Dynamatt, il beatboxer che emoziona
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Matteo Pace, classe 2004, in arte Dynamatt. Abbiamo intervistato il beatboxer bolzanino, reduce dal terzo posto di un campionato internazionale, risultato che è solo uno dei molti ottenuti negli ultimi anni. Infatti, durante il 2024 Matteo è diventato sia campione italiano che internazionale di beatbox.
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salto.music: Come ti sei avvicinato al mondo della musica e del beatbox?
Dynamatt: Mi sono avvicinato alla musica studiando il pianoforte da autodidatta. Guardavo mio fratello che suonava e, senza che lui se ne accorgesse, lo spiavo per provare anche io ad imparare qualcosa. Da lì ho iniziato a suonare il pianoforte e non mi sono più fermato.
La passione per il beatbox l'ho scoperta casualmente guardando un programma televisivo, circa sei anni fa, e da lì ho iniziato a cercare video di beatbox. Riguardavo lo stesso video tutto il tempo, ero innamorato. È solo da tre anni, però, che ho iniziato realmente a praticarlo. Sempre tre anni fa ho preso parte al mio primo raduno in Veneto, organizzato dall'associazione "Italian Beatbox Family". Avevano messo a disposizione un palchetto e chi voleva poteva esibirsi liberamente. Ho avuto modo di vedere i miei idoli italiani dal vivo e di capire come funzionasse quel mondo e da quel momento ho iniziato a fare beatbox regolarmente, ad allenarmi proprio tutti i giorni insomma.
salto.music: Per allenamento intendi lezioni di canto?
Dynamatt: In realtà è stato tutto spontaneo, alla fine per fare beatbox usiamo gli stessi muscoli che si usano per parlare, sono solo più sviluppati, quindi non ho preso lezioni di canto, la mia strategia era semplicemente provare ad imitare ciò che sentivo dai video, all'inizio fallendo miseramente, tra l'altro. Però ci provavo tutti i giorni e dopo qualche mese magari mi capitava di ricevere qualche feedback da altri colleghi italiani che mi dicevano quanto stessi migliorando e questo mi ha spinto a mettermi ancora più in gioco, anche attraverso tornei ed esibizioni.
salto.music: Ricevevi feedback perché pubblicavi dei video?
Dynamatt: In realtà i commenti mi arrivavano proprio dal vivo, durante i raduni. Ci sono parecchi beatboxer del Veneto con cui mi organizzavo per incontrarci dal vivo. Spesso ci siamo trovati a Treviso e quella era l'occasione perfetta per migliorare e per imparare sempre di più. La vera prima occasione poi è stato il Campionato italiano del 2022, che è stato il mio chiodo fisso: la mia routine era andare a scuola, tornare a casa, mangiare e pensare tutto il tempo a fare beatbox. Per partecipare al torneo, però, bisognava prima passare per una selezione online dove passavano massimo 20 persone. Io ero arrivato ventunesimo e questo mi aveva proprio abbattuto... cioè, mi ero sacrificato così tanto per poi non passare per un punto... Ti lascio immaginare la frustrazione. Pochi giorni dopo, però, mi era arrivata la comunicazione che fossi riuscito a classificarmi perché uno dei finalisti si era sentito male e mi avevano ripescato per sostituirlo.
salto.music: E come è andata?
Dynamatt: Non mi hanno preso, ma in realtà è stato un bene, perché sapevo di aver dato tutto quello che potevo e quindi mi son detto che forse non fosse ancora arrivato il mio momento. Paradossalmente, questa è stata la spinta più grande che potesse arrivarmi, perché poi l'anno dopo, nel 2023, sono salito sul podio con il secondo posto. Ho capito che tutto il mio impegno e sacrificio erano stati ripagati e da lì non ho mai smesso. Finito un torneo, pensavo subito a quello dopo e all'esibizione da preparare.
salto.music: Come funziona esattamente un'esibizione di beatbox?
Dynamatt: Diciamo che per rispondere alla domanda bisogna fare una distinzione: si parla di esibizioni e di tornei. Esibizione significa un beatboxer che sale su un palco e si gestisce mezz'ora o un'ora, facendo quello che sente di più di dover fare in quel momento, che può essere una performance preparata o improvvisata. Io personalmente prediligo spesso l'improvvisazione; capisco un po' il mood, la fascia di età, cerco di percepire l'energia che mi trasmette il pubblico e mi baso su questo per strutturare la mia esibizione.
Per quanto riguarda i tornei, invece, nel beatbox ci si sfida. Si hanno 90 secondi a testa a disposizione in cui si può fare quello che si vuole. Una volta finito, il primo avversario risponde e si fa questa battle per due turni. Sicuramente ci vuole preparazione, però fino ad un certo punto, perché se poi effettivamente il tuo avversario ti risponde, si aggancerà anche a qualcosa che hai fatto tu, quindi bisogna anche avere la capacità di cimentarsi nel freestyle, un po' come nelle rap battles. Da regolamento non è richiesta per forza una "risposta" coerente all'esibizione precedente, però sicuramente dà un qualcosa in più. Si va avanti ad eliminazione fino a quando non rimane solo un beatboxer, che sarà appunto il vincitore del torneo.
salto.music: Come è stata l'esperienza del campionato internazionale 2024, dove ti sei aggiudicato il primo posto?
Dynamatt: Sicuramente particolare, anche perché la settimana prima di fare questa esibizione ne avevo un'altra in Francia e la mia idea era dare tutto in questa performance perché il campionato lo vedevo davvero troppo difficile. Convinzione in realtà sbagliata, dato che in Francia alla fine sono arrivato solo quarto, nonostante mi sembrasse un torneo più semplice.
Mi son però reso conto di dover cambiare mentalità: se nel primo torneo avevo l'idea di dover stare serio sul palco per far vedere di essere forte e di essere determinato, per il campionato ho preferito seguire l'istinto ed essere me stesso. Ho deciso proprio di volermi godere il momento, di esprimere la mia sicurezza: quando faccio beatbox sul palco, sto veramente bene.
Ho preso il microfono e sono arrivato fino alla fine, vincendo il campionato. Ancora oggi faccio fatica a realizzarlo. Ero il secondo più piccolo perché tra i miei sfidanti c'era anche il campione mondiale in carica, che aveva 18 anni. Lui era, anzi, è una macchina da guerra. Tra l'altro, mi aveva battuto nel torneo della settimana prima, quindi sapendo che avrei dovuto sfidarlo di nuovo ho capito di dover tirare fuori le mie skills migliori e, fortunatamente, sono riuscito a batterlo. Ero felicissimo.
"Quando faccio beatbox sul palco, sto veramente bene" - Dynamatt
salto.music: Hai dei nomi nell'ambito del beatbox italiano o internazionale a cui ti ispiri, o senti di aver creato un tuo stile personale?
Dynamatt: A differenza di altri beatboxer che magari hanno un' esperienza decennale, io ho iniziato quando c'era già tanta gente, quindi avevo già in testa tanti riferimenti e purtroppo non sono riuscito a crearmi una mia personalità sin dall'inizio. Era più un "rubare" idee dagli altri ed imitare quello che facevano. Poi, pian piano, ho scoperto che l'originalità è una delle caratteristiche più importanti da sviluppare e sono riuscito a trovare il mio stile e capire cosa mi piacesse o cosa funzionasse di più sul palco. Ora come ora, prendo ispirazione da me stesso, però all'inizio sicuramente dai beatboxer italiani e dai francesi, che sono i più forti.
(c) Dynamattsalto.music: Com'è l'ambiente del beatbox?
Dynamatt: Dal punto di vista nazionale - dato che qui a Bolzano siamo poche persone a praticarlo - la mia esperienza è stata molto stimolante, soprattutto quando ho iniziato a migliorare tanto e a far capire agli altri che avevo del potenziale. Da lì in poi gli altri hanno iniziato a vedermi più forte e ad avvicinarsi. Diciamo che, all'inizio, gli unici amici che avevo erano quelli scarsi come me, mettiamola così. Ero contento di questo, però poi quando tornavo a casa questa voglia di farmi "vedere" mi spingeva ad impegnarmi di più per migliorare. Fuori all'estero invece è diverso: quando sono andato a vedere i mondiali nel 2023 e non avevo ancora raggiunto vittorie importanti, potevo comunque parlare anche con chi non conoscevo e c'era molta apertura. Ci si riuniva in gruppetti, si faceva beatbox insieme e si diventava amici con facilità. Ora l'Italia si sta facendo valere molto di più all'estero, grazie anche a persone come Blackroll, campione italiano del 2023.
salto.music: Se dovessi descrivere quello che significa per te il beatbox in tre parole, quali useresti?
Dynamatt: Oddio, in tre parole?”
salto.music: Non ti faccio mica domande facili.
Dynamatt: Infatti. Allora, il beatbox per me è stata una salvezza. Prima di iniziare a praticarlo non avevo una personalità particolarmente forte diciamo, quindi il beatbox mi ha aiutato a trovare me stesso. Ora so cosa voglio, so chi voglio attorno, so cos'è bene per me. Quindi come prima parola direi: salvezza. Come seconda direi: amore. Come terza parola mi viene a dire: felicità, però è un po' correlata alle altre due perché grazie al beatbox ho potuto viaggiare tanto e ho conosciuto tanta gente con cui mi sono fatto alcune delle risate più belle della mia vita. Magari non parlavamo neanche la stessa lingua, però facendo beatbox in qualche modo ci capivamo.
salto.music: Raccontami la peggiore figuraccia che hai fatto durante un live.
Dynamatt: La peggiore figuraccia l'ho fatta quando ho avuto la possibilità di fare da giudice ad un evento nazionale. Come per ogni torneo che si rispetti c'è stato il momento dell'esibizione dedicata al giudice. Durante questa performance dovevo fare un determinato suono che mi richiedeva una certa posizione e preparazione fisica della mandibola che però non avevo, quindi al posto di far uscire il suono "bello", è uscito un buffo "abababa". Diciamo che l'ho coperta bene facendo ridere tutti.
salto.music: E se invece ti chiedessi quale sia l'esibizione che più ti è rimasta impressa?
Dynamatt: Premetto che non mi ricordo mai l'esibizione in sé. Quello di cui mi ricordo di più è quello che vedo, tipo la folla. Uno dei momenti migliori è sicuramente stato il festival studentesco, perché c'era tantissima gente e mi sentivo pieno di energia.
salto.music: La tua famiglia come ha preso questo tuo bisogno di buttarti a capofitto nel beatbox?
Dynamatt: Con i miei ho un buonissimo rapporto, sono molto grato. All'inizio, quando ho iniziato a fare beatbox, prima di dirlo a qualcuno ci tenevo a voler diventare veramente bravo, quindi ho aspettato un bel po' e quando ho fatto vedere la prima esibizione ai miei genitori sono rimasti molto colpiti. Andando avanti, però, mi son reso sempre più conto di quanto il beatbox mi piacesse e quindi volevo provare a farlo diventare un lavoro. Questo mi ha spinto a lasciare la scuola e dedicarmi anima e corpo solo al beatbox. Ho parlato con i miei e poi sono andato subito a lavorare. La vita è una, voglio arrivare dove desidero in fretta.
Uno dei miei obiettivi più grandi è quello di potermi esibire davanti a centinaia di migliaia di persone ma anche far capire che il beatbox è una forma d'arte fantastica che può regalare tantissime emozioni diverse.