Società | Il caso

Nessuno tocchi i “ribelli”

Per la prima volta dopo 50 anni in Germania un organo di informazione, Netzpolitik, è stato accusato di alto tradimento per aver diffuso potenziali “segreti di stato”.

Affermare che la Germania sia un’autorità in materia di “sorveglianza di massa” è un fatto difficilmente confutabile. Dalla Gestapo alla Stasi i metodi repressivi e di controllo estremo, che nel corso degli anni hanno vessato il popolo tedesco, sono il ricordo doloroso piantato nella carne viva di una nazione che tenta e non sempre riesce a esorcizzare il suo passato. La Germania, va ricordato, è uno dei pochi paesi del mondo ad aver avviato un’imponente inchiesta parlamentare sullo spionaggio di massa della Nsa (l’agenzia americana al centro della vicenda Snowden) in patria. Eppure, nella ritrovata assennatezza dello stato teutonico, qualcosa è andato storto.

Il caso Netzpolitik


Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, diceva George Orwell, una citazione che ben si addice a quello che è accaduto recentemente a Netzpolitik, blog tedesco che si occupa di “diritti civili digitali”, protezione dei dati e libertà di informazione, il quale aveva pubblicato due articoli, apparsi sul sito dal 25 Febbraio al 15 di Aprile, riguardanti un piano dell’agenzia di sorveglianza tedesca per rafforzare la sicurezza su internet. Nello specifico, secondo quando afferma The Guardian citando l’ARD (principale gruppo radiotelevisivo pubblico tedesco), gli articoli si erano basati su documenti filtrati: un pezzo sulla BFV - intelligence interna tedesca - che stava cercando finanziamenti extra per aumentare la sua vigilanza sul web e un altro sui piani per la realizzazione di un’unità speciale dell’agenzia con il compito di controllare i social media. A quel punto, il capo dell’intelligence tedesca, Hans-Georg Maassen, aveva presentato denuncia per tradimento e la notifica di apertura delle indagini era stata riportata dai blogger stessi, Markus Beckedahl e Andre Meister, sul loro sito.

È la prima accusa di alto tradimento, in Germania, dopo più di 50 anni, l’ultima volta era accaduto nel 1962 e coinvolto, allora, fu il settimanale Der Spiegel. Il Ministro della Difesa, Franz Josef Strauss, venne obbligato a dimettersi dopo la pubblicazione di un articolo sulla prima pagina della rivista di Amburgo in cui si affermava che le Forze Armate della Germania Ovest non erano pronte per difendersi dalla minaccia comunista durante la Guerra fredda. Prima che il tribunale decidesse in favore del giornale la sede di Der Spiegel fu perquisita e i caporedattori arrestati. All’epoca Friedrich Siegburg scrisse eloquentemente sul Frankfurter Allgemeine Zeitung:

“Eine Freiheitsregung hat sich in unserem Leben bemerkbar gemacht. Sie ist bisher fast immer ausgeblieben, wenn man glaubte, auf sie hoffen zu dürfen. Aber nun ist sie zu spüren.”

Nessuno tocchi i “ribelli”
Il caso Netzpolitik ha sollevato numerose, indignate, proteste nel paese. A schierarsi a favore della libertà di stampa, fra gli altri, la Federazione Europea dei Giornalisti, che ha chiesto - insieme all’associazione degli avvocati tedeschi - di ritirare l’accusa. Michael Konken, capo dell’associazione della stampa in Germania, ha parlato di “un tentativo inaccettabile di silenziare i giornalisti critici”. Il presidente della Commissione Giustizia del parlamento, la verde Renate Kuenast ha dichiarato: “la vicenda mi indigna ed è una disgrazia costituzionale, se non ci fosse il giornalismo investigativo non sapremmo nulla”. Su Twitter #Landesverrat è diventato trending topic. Più di 2000 cittadini sono scesi in piazza, lo scorso primo agosto, per difendere i due blogger di Netzpolitik che hanno reagito alla denuncia della procura con un “non ci faremo intimidire”. È chiaro, ha aggiunto il fondatore del sito Beckedahl, che il governo di Berlino “è affondato fino alle ginocchia nella palude della Nsa”.


La sospensione
Il procuratore capo tedesco, Harald Range, ha sospeso l’indagine in attesa di stabilire se i documenti pubblicati rappresentino o meno un “segreto di Stato”. Range ha riferito al Frankfurter Allgemeine Zeitung online che fermerà l'inchiesta “alla luce dell'importante bene della libertà di stampa e di espressione”. Staremo a vedere.

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gorgias Lun, 08/03/2015 - 17:05

Questo articolo è ben un po' rincoglionito partendo dal titolo che da poco senso in quanto il www esiste da poco più di 25 anni. Poi non si salta niente invocando Gestapo, Stasi e George Orwell. Un momento critico per la storia della BRD però altra grande coglionata volendo fare un legame tra la storia della prima parte del XX secolo con la questione attuale.
Non hanno quasi tutte le democrazie occidentali un problema con i loro servizi segreti?

Allora un pò di più riflessione in futuro per favore.

Lun, 08/03/2015 - 17:05 Collegamento permanente