“Ah, Valentino!”
“Ieri mattina ci ha lasciato Valentino Parlato, del gruppo dei fondatori del manifesto. Direttore in molti momenti della storia del giornale, sempre accanto al collettivo e a questa impresa politica. Con lui se ne va un uomo gentile, un giornalista brillante, un intellettuale di rango, un comunista allergico alle trappole dell’ideologia”, scrive oggi (3 maggio) in prima pagina Il manifesto. Parlato, classe 1931, nato a Tripoli, in Libia, aveva assunto a più riprese la direzione del giornale (divenne quotidiano nel 1971) che contribuì a fondare. Considerato un “comunista eretico” nel 1969 venne radiato dal Pci, lavorò a Rinascita, e difese il manifesto in tutta la sua lunga storia, così come ricordano i colleghi sul sito del quotidiano.
“Un ultimo saluto a Valentino Parlato, vero intellettuale e grande giornalista che nel corso della sua vita ha fatto del giornalismo indipendente il cuore pulsante del Manifesto. La sua voce critica ci mancherà”, ha commentato il ministro della Cultura Dario Franceschini. “Lo avevo salutato pochi giorni fa a un nostro convegno su Gramsci. Un grande giornalista, un compagno. Ci mancherà tantissimo. Un abbraccio ai suoi cari, al collettivo del Manifesto, a tutti i compagni e le compagne che gli hanno voluto bene”, così Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. Questi alcuni dei commenti giunti dopo la notizia della morte dello storico giornalista. Intenso il ricordo, tutto personale, di Riccardo dello Sbarba, consigliere provinciale dei Verdi, affidato al muro di Facebook. Scrive Dello Sbarba: “[Parlato] Non ha smesso mai di studiare, di cercare, di curiosare, di cambiare. E di sorprendere. Anche stavolta, che se n'è andato così di sorpresa, con leggerezza, senza tante storie. Poteva essere altrimenti?”.