Politica | Intervista

Pontecorvo: "bisogna rompere con Roma e guardare al territorio"

Idee chiare di centro destra. Fernando Pontecorvo, consigliere dimissionario del Comune di Bolzano, analizza i motivi di un fallimento e, soprattutto, i connotati che dovrebbe avere una futura forza politica autonomista, necessaria quanto lontana dal poter essere realizzata.

Fernando Pontecorvo ha solo 37 anni e da 20 anni era in politica. 
Ma forse la politica che nel 2014 ha deciso di lasciare, dimettendosi a fine marzo dal consiglio comunale di Bolzano (innescando tra l'altro non solo il subentro della prima eletta del Pdl ma anche creando le dimissioni di Michaela Biancofiore, finora 'congelate'), è solo un fantasma di quella che aveva incontrato da diciasettenne, alla nascita di Alleanza nazionale e del 'sogno Berlusconiano'.  
Pontecorvo lo ha detto ufficialmente: tra le motivazioni del suo addio vi è la profonda delusione per i destini del centro destra italiano dell'Alto Adige. 

Abbiamo pensato di incontrarlo per proporre ai lettori di Salto una riflessione sull'ipotesi che in provincia di Bolzano possa nascere in futuro una forza autonomista di centro destra, che si lasci finalmente alle spalle del passato.

● Pontecorvo, la crisi del centro destra italiano dell'Alto Adige è frutto di personalismi esasperati o c'è qualcosa di più, dietro?
Fernando Potecorvo - È un po' riduttivo considerare la crisi del centro destra solo una questione di personalismi o di disaffezione nei confronti della politica. Il problema viene da lontano. Le fortune del centro destra sono state a lungo legate al ruolo nazionale del partito. All'elettore italiano è stato dato il messaggio: siamo molto forti e siamo convinti Roma può essere un contraltare alla forza locale della Svp. 

● Questa forza era reale? Se sì, è stata esercitata in qualche modo?
Noi eravamo convinti che potesse andare così, ma in realtà quando siamo andati al governo ci siamo resi conto che nulla si muoveva. Mitolo aveva a Roma un ufficio ad hoc dedicato alle tematiche dell'Alto Adige, ma in realtà non veniva minimamente considerato e per questo ad un certo punto diede le dimissioni. 
Quella fu la prima fortissima botta alla politica altoatesina di centrodestra. Non abbiamo ottenuto nessun miglioramento e addirittura ad un certo punto le cose sono addirittura peggiorate (cfr la vicenda delle trattive di Bondi sul fregio di Mussolini). 
Si è quindi rotto il rapporto con Roma. 

● Poi sono sopraggiunte le liti personali...
Sì, e sono arrivate proprio mentre era in atto quel disorientamento. 

● Periodicamente il richiamo ai 'simboli dell'italianità' è stato comunque più volte rilanciato. È stato utile?
La gente non è stupida ed il ragionamento dell'elettore ha la sua logica. Lo slogan poteva andare quando si era all'opposizione. Se poi invece sei l'amica di un premier con maggioranza bulgara e non riesci neppure a fare i toponomi bilingui che dovrebbero essere una cosa ovvia, allora è ovvio che non ti segue più nessuno. 

● Già. E poi avete iniziato a litigare...
Sì e siamo diventati un circo. Oggi siamo al ko tecnico. Anche culturalmente, perché ora si pone il problema di cosa sarà il centrodestra del futuro. 

● Le dimissioni di Pontecorvo dal consiglio comunale di Bolzano sono arrivate nello stesso giorno della dismissione definitiva della storica sede di via Locatelli.
Non solo: il 27 marzo sono stati celebrati anche i 20 anni della pseudo rivoluzione berlusconiana. Questa cosa mi ha colpito.

● Insomma: una tabula rasa. In consiglio provinciale la rappresentanza di centro destra è ormai ridotta ad un lumicino. In consiglio comunale al momento la situazione numericamente non è ancora così drammatica, ma le dimissioni di Pontecorvo devo far pensare al peggio?
Credo che il problema locale del centro dentro destra non si risolva cercando di riattaccare i pezzi del puzzle che si è rotto. Il problema, come dicevo, culturale e politico. Pensare di dare le stesse risposte che si sono date nel '900 all'elettore del 2014 è davvero ridicolo. Sono cambiate sia la società che le esigenze delle persone. Ma soprattutto è cambiato l'Alto Adige, gli italiani, i tedeschi. Tutto e tutti, in sostanza. 
Non si possono più proporre gli stessi slogan e gli stessi 'luoghi di culto'. 

● Oggi c'è spazio per una politica moderata di centro destra? Se sì, quali dovrebbero essere i suoi connotati?
Bisogna rompere a livello romano, ci vuole uno stacco mentale. La sudditanza ha provocato il fallimento. Lo statuto di autonomia nessuno avrà più il tempo e la voglia di modificarlo. La rottura potrebbe contribuire a creare nel gruppo italiano una mentalità più autonomista, più convintamente territoriale. 
Alle ultime elezioni provinciali grande sconfitta è stata l'estrema destra. La campagna elettorale contro gli immigrati, per gli italiani 'puri' e il monumento non ha portato a nulla. Fine.
Lo spazio per una nuova cultura di centro destra c'è. Bisogna fare un nuovo partito territoriale che possa riunire molti personaggi nuovi del centro destra, mettendo da parte chi non si riconosce nell'autonomia. 

● Una lista civica territoriale?
Sì, ma non credo ad un calderone da Casapound all'Udc. Bisogna fare un programma che sia condivisibile ed innovativo e su quello discutere, raccogliendo adesioni da parte di persone della società civile. 

● Un azzardo: nel prossimo futuro in provincia di Bolzano si potrebbe anche cominciare a pensare ad un partito interetnico 'moderato?
I tempi non sono maturi, ma è chiaro che anche in Alto Adige molte categorie stanno perdendo significato. La politica italiana oggi inoltre è talmente debole da non potersi più permettere due anime che si scontrino su cose sulle quali, in definitiva, oggi siamo tutti d'accordo. Gli spazi oggi per la politica ora sono molto limitati. Occorre amministrare bene, come gli ultimi eventi dimostrano. E - ancora una volta - non è una questione di destra o di sinistra.