Società | Adolescenti

“Manca l’educazione digitale”

A che età il primo cellulare? Senza dimenticare i casi ordinari di cyberbullismo e sexting che colpiscono i minori altoatesini. Terazzi e l’evento del consultorio Kolbe.
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Foto: Pixabay

La parola “responsabilità”. Diego Terazzi, psicologo e psicoterapeuta, insiste sul significato originario del termine, che rimanda al concetto di consapevolezza delle proprie azioni. “Vuol dire essere chiamati a rispondere di ciò che si fa” spiega il coordinatore della sede di Bolzano del consultorio Kolbe. Il riferimento è all’educazione digitale e alla sua relativa mancanza, nel mondo contemporaneo nel quale rapporto tra genitori e figli diventa via via più complesso per l’irrompere delle nuove tecnologie: è questo l’argomento a cui verrà data attenzione nell’incontro informativo di domani, giovedì 3 ottobre, dalle 17 alle 19, presso la sala polifunzionale Ortles di Bolzano. Si tratta del primo dei due appuntamenti - il secondo, il giorno dopo, è per gli addetti ai lavori e ha già 60 iscritti - dedicato ad “Adolescenza e nuove tecnologie-riflessioni sull’epoca social”. Ospiti gli psicoterapeuti torinesi Alessandro Lombardo e Sonia Bertinat.

“Per i cinquant’anni del consultorio Kolbe abbiamo deciso di regalare al territorio una serie di incontri aperti al pubblico - spiega Terazzi - associati ad appuntamenti specifici per gli operatori professionali, educatori sociali, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e assistenti sociali. Riguardo all’argomento, l’ambito minorile ci appare la questione prioritaria e in particolare ciò che può essere l’impatto dei nuovi media nello sviluppo dell’identità in adolescenza”.

 

 

Con i due relatori, Lombardo e Bertinat che “da anni si occupano di dipendenze e non solo nei contesti giovanili”, continua il curatore scientifico degli eventi, ci si focalizzerà sull’uso delle nuove tecnologie, dando anche consigli pratici ai genitori nella serata aperta al pubblico.

“La scelta del tema - prosegue - è dettata anche dalla situazione che vediamo da un paio di anni nel nostro consultorio. Notiamo una forte crescita per quanto accade in relazione ai social media e agli smartphone. Le domande dei genitori sono in aumento: non solo sulle dipendenze dai videogiochi e dai telefonini, ma anche in generale sull’uso delle tecnologie”. Lo psicoterapeuta sottolinea che lo spirito del doppio appuntamento non è “demonizzare”, ma riflettere sull’uso e, dove e quando avviene, sull’abuso degli strumenti informatici e digitali. “Le tecnologie non sono giuste o sbagliate di per sè, dipende dall’impiego che se ne fa. La nostra ottica è la prevenzione. Ci sono opportunità ma anche rischi legati al cattivo utilizzo”.

Il target non sono solo i figli, anche i genitori che talvolta usano il cellulare più dei ragazzi sono destinatari del messaggio. “Il fatto è che l’educazione digitale, per tutti, si fa poco rispetto alla velocità delle dinamiche a cui siamo sottoposti”, continua Terazzi. E il consultorio affronta i fenomeni sul campo. Le situazioni, racconta l’operatore, sono diversificate: “Si parte dalla classica domanda, ovvero ‘a che età è corretto dare il primo cellulare a mio figlio?’, a cui a nostro parere non c’è una risposta unica: non sì o no ma come, nel senso che il genitore deve seguire e sorvegliare quando dà in mano un strumento di tali potenzialità”.

Si arriva invece ai casi di cyberbullismo, sexting e shaming che vedono i minori altoatesini prima esclusi e poi derisi o vessati solitamente dai gruppi di pari. Sono episodi che il consultorio affronta nella sua realtà quotidiana. “Al di là dei casi gravi che finiscono nelle cronache, ci sono situazioni anche qui a Bolzano e in Alto Adige che magari non ottengono così risalto ma che non sono da sottovalutare. La pressione sociale dei gruppi di adolescenti unita allo strumento tecnologico rischia di aumentare notevolmente l’impatto sul minore in una fase delicata - conclude Terazzi - come quella della costruzione dell’identità”.