Sport | Fair Play

"Più soldi per gli sport femminili"

L'ex ciclista Cappellotto, premiata da Amnesty per gli aiuti ad atlete afgane e del Ruanda, venerdì a Bolzano. "Perché non adottate i cartelli per la distanza dalle biciclette di 1,5 metri?".
Alessandra Cappellotto: campionessa di ciclismo ospite venerdì 6 ottobre a Bolzano
Foto: ACCPI
  • È stata la prima italiana a diventare campionessa del mondo di ciclismo su strada nel 1997, ha partecipato due volte alle Olimpiadi, ad Atlanta e a Sidney, è stata due volte campionessa italiana e, ancora, ha vinto due bronzi ai mondiali. Per l’ex ciclista veneta Alessandra Cappellotto, però, il miglior premio di sempre è quello allo “Sport e diritti umani”, ricevuto nel 2022 da Amnesty International e Sport4Society. In occasione della seconda edizione di WeFairPlay, la campionessa è stata invitata a Bolzano dal GS Excelsior. Le abbiamo chiesto di raccontarci delle sue battaglie per ottenere maggior sicurezza sulla strada fino alla promozione dell’emancipazione femminile, messa in atto attraverso il ciclismo, nei Paesi in via di sviluppo.

  • Alessandra Cappellotto: campionessa di ciclismo ospite venerdì 6 ottobre a Bolzano Foto: Apaloosa/Facebook
  • SALTO: Cappellotto, negli anni sono stati fatti dei passi avanti per quanto riguarda la diminuzione del divario di genere tra ciclismo maschile e femminile. Secondo lei, che è stata e continua ad essere una protagonista del mondo sportivo, cos’è effettivamente migliorato?

    Alessandra Cappellotto: Nella categoria World Tour (quella che, con un paragone calcistico, potremmo definire la Serie A del ciclismo su strada N.d.r) si sono fatti dei grandi progressi, come l’inserimento di un salario minimo e la tutela per la maternità. Le ragazze dei 15 team che ad oggi sono presenti in tutto il mondo hanno più garanzie e certezze di una volta. C’è però ancora molto da fare nella categoria Continental. In Francia, ad esempio, esiste un minimo salariale anche per le atlete di questa fascia e, dal 2024, sarà così anche in Spagna. Tra l’altro, in Italia non abbiamo neppure un team World Tour femminile: credo che quindi ci sia qualcosa che non funziona a livello governativo, penso si investa poco nello sport e in particolare in quello delle donne. 5 anni fa la Spagna impose alle aziende di fare degli investimenti in uno sport femminile a scelta, ecco, magari dovremmo prendere come riferimento queste scelte politiche. 
    Voglio sottolineare però che non serve necessariamente una equità assoluta, anche perché non si riuscirebbe ad ottenere in qualche anno. Ma bisogna migliorare l’esistente, ad esempio aumentando i montepremi delle gare femminili. Non serve pretendere che siano al pari di quello degli uomini, ma che almeno consentendo anche alle donne di vivere del proprio sport.

    Per 8 anni è stata vicepresidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, di cosa si è occupata?
    Con ACCPI abbiamo iniziato a richiedere allo Stato italiano di inserire una legge che obbligasse gli automobilisti a mantenere un metro e mezzo di distanza con i ciclisti durante la fase di sorpasso. La legge non è mai stata approvata. Alcuni autisti ritengono che in Italia ci siano le strade troppo strette, ma questa regola è presente in molti Paesi, sia UE che extra UE. La questione, purtroppo, è culturale. 
    Molti Comuni italiani però hanno iniziato a inserire nelle loro strade un cartello per invitare gli autisti a mantenere la distanza con i ciclisti e a essere prudenti.

    A Laives sono stati installati 4 dei nostri cartelli, ma Bolzano non ha aderito all’iniziativa. Sarebbe bello che anche il Sindaco del capoluogo considerasse la nostra proposta...

  • Il cartello: ricorda agli automobilisti di essere prudenti durante il sorpasso di un ciclista Foto: rainews
  • Si sono potuti mettere i cartelli anche senza una norma del codice della strada?

    Certamente, ma solo nelle strade comunali, perché la scelta è di competenza del Sindaco. Ho verificato che a Laives sono stati installati 4 dei nostri cartelli, ma Bolzano non ha aderito all’iniziativa. Sarebbe bello che anche il Sindaco del capoluogo considerasse la nostra proposta...

    Nel 2021 ha fondato “Road To Equality”, un’associazione che aiuta e difende gli interessi delle cicliste professioniste e si impegna a migliorare le loro condizioni di lavoro nei Paesi sottosviluppati. Nello stesso anno ha aiutato 5 cicliste della nazionale afgana a scappare dal loro paese e a stabilirsi in Italia in seguito all'offensiva talebana. Come ci è riuscita?

    Road To Equality nasce proprio dal desiderio di aiutare le atlete del ciclismo femminile nel mondo. Le prime ad avermi contattato sono state le ragazze del Ruanda. Dopo il genocidio del Ruanda, grazie alla visione lungimirante di un allenatore, alcune cicliste sono diventate delle vere e proprie “eroine” nazionali. La mia associazione ha potuto aiutarle a cercare finanziamenti, sponsor e materiale. 
    Così ho iniziato ad aiutare anche altre realtà, come quella in Afghanistan dove, l’8 marzo 2021 – data significativa per le donne – , siamo riusciti ad organizzare una gara ciclistica a Kabul. Proprio quel giorno, però, ci fu un attentato in cui persero la vita 4 giornalisti occidentali, quindi la gara si svolse il giorno seguente. Decisi di mantenere i rapporti con il Presidente della Federazione ciclistica afgana, che è sempre stato convinto che i talebani non sarebbero riusciti a prendere il potere e, a lui e alle atlete, non sarebbero serviti grandi aiuti. La storia la conosciamo: andò diversamente. Dunque iniziarono ad arrivare le richieste di “salvataggio” di alcune cittadine. Io mi misi in contatto con la Farnesina e il Ministero degli Esteri. Riuscimmo a portare in Italia 16 persone, di cui 5 cicliste.

    Un’esperienza intensa, che l’avrà sicuramente coinvolta sul piano umano oltreché sportivo…

    Sono passati più di due anni e posso dire che è stata un’esperienza difficile e dolorosa. Tra le 5 ragazze ci sono due sorelle che sono arrivate in Italia da minorenni e hanno lasciato i loro genitori, fratelli e sorelle in Afghanistan. Con l’associazione abbiamo provato ad aiutare tutte e 5 in modo dignitoso: hanno iniziato a frequentare la scuola e i corsi di italiano. Qualcuna di loro ha ricevuto la licenzia di terza media, altre frequentano l’università. Nessuna ha abbandonato il ciclismo, anzi, 3 hanno gareggiati ai Campionati mondiali di Glasgow 2023 e, proprio in questi giorni, in 2 sono in Cina e stanno partecipando ai Giochi asiatici.

  • Cappellotto con alcune atlete Foto: apaloosa/fb
  • Per il suo impegno in favore dei diritti dei più deboli e della promozione del ciclismo femminile, dal Ruanda all’Afghanistan, nel 2022 ha ricevuto il premio "Sport e diritti umani" di Amnesty International e Sport4Society. Se lo aspettava?

    Assolutamente no. È stato il premio più bello della mia vita.

    Anche più dei Campionati mondiali e della partecipazione alle Olimpiadi?

    Si, perché oltre a non essere programmato mi ha riempita di orgoglio. Ho fatto quello che potevo fare, nulla di speciale.

    Venerdì parteciperà alla premiazione di WeFairPlay, l’iniziativa che premia gli esempi di inclusione e sportività.

    Penso che WeFairPlay abbia molto valore: siamo tutti abituati a pensare che lo sport sia solo tifoseria sfegatata, visto che lo sport più popolare in Italia è il calcio. Ma lo sport è tantissime cose e soprattutto è fair play. È importante che ci siano queste manifestazioni: ricordano a tutti l’essenza dello sport. Anche pensando alla storia delle ragazze afgane, mi rendo ancor più conto che lo sport abbatte tutte le barrire, unisce, non è violento. Insomma, è patrimonio dell’umanità, apre le porte e tocca le coscienze: è una forza pazzesca.

  • BOLZANO PREMIA I CAMPIONI DI FAIR PLAY

    La cerimonia per la a seconda edizione di WeFairPlay, l’iniziativa del Gs Excelsior – in partnership con la Provincia autonoma di Bolzano – si terrà: venerdì 6 ottobre, alle ore 18,  H1 Eventspace, Fiera Bolzano.
    Interverranno, tra gli altri, Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Mirco Marchiodi, presidente GS Excelsior e, come ospite d’onore, Alessandra Cappellotto, già campionessa mondiale di ciclismo.

    Saranno presenti anche alcuni membri della Giuria, composta da grandi nomi dello sport e del giornalismo altoatesino e non solo: Claudia Schuler, Antonella Bellutti, Tania Cagnotto, Martin Pavlu, Manuela Mölgg, Christian Lanthaler, Damiano Tommasi, Stefano Bizzotto, Alberto Faustini, Andreas Vieider e Manuela Vontavon.