“Le mestruazioni non sono un lusso”
Su Instagram, da giorni, gira un video ironico di Maria Francesca Duilio, dal titolo “Come mi sento quando esco dal supermercato dopo aver acquistato beni di lusso”. Di quali beni si tratta? Degli assorbenti. Colpa della cosiddetta tampon tax, ovvero l'Iva al 22% sui prodotti per il ciclo. Una tassazione che colpisce (e discrimina) milioni di donne – ma non è mai stata scalfita dal legislatore italiano.
Sono già passati cinque anni da quando l'allora deputato Giuseppe Civati (Possibile) propose di abbassare l'Iva dal 22% al 4%, definendola “una questione politica e sanitaria”, ma generando ironie e sfottò non proprio edificanti. Da allora la situazione, a livello legislativo, è rimasta pressoché immutata. Nel 2019 è stata varata una riduzione dell’Iva dal 22 al 5% soltanto sugli assorbenti biodegradabili e compostabili. Lo scorso dicembre, la deputata Laura Boldrini (PD) si è fatta promotrice di un emendamento alla legge finanziaria nel quale si proponeva un taglio del 5 per cento per tutte le tipologie di assorbenti, ma la proposta ancora una volta non è stata accolta. Eppure non mancherebbero gli esempi virtuosi: il Regno Unito ha appena abolito la tassazione sugli assorbenti, mentre Scozia e Nuova Zelanda garantiscono assorbenti gratuiti a tutte le studentesse.
Anche in Sudtirolo molte donne sono colpite dalla “povertà mestruale” e non possono permettersi prodotti igienici per le mestruazioni. Di qui l'iniziativa di una raccolta di articoli per il ciclo mestruale e l'igiene intima per persone in difficoltà economiche, partita da Merano e arrivata anche a Bolzano.
L'azione è stata promossa dal “Feministisches Infocafé femminista” (fem.infocafè) dell'Ost West Club, in collaborazione con il Museo delle Donne di Merano, il Servizio giovani di Bolzano, Merano, Lana e Tesimo, il Centro sostegno alimentare di Merano, gli scout dell'Agesci, Spazio 77 e le Officine Vispa di Bolzano, nonché il progetto “Liscià”. Vengono raccolti assorbenti esterni, lavabili o interni, salvaslip, tampax, soft-tampons, coppette mestruali, intimo per il ciclo, salviettine intime e gel disinfettante, indumenti intimi (in particolare per le taglie forti). I prodotti saranno poi distribuiti alle Case della Donna: nel capoluogo sono il progetto DOREA, Casa Margaret, mentre a Merano il Frauenhaus, Casa Arché, Streetworker, Tenda Abram e il Tageszentrum "Plus”.
Una questione economica
“Si tratta di una discriminazione economica indiretta, visto che gli uomini non hanno le mestruazioni e per le donne non è una scelta: per questo dovrebbe essere un bene di necessità e non di lusso” sostiene Franziska Weinreich, che da un anno fa parte del fem.infocafé: “L'idea è nata leggendo un articolo sulla povertà mestruale, da lì abbiamo iniziato a interessarci alla questione”. “L'obiettivo – spiega – è fare in modo che alle donne più colpite dalla situazione attuale, quelle che vivono per strada o si trovano in situazioni economicamente difficili, vengano forniti almeno i prodotti indispensabili. Già è difficile vivere in strada, ancor di più quando hai le mestruazioni e non hai nemmeno gli articoli necessari per l'igiene”.
Si tratta di una discriminazione economica indiretta, visto che gli uomini non hanno le mestruazioni e per le donne non è una scelta: per questo dovrebbe essere un bene di necessità e non di lusso
“Dal primo marzo raccogliamo in diversi punti fissi – volevamo fare una giornata di raccolta ma al momento non è possibile”, aggiunge Weinreich, “e alla fine i prodotti vengono distribuiti alle strutture che ne hanno bisogno: le Case della Donna ci hanno spiegato quali prodotti servono, cosa è necessario, di cosa le donne hanno bisogno”. La risonanza al momento è molto positiva: “A Merano abbiamo già ricevuto molti prodotti da persone e associazioni”.
“In altri paesi, come Canada, Francia, Belgio o Olanda – prosegue l'attivista – la tassazione è stata abbassata, in Inghilettera abolita. In Italia sono i supermercati Coop a lanciare in vista dell'8 marzo una campagna per attirare l'attenzione sulla questione, scontando i prodotti per il ciclo come se l'Iva fosse al 4%. Non basta la recente riduzione al 5% per i prodotti compostabili, biodegradibili e lavabili: essi costituiscono solo l'1% di questo tipo di merce, sono più costosi e quindi accessibili a chi ha un certo reddito e un certo livello di consapevolezza ambientale. Per le donne senzatetto, ad esempio, le coppette mestruali sono inutilizzabili perché non hanno la possibilità di igienizzarle. E comunque anche una famiglia numerosa, con più figlie, va incontro a costi maggiori”.
La strada da fare è ancora lunga, ma Franziska Weinreich è fiduciosa: "Nel Comune toscano di Pontassieve, nelle farmacie comunali, questi prodotti sono venduti senza Iva e con un ulteriore sconto applicato dal Comune, che coprirà la spesa. Questo rappresenta un segnale importante. Certo, sul livello nazionale bisogna fare ancora più pressione."