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Merce rara

Gli infermieri delle case di riposo sono in via di estinzione. Ma nel prossimo futuro il loro numero si ridurrà ancora, a causa di una contestata scelta della Provincia.

I giorni scorsi hanno visto aprirsi un nuovo fronte per quanto riguarda la riforma sanitaria che, come sappiamo, la Provincia sta cercando di portare avanti con grande fatica. 
Dopo aver riguardato gli ospedali periferici, gli accorpamenti di alcuni servizi nel territorio e le figure dei primari, l’attenzione si è dunque spostata sui servizi infermieristici e assistenziali nelle case di riposo. Ed a sollevare il nuovo problema sono stati in prima battuta i sindacati
 
Nello specifico Cgil-Agb, SgbCisl e Uil-Sgk hanno puntato l’attenzione sulla crisi occupazionale che incombe sulla cooperativa Sos che a Bolzano da tempo gestisce il servizio infermieristico nelle case di risposo. I sindacati nello specifico hanno contestano il taglio drastico del personale previsto a partire dal prossimo 1 gennaio, denunciando un grave impatto sull’occupazione e un conseguente abbassamento della qualità del servizio di assistenza infermieristica nelle strutture del capoluogo. 
Nello specifico i sindacati hanno contestato la delibera della Provincia che inserisce nuovi parametri nel rapporto numerico tra infermieri e personale assistito, “non tenendo conto - secondo i sindacati - della realtà complessa e della reale situazione all’interno delle case di riposo”. In particolare i sindacati parlano di un “rischio di collasso per quanto riguarda l’assistenza sanitaria agli anziani erogata 24 ore su 24 nelle strutture", chiedendo che la Provincia “riveda i parametri e faccia una nuova analisi dei reali bisogni assistenziali”. 

Il grido d’allame lanciato dai rappresentanti dei lavoratori è stato accolto anche da Sinistra Ecologia e Libertà che con una sua presa di posizione ha denunciato l’introduzione da parte della provincia di “parametri astratti che non tengono conto dei reali bisogni delle persone e del lavoro effettivo nelle strutture”. Per SEL in merito “ci vogliono scelte diverse di politica economica e sociale da parte della  Provincia, andando al di là della logica dei tagli striscianti che scaricano oneri e disagi sui più bisognosi e più deboli”. 

La replica da parte della Provincia non si è fatta attendere ed ha avuto protagonista il direttore di ripartizione Luca Critelli. “Non si tratta di uno sviluppo improvviso, ma già noto e in atto da 5 anni, in pieno accordo con ASSB e supportato della cooperativa SOS” ha precisato in merito il funzionario provinciale. 

Fin qui la cronaca di questi giorni. Ma qual è di fatto la situazione dell’assistenza infermieristica nelle case di riposto di Bolzano? E - oggettivamente - cosa dovrebbe accadere a partire dal prossimo 1 gennaio?
Per rispondere a queste domande cerchiamo di fare qualche passo indietro e cerchiamo di descrivere la situazione passo dopo passo.

 

I nuovi parametri

Come detto con il 1 gennaio 2016 tutte le case di riposo dell’Alto Adige sono chiamate ad adottare nuovi parametri per il personale infermieristico, così com’è stato stabilito dalla normativa provinciale. La Provincia ha disposto che a partire da quella data in ogni casa di riposo accreditata dovrà essere garantita la presenza di un infermiere ogni 10,5 residenti, superando di fatto il vecchio sistema che prevedeva anche di valutare il livello di ‘complessità assistenziale’ riguardante ogni singolo paziente. 
Gli effetti di questa nuova regola saranno differenti nel territorio. In certe località della provincia dove magari era faticoso trovare infermieri potrebbe esserci addirittura un aumento di qualche unità. Questo però non accadrà a Bolzano dove - dicono all’Azienda Servizi Sociali - gli standard in ogni caso sono sempre stati rispettati ed anzi in alcuni casi vigevano delle deroghe per averne di più di infermieri. 

 

Quanti sono i posti che andranno persi con il 1 gennaio?

L’ASSB che gestisce il servizio a Bolzano ci ha confermato che a Bolzano si prevede una diminuzione complessiva di 8 infermieri su 60 complessivi. Di questi 8, 2 già dal passato risultavano in esubero e quindi saranno in definitiva 6 i posti ad essere soppressi. La penalizzazione principale la subirà la struttura Villa Europa dove si passerà da 14 (12 + i 2 ‘esuberi’) a 9,5 infermieri. Tutti gli 8 posti di infermieri sono dipendenti di cooperative che avevano a suo tempo vinto un appalto per l’erogazione di questo servizio. 

 

Ma come funziona la gestione delle case di riposo?

In Alto Adige la Provincia è ente regolatore sia dell’ambito sociale che di quello sanitario. La Provincia quindi finanzia l’ASL che gira i soldi alla Azienda Servizi Sociali di Bolzano. Per cui al cittadino resta da pagare la nella retta delle case di riposo solo la parte ‘alberghiera’. 
I servizi sanitari sono molteplici (infermieri, fisioterapisti, logopedisti, medico, servizio dietetico) e ad essi si affiancano i servizi assistenziali come detto, anch’essi pagati dalla Provincia e messi in crisi in questi giorni da ‘tagli di personale’ (n.d.r : di questo ne parleremo in un nuovo articolo su Salto che verrà presto pubblicato su Salto). 

 

Chi sono i 60 infermieri che lavorano nelle case di riposo di Bolzano? 

E’ presto detto: a parte uno sono tutti non italiani e nelle provenienze prevalgono soprattutto l’est europeo e il Sud America. Sono loro in sostanza a tenere in piedi il servizio infermieristico nelle case di riposo di Bolzano in quanto - come ci ha confermato il direttore della ripartizione case di riposo della ASSB Carlo Librera - “gli infermieri autoctoni non vengono certo nelle case di riposo perché nella scale di prestigio del lavoro infermieristico le nostre strutture sono considerate il peggio del peggio”. 
E’ sempre stato così, anche quando ancora non era necessaria la laurea” conferma Librera, ricordando che è stato per questo motivo che il servizio già a suo tempo è stato esternalizzato attraverso appalti che hanno coinvolto cooperative. “Non riuscivamo ad assumere direttamente, la cosa era ingestibile, con le precettazioni non funzionava ed ai concorsi non veniva nessuno” aggiunge Librera. 

 

Ma la ASSB come sta vivendo il taglio di personale infermieristico? Come una consueta mancanza di riguardo da parte della Provincia nei confronti del capoluogo?

Librera fa buon viso: “sinceramente non possiamo dire che ‘mamma provincia è cattiva’, nelle altre parti d’Italia ed anche a Trento il finanziamento a questo proposito è molto minore”. Il direttore delle case di riposo di Bolzano cita l’esempio di Pordenone. 

“Lì ho visitato una struttura grande come Villa Europa dove hanno solo 6 infermieri mentre noi invece ne abbiamo 14. Sono senz’altro molto ben organizzati, in maniera quasi asburgica direi. Però mi hanno detto ‘il fatto che ce la facciamo non vuol dire che stiamo lavorando bene’.” 

Insomma: la razionalizzazione del personale pubblico in un settore delicato come quello dell’assistenza residenziale per anziani rischia di avere un impatto sociale molto grande. E sono i primi i direttori delle case di riposo a dire che in presenza di riduzioni d’organico il servizio infermieristico andrà ripensato, anche e soprattutto verificando il supporto possibile da parte dell’altra figura professionale presente all’interno delle strutture e cioè quella dell’operatore sanitario assistenziale. Che però in questi giorni sta andando in sofferenza per altri motivi. 

 

Che fare allora? 

Il sindacato fa il suo mestiere e chiede tra l'altro che senso abbia mandare via infermieri che tra l’altro si fatta molta fatica a trovare e in molti casi a formare. 
Librera allarga le braccia: “dal punto di vista umano dispiace molto ma dal punto di vista sostanziale davvero non sappiamo cosa poter fare in ASSB”. 

Alle case di riposo di Bolzano non resta che riorganizzarsi e sperare che magari dal novero nuove assunzioni per il comparto sanitario annunciate da Kompatscher e Stocker magari possa scaturire anche qualche nuovo nominativo da inserire tra i ‘paria degli infermieri’. O magari qualche licenziato da recuperare, prima che sia troppo tardi.