La domanda può ripartire dal 95% della popolazione
C'è un problema di democrazia economica. Negli Stati Uniti negli anni della crisi (2007-2015) è aumentato il consumo per il 5% più ricco della popolazione, mentre è proporzionalmente rimasto basso quello del restante 95% degli americani. Il potenziale di crescita sta lì, come ha spiegato lunedì al Festival Stefan Fazzari, del dipartimento di economia e sociologia della Washington University di Saint Louis. Considerando 100 il consumo reale nel 1989, nel 2012 il 5% dei ricchi consumava 240, il restante 95% si fermava a 160.
Fazzari comincia scherzando con una modifica del titolo “C'è luce in fondo al tunnel?” aggiungendo “Speriamo non sia un treno...”. Negli anni Ottanta e Novanta negli States c'è stata una “Great moderation”: crescita stabile e continua, bassa inflazione. Gli ultimi sei anni sono stati di “stagnazione secolare” ed hanno portato anche ad una crescita della disuguaglianza dei redditi. Fazzari ha mostrato molti grafici nei quali si vedeva chiaramente come questa recessione e stagnazione sia molto diversa dalle precedenti, con una ripresa lenta. «Negli Usa – spiega Fazzari – solo nel marzo 2015 siamo tornati ai livelli di occupazione pre 2007. Ed in senso assoluto si potrebbe fare meglio anche in termini di Pil, che rimane sempre sotto le potenzialità». Nel frattempo, visto l'invecchiamento della popolazione, sta diminuendo la partecipazione delle forze lavoro al mercato. La domanda è stagnante ed il gap rispetto a quanto si potrebbe fare è di 1600 miliardi di dollari, un 10% del Pil attuale. «Il reddito del 5% dei più ricchi – aggiunge – è aumentato del 15%, ma le persone che guadagnano di più tendono a spendere piccola parte del loro reddito».
Fazzari si è occupato quasi integralmente di economia americana, ma c'è un aspetto che interessa molto da vicino anche il vecchio continente: «l'austerity dei governi non serve se non aiuta a chiudere il gap della domanda». Nelle discussioni con il pubblico presente a palazzo Geremia, che ospita alcuni uffici comunali di Trento, sono emersi anche il tema del reddito di cittadinanza e la considerazione del fatto che prima della crisi molti bilanci famigliari non fossero sostenibili, perché si tendeva a prendere troppo denaro in prestito.