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Il Partito Anti Islamizzazione è fra noi

Si è riunito per la prima volta ieri a livello locale. Eccone l’identikit. Il segretario del Trentino-Alto Adige Ferrero: “Stanno indebolendo la nostra identità”.
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Foto: PAI

Nell’horror vacui del pantheon politico italiano questa ci mancava. Si chiama Partito Anti Islamizzazione (PAI), è nato lo scorso 4 luglio a Milano ed è stato ufficializzato a Roma nel corso del primo Congresso il 17 settembre. Il fondatore è Stefano Cassinelli, giornalista de Il Giorno, presidente onorario un volto pubblico: lo psichiatra Alessandro Meluzzi, e fra i “supporter” lo scrittore Magdi Allam, tutti uniti sotto il motto “siamo contro l’islamizzazione della società, non contro l’islam”. Si definiscono un partito di scopo, sono strenui difensori della Costituzione e hanno elaborato un programma in 9 punti il cui tema centrale è “contrastare ogni forma di radicalizzazione dell'Islam” e “ogni tentativo di sottomettere la libertà sociale e culturale dell'Occidente”.

Razzista a chi

L’ambizione non è quella di ritagliarsi un ruolo triste di comparsa ma di raggiungere, entro pochi anni, il 20% dei consensi e intanto il 3% alle prossime politiche aprendosi ad alleanze trasversali, dal Pd, alla Lega, al Movimento 5 stelle. Osteggiando pubblicamente, per questioni “genetiche”, il movimento della Costituente islamica di Hamza Picardo, fra i fondatori dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche in Italia considerata emanazione dei Fratelli musulmani, il PAI rifiuta ogni accusa di razzismo (la “combo” sferrata da Cassinelli è l’adozione, 18 anni fa, di un bambino ghanese diversamente abile). “Questo movimento - ha dichiarato Meluzzi al quotidiano Il Giornale - nasce per preservare il nostro diritto a peccare senza essere perseguiti, lapidati, fustigati o altro. È un principio fondamentale garantito da secoli di Illuminismo e dalle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà. Finché l'Islam è minoritario crea delle enclave come vediamo in altri stati europei, ma quando arriva al 20% della popolazione rende inaccessibili dei diritti nostri inalienabili, come il diritto di mangiare la mortadella, danzare in pubblico, bere alcolici, esibire la croce, fare presepe, suonare le campane a Pasqua. Non siamo pronti a rinunciare ai nostri diritti in nome della sottomissione all'Islam, solo per non offendere i valori dei musulmani. Non intendiamo rinunciare e vogliamo farlo pubblicamente, non accettando che tutto questo diventi un reato, cosa che accadrà quando Islam sarà maggioranza”.

Di maiali, burqa ed esperimenti sociali

La pagina Facebook del Partito anti islamizzazione a livello nazionale conta 11mila e 500 iscritti, il gruppo del Trentino-Alto Adige 95 membri. “Al PAI locale hanno aderito 171 persone finora”, dichiara a salto.bz il segretario regionale Diego Ferrero, cuoco piemontese che da 16 anni vive nella Provincia di Bolzano. Ieri, 3 ottobre, a Laives si è riunito per la prima volta il direttivo, presidente della sezione locale è il neurochirurgo Mario Vitale. “Non accettiamo di essere identificati come xenofobi, siamo contro ogni tipo di totalitarismo: contro fascismo, comunismo e anche islamismo, che rientra nella categoria. L’idea, infatti, di fare di una religione una teocrazia politica attraverso la shari'a la annovera fra i totalitarismi”, afferma Ferrero che aggiunge: “Vent’anni fa nessuno si sarebbe mai immaginato che nelle scuole si potessero creare problemi di alimentazione legati al consumo di maiale, o alla rimozione del crocifisso in classe perché potrebbe urtare la sensibilità dei musulmani, sono piccoli segnali che minano quelle libertà per noi ormai assolute e che se tolte a poco a poco finiscono per creare un danno importante”.

"Non accettiamo di essere identificati come xenofobi, siamo contro ogni tipo di totalitarismo: contro fascismo, comunismo e anche islamismo, che rientra nella categoria"

Per il PAI apripista è stato il Piemonte, sabato scorso, con gli attivisti che hanno protestato contro la decisione della Regione di creare a Torino un “polo circoncisioni rituali”. In Alto Adige si partirà con dei banchetti all'aperto e l'organizzazione di un “evento informativo”, il Burqa day, “un esperimento sociale per far conoscere alle donne e agli uomini cosa si prova ad essere imprigionati in questa ‘prigione di stoffa’, io l’ho indossato e posso dire che è opprimente”, sostiene Ferrero.

Moderati, non violenti

L'obiettivo dei paladini (laici, per carità) dell’anti islamizzazione è tutelare la Costituzione, che “prevede la libertà di religione ma non il diritto o l’obbligo di avere un luogo di culto, anche perché l’Islam non è una religione riconosciuta dallo Stato, se vogliono avere diritto a un luogo di preghiera devono ridimensionare la loro religione e fregiarsi di una struttura gerarchica che garantisca diritti e doveri in un accordo fra le parti con lo Stato stesso”, chiosa l'esponente del PAI.

Si finisce poi col gravitare dalle parti di uno striminzito e dilagante stereotipo, tentando tuttavia di smentirlo categoricamente: Non tutti gli islamici sono terroristi, ma tutti i terroristi sono islamici. “Non per fare del qualunquismo - precisa Ferrero -, ma dietro tutti i casi di terrorismo c’è la figura di un imam che ha plagiato delle menti deboli”.

Pesca grossa, sembrerebbe, fra l’elettorato della destra, “ma noi ci consideriamo dei moderati, non violenti”, glissa Ferrero che sul suo profilo Facebook colleziona foto di Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, e presunte donne migranti con smartphone al seguito (a proposito di retorica post-datata).

"Se si prova a leggere il Corano, a parte la noia, si noterà come molti versetti istighino all’odio, mentre diversi altri sono quantomeno controversi"

“C’è un indebolimento della nostra identità - riferisce Ferrero -, il punto è che la società si è abituata ad avere tutto troppo facilmente e dimentica che c’è chi ha lottato per queste libertà di cui ora può beneficiare. Se si prova a leggere il Corano, a parte la noia, si noterà come molti versetti istighino all’odio, mentre diversi altri sono quantomeno controversi. Di islam si parla solo quando c’è l’ennesimo attentato o la moschea clandestina, da Salvini a Meloni non c’è alcun partito che abbia una politica chiara e definita sul tema”.

Nessuna strategia dell’odio, tiene a sottolineare infine il segretario locale del PAI, “io non credo all’islamofobia, non provo disprezzo per i miei avversari, li contrasto, piuttosto”. Ipse dixit.