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“Non tutti potranno abitare a Bolzano”

Il sindaco Renzo Caramaschi stoppa la discussione sugli alloggi in Zona industriale: “La superficie della città è limitata e già consumata. Servono i Comuni limitrofi”.
Renzo Caramaschi
Foto: Seehauserfoto

Queste cose le decidiamo sui giornali o attraverso degli studi approfonditi?”. Il sindaco Renzo Caramaschi mette a freno le polemiche scatenate dalle pressioni del vicesindaco (e assessore all’urbanistica) Luis Walcher (SVP) sulla zonizzazione del “Piano del rumore” redatto dagli uffici dell’assessora all’ambiente Chiara Rabini (Verdi). Se l’esponente verde ha ricordato come la classificazione acustica escluda al momento la possibilità di realizzare alloggi in Zona industriale, Walcher spinge affinché si “declassifichi” la zona produttiva per dare il via alle abitazioni. “Bolzano è attrattiva negli investimenti industriali, nel commercio e nel turismo. Arriveremo al milione di presenze turistiche. Ma la città resta piccola”, sottolinea ripetutamente il primo cittadino della città capoluogo.

salto.bz: Sindaco, dovrà fare un po’ di ordine nella discussione interna alla sua Giunta?

Renzo Caramaschi: Sto cercando di metterla in ordine, anzi, la metterò in ordine! Bisogna affrontare i pro e contro con razionalità e serietà. Non mi piace lavorare così, “sì o no”, “testa o croce”, “guelfi e ghibellini”…

Qual è il nodo, dal suo punto di vista?

La zonizzazione acustica ha fatto passi da gigante rispetto al passato, sebbene non l’abbiamo ancora adottata: ci sono dei piccoli problemi da risolvere ma è un grande lavoro, molto migliorativo. A lavorare con calma si fanno cose buone, con la fretta le ciambelle non escono col buco. La zonizzazione è una fotografia attuale d'una situazione non modificabile, mentre lo strumento pianificatorio è di sviluppo della città: con l’una siamo molto avanti, con l’altro siamo appena partiti. Ma mi lasci dire una cosa.

Prego, Sindaco.

Non tutti quelli che lavorano a Bolzano potranno avere una casa. Per superficie Bolzano è il Comune “più piccolo” dell’Alto Adige, o meglio, la superficie disponibile è molto più ridotta rispetto a quella degli altri comuni della provincia. Più di Laives, per esempio. Se fossimo come a Trento, Terlano sarebbe ancora nel Comune di Trento. Abbiamo una superficie di 52 chilometri quadrati, cui vanno tolti i 20 kmq di montagna con Colle, Monte Tondo e Guncina; poi ci sono le zone di rischio esondazione e caduta massi, infine la falda acquifera. Le superfici sono molto ridotte, non possiamo costruire sulle pendici. Trento sta in pianura, Sarentino è venti volte più grande. A New York dopo quaranta minuti in metropolitana sei sempre a New York. Di recente ho avuto un incontro con il governo di una “piccola” città cinese: hanno quattro milioni di abitanti.

 

E infine c’è la struttura sociale della città, che cambia. Nel 1981 avevamo 107mila abitanti, come oggi. Nel frattempo abbiamo consumato intorno al 42% di superficie in più della città - per ospitare lo stesso numero di persone. Nel 1971, solo il 15% delle famiglie era composta da single: oggi siamo al 43%. Non si può andare avanti a questi ritmi, e per questo bisogna coinvolgere i Comuni limitrofi.

Dal 1981 a oggi abbiamo edificato il 41,9% in più del territorio comunale. Non possiamo andare avanti con questi ritmi. Non tutti quelli che lavorano a Bolzano potranno avere una casa.

Oppure sfruttare il più possibile lo spazio esistente, compresa la Zona industriale?

La parola “sfruttare” non mi piace: se vogliamo cementificare quel poco che rimane, la città diventa invivibile. La “Grande Bolzano” di duecentomila abitanti sarebbe una città brutta, insopportabile, senza qualità della vita per i cittadini. Se invece si vuole programmare senza essere devastanti e senza rendere invivibile il capoluogo, occorre ragionare con la superficie dei Comuni del circondario, ovvero programmare in termini di comprensorio e di buon vicinato, anche nella mobilità. Ad esempio, con il raddoppio della linea di Merano grazie alla nuova galleria ferroviaria del Virgolo, sarà più facile raggiungere il centro.

C’è chi preme comunque sugli alloggi in Zona…

Sì, poi diranno “ah il quartiere dormitorio…”.  Ci sono degli standard urbanistici di dignità, in una città. Abbiamo già una densità altissima, di 22mila abitanti per chilometro quadrato in alcune zone. La vita ha degli equilibri di consistenza, tensione, vicinanza, socialità. Serve più gradualità.

Case in Zona industriale? Poi diranno “ah, il quartiere dormitorio…”. Ci sono degli standard urbanistici da rispettare.

 

Altri ancora vogliono costruirci degli studentati, in Zona industriale. A proposito: cosa aspetta il Comune per avviare l’iter sui progetti presentati da alcuni privati?

Aspettiamo di finalizzare la convenzione “tipo”, la stiamo completando, siamo a buon punto… d’altronde quando le cose sono difficili deve farle il Comune, non la Provincia. La Provincia, solo dopo anni, si è accorta che non era in grado di fare da sé con la “sua” università e i “suoi” studentati, e perciò si è rivolta ai Comuni. Noi abbiamo chiesto l’iscrizione tavolare del vincolo di destinazione della concessione per vent’anni a studentato, proprio per la Zona industriale tanto favorita dalla Provincia. Altrimenti un privato presenta lo studentato e poi fa il cambio di destinazione rendendoli alloggi. Ci abbiamo lavorato due anni a questa norma. Dei privati non si è ancora fatto avanti nessuno, comunque. Spero si facciano vivi in tanti.

Gli studentati? Stiamo ancora finalizzando la convenzione “tipo”.

I privati, invece, sostengono stiano solo aspettando la convenzione tipo…

La scrive il Segretario generale del Comune di Bolzano. È rientrato da poco. Entro la prossima settimana ci siamo. Dopodiché chi ha voglia di fare, si scateni.

Cosa dovrebbe fare la Provincia per affrontare l’emergenza abitativa?

Occorre l’investimento nell’edilizia sociale abitativa e delle cooperative, in un misto con il privato. Con un forte investimento pubblico dell’Ipes e delle cooperative.

 

 

Tutti i Piani che la sua amministrazione sta approvando si integreranno per comporre il Piano urbanistico. È quella la vera partita - ma quando parte?

Con la nuova legge urbanistica provinciale è una procedura molto più complessa, non è solo “case sì o case no”. Per legge dovremo individuare almeno altri due comuni limitrofi. Il Comune di Racines, che ci sta lavorando in via sperimentale, è ancora molto indietro.

Fatto il Piano acustico, cosa manca ancora per aprire quel cantiere? Quali sono i passaggi?

Bisogna seguire le procedura: fare una gara a livello europeo per individuare il gruppo di esperti, se si vuole avere il contributo della Provincia. C’è un processo previsto per legge. È prematuro dire altro. Ma ci arriviamo…

E il tema sarà l’area vasta, teorizzata ad esempio dall’architetto Francesco Sbetti?

Data la variabile della limitatezza del suolo e dello spazio, il problema va risolto a livello più ampio. Altrimenti roviniamo Bolzano con un grattacielo dietro l’altro.