipendenza fu tematizzato in classe? “Sì, ne parlammo – dice Capoano – ma non facendo riferimento specificatamente a questi episodi fotografati. Quando succedono queste cose, indipendentemente dai torti e dalle ragioni, da chi ha cominciato e chi ha finito, si presta ‘il fianco’ ovviamente a critiche da parte di tutti, compresi i partiti come il PCI, accusando il movimento di farsi permeare da gruppuscoli di facinorosi o di terroristi e quindi ci si scazzava su questi temi”.

    Nell’articolo riportato nel Viaggiatore leggero, Langer dice di voler bene agli studenti, ma allo stesso tempo non è affatto tenero nei giudizi. “Noi lo abbiamo imposto come membro interno, e  di fatto lo abbiamo obbligato ad accettare. Lui ha detto: guardate che è un autogol e infatti fu un autogol. Noi portammo addirittura un programma alternativo in italiano che non teneva conto dell'Ottocento e che partiva dalla fine dell'Ottocento e arrivava all'avanguardia del 63. In commissione il Presidente era un crociano per cui ci ha “ammazzato” e Alex poco ha potuto. Nel libro ci ha definito indifendibili, ed aveva ragione. Certe cose le abbiamo capite più tardi”.

    Raffaele poi i contatti con Langer li ha persi, ed ha ricominciato a seguirne da lontano l’attività quando è diventato un politico pacifista. “Ho fatto medicina, continuando l’attivismo nel Collettivo di Medicina e come militante di D.P. poi , dopo il servizio militare, ho smesso con la politica attiva, e sono diventato chirurgo. Ma quando Alex è diventato e parlamentare ho iniziato a seguire da lontano quello che faceva. Fui molto colpito dalla notizia del suo suicidio. Per me lui era uno che, se avessi dovuto dire nel mondo chi è che si sarebbe suicidato, lui l'avrei messo agli ultimi posti … e invece …. no. Da tempo con alcuni altri ex allievi abbiamo deciso di fare delle iniziative per ricordarlo, e qualche mese fa è stato molto bello coinvolgere gli studenti della sua e nostra ex scuola”. 

  • Nicola Porcelli

    “L’impegno politico? La mia generazione – dice Nicola Porcelli, uno dei promotori dell’evento di Roma assieme a Raffaele Capoano - è cresciuta in un clima culturale per cui fin dai 14 anni, in prima liceo, si era abituati ad assemblee, cortei, autogestioni. Nel1974 con un gruppo di amici, avevamo 15 anni, fummo cacciati dall'oratorio, perché ci eravamo rifiutati di fare campagna attiva per abolire la legge sul divorzio. Di questa trentina di ragazzi molti iniziarono a rendersi attivi in politica e in un gruppetto di 6-7 ci avvicinammo a Lotta continua, che nel nostro quartiere e nelle varie scuole era molto molto presente. Allora si aderiva ai CPS, i collettivi politici studenteschi”.

  • Com’era come prof Alex Langer, che era contemporaneamente al vertice del giornale Lotta Continua? “A noi insegnava storia e filosofia ed è stato come un fratello maggiore. Sul suo modo di intendere la scuola e su chi fosse abbiamo avuto una comprensione maggiore negli anni successivi, ma noi abbiamo sperimentato il suo essere vicino alla scuola di Barbiana di Don Milani, il quale diceva che nessuno studente andava abbandonato perché la scuola è fatta proprio per aiutare le persone che sono più in difficoltà. C'è un esempio che mi ricordo molto bene, in cui veniva detto che se tu lasci che i ragazzi più bisognosi abbandonino la scuola, è come se in un ospedale prestassi le cure a persone sane invece che alle persone malate. Il suo modo di concepire la scuola e le lezioni era legato a questi principi. Alex cercava di coinvolgere tutti nelle discussioni, ci aiutava a ragionare, ci faceva preparare delle lezioni in autonomia, promuoveva lo studio in gruppo”. 

  • Militanti: A sinistra, con il maglioncino bianco, un giovane Nicola Porcelli Foto: N.P.
  • Quanto ai fatti del 2 febbraio, le versioni divergono. Nel processo a “Paolo e Daddo” la difesa fece il possibile per dimostrare che i manifestanti erano convinti di essere sotto attacco da parte dei “fascisti”, visto che gruppi di sinistra avevano attaccato poco prima la sede del FUAN in risposta alla sparatoria del giorno prima. Le auto piombate sul corteo non avevano segni di riconoscimento e gli agenti erano in borghese.” I documenti mostrano che Alex è andato a cercare di aiutare le persone che stavano a terra. All’inizio non si poteva sapere se si trattasse di manifestanti, poliziotti o fascisti. Alex era una persona che, diciamo, di per sé non avrebbe mai praticato la violenza. Nella foto si vede che aveva con sé la borsa con cui lui veniva a scuola. Aveva partecipato al corteo, aveva fatto un pezzo di strada con noi, però poi si è sganciato ed è andato avanti. La sua testimonianza è raccolta in un video visibile su Youtube”. 

    Nello scritto pubblicato nel “Viaggiatore leggero” Langer scrive che si vedeva volentieri con un gruppetto di studenti motivati al di fuori dell’orario scolastico. Raffaele e Nicola erano fra questi. “Andavamo regolarmente a casa sua a Via dei Giubbonari. Alex era una persona veramente squisita, gentile, disponibilissima . Lui si portava appresso la sua cultura cattolica, e per natura voleva farsi carico di tutto. E’ noto che in giovane età voleva farsi addirittura prete. Studiò poi all’università di Firenze, che era una delle roccaforti di Lotta continua, insieme a Torino e a Trento”.

    Quanto a quel periodo così violento, Nicola Porcelli spiega. “Per me, e in generale per quasi tutti quelli che manifestavano, la violenza era difensiva, era un diritto all'autodifesa. Ricordo di aver parlato con Alex della sacralità della vita. Noi  ritenevamo che la vita fosse acra proprio perché, non credendo nel paradiso e nell’aldilà, l’unica vita da vivere era quella su questa terra. Da piazza Fontana in poi in quegli anni c’erano state moltissime stragi che noi definivamo di Stato, ed è una cosa ormai accertata dal punto di vista giudiziario. Nel mondo c’erano ovunque dittature di destra. I militanti di sinistra subivano regolarmente attacchi dai fascisti e quindi si viveva in un contesto molto particolare”.

    Quanto allo scioglimento di Lotta continua nel 1976, Nicola ha un ricordo preciso. “Essendo io un giovane militante, quando Alex ritornò  a scuola qualche giorno dopo la fine del congresso di Rimini, io gli feci una domanda specifica. “Alex non mi disse che Lotta Continua si era sciolta, anzi lui mi disse che vogliamo attivare una nuova fase che, secondo lui avrebbe fatto perdere un po' di militanti all'inizio, ma poi li avrebbe fatti aumentare nel periodo successivo. Questo mi disse. Tant'è che i collettivi politico-studenteschi rimasero, almeno per diversi anni, anche in modo coordinato con altri collettivi e altre scuole, e rimase quella cosiddetta area di Lotta Continua”.

    Raffaele Capoano e Nicola Porcelli hanno "attivato", con la piena adesione del Preside del Liceo e Il Municipio, l'iniziativa di far apporre nel cortile all'ingresso del Liceo una targa che ricorda "il passaggio" di Alexander Langer. L’obiettivo è di farla apporre intorno al 22 febbraio 2026, data coincidente con l'ottantesimo anniversario della sua nascita.“

    Nel terzo ed ultimo articolo vedremo che ne è stato, nei decenni successivi, di Domenico Arboletti, il poliziotto colpito alla testa da un proiettile che nella foto di apertura giace a faccia in giù davanti ad Alexander Langer e dei due manifestanti condannati per il tentato omicidio.

  • Chi sono

    Raffaele Capoano

    Nato a Roma il 02 ottobre del 1958. Si iscrive al Liceo Scientifico Statale XXIII di via Tuscolana,388, sezione L, nell’A.S. 1972-‘73. Ad ottobre del 1975 djventa allievo di Alexander Langer, Professore di Storia e Filosofia. All'epoca milita nell'area PdUP-Avanguardia Operaia. Come studente di Medicina dà seguito alla sua militanza politica ‘attiva’ nel Collettivo di Medicina e aderisce alla neo-Costituente Democrazia Proletaria, iscritto alla sezione Appio-Tuscolano di Roma. Come Docente ha insegnato in più corsi di laurea di “Sapienza” dal 1998 ed è stato Presidente di Corso di Laurea dell’Università “Sapienza” in “Scienze Infermieristiche”. Ha terminato la sua carriera professionale Universitario-Ospedaliera a luglio 2022.   
    Nicola Porcelli
    Nato a Roma nel novembre 1958, entrato in Lotta Continua ad inizio 1975, fu allievo di Alex Langer nel liceo scientifico XXIII negli anni scolastici 1975/76 e 1976/77. Laureato in Economia e commercio è stato funzionario del Comune di Roma ed è ora in pensione. Attualmente è presidente della sezione ANPI "Nido di Vespe" Quadraro-Cinecittà di Roma.