L’export spicca il volo e parla francese

Il Nord-est Italia ha sempre rappresentato una colonna portante per quanto concerne l’export nazionale. La propensione all’esportazione, il rapporto che intercorre tra export e valore aggiunto,del 2020 ha visto Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia le prime regioni per importanza. Lo riporta il Sole 24 ore sulla base dei dati elaborati dal Centro studi Tagliacarne.
A spiccare il volo nell’anno della pandemia sono state anche le province autonome di Bolzano e Trento avendo superato del 9% i valori osservati nel primo trimestre 2019.
Ad essere maggiormente interessati dalle esportazioni sono le produzioni agricole permanenti tipiche della regione, che risultano cresciute del 25%. Bene anche il settore fatturiero, riguardante principalmente le macchine di impiego generale.
Per quanto riguarda le destinazioni, si è registrato un forte aumento delle vendite, pari al +13,5%, verso la Francia ma anche in Romania, Bulgaria e Messico che hanno aumentato di circa il doppio il volume degli acquisti.
Effetto Filiera
Fare filiera fa bene alla salute delle imprese e il 41% risulta quest’anno già fuori dalla crisi avendo recuperato gli utili produttivi pre pandemia. Chi opera all’interno di filiere ha infatti a disposizione maggiori tecnologie, si dimostra più innovativa, aperta ai mercati stranieri e di conseguenza più ottimista rispetto a chi lavora isolata.
“Più di 3 imprese su 4 del nostro paese operano all’interno di filiere, alcune più corte, di territorio, altre più internazionali; tante si sono modificate per gli effetti della crisi pandemica - afferma Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere - in molte il rapporto tra le imprese non si esaurisce nel contratto di fornitura ma, come mostrano diverse analisi di Unioncamere, si arricchisce con fattori qualitativi, servizi, supporti finanziari, percorsi di certificazione, spesso indotti dalle aziende capo-filiere, normalmente medie o grandi. Questi fattori e supporti - prosegue - diventano molto importanti in questi anni in cui centinaia di migliaia di piccole aziende, il cuore della nostra economia, dovranno affrontare il ripido percorso della doppia transizione, digitale e ambientale. Sono perciò necessarie scelte pubbliche che aiutino l’irrobustimento delle filiere, dei legami forti che si istaurano al loro interno e le aggregazioni tra imprese, per salvaguardare la competitività del nostro sistema”.
In Italia, tale universo conta più di 3,8 milioni di imprese attive, che rappresentano il 75% del sistema imprenditoriale totale, occupando più di 12 milioni di persone e fatturando circa 2.500 miliardi di euro l’anno.
In termini di valori assoluti a dominare la classifica è la Lombardia che vede 580,000 imprese attive, pari al 15% del totale regionale, seguita da Campania (9,4%) e Lazio (9,2). Se si prende in considerazione tuttavia l’incidenza delle filiere sul tessuto produttivo regionale di ciascun territorio a svettare in cima alla classifica è proprio la provincia di Bolzano e il suo 83,3% di imprese organizzatesi in filiera sul totale locale, Basilicata (81,1%) e Molise (80,8%).
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