Politica | Stellungnahme

"Campagna denigratoria contro di me"

Alessandro Bertoldi chiede di rettificare le informazioni presenti in un articolo: "Non curo la comunicazione per Gazzini, non ho organizzato quell'intervista a Voices of Europe e non sono un propagandista di Putin".
Alessandro Bertoldi
Foto: Istituto Milton Friedman
  • Riceviamo da Alessandro Bertoldi, ex dirigente di Forza Italia e oggi "lobbista", questa lunga lettera in replica alle informazioni contenute nell'articolo Putins Sprachrohr di Christoph Franceschini

  • Gentile Christoph Franceschini, ho letto il suo articolo dal titolo “Putins Sprachrohr?” Del 29 marzo 2024; attraverso il quale ho appreso, con grande stupore, che ai punti 11. e 12. del suo testo  cita il sottoscritto quale “organizzatore” di un’intervista dell’On. Matteo Gazzini alla testata “Voice of Europe”. Sembra addirittura esserne certo. 
    - Al proposito mi preme comunicarle però che non solo non ho mai avuto rapporti con la suddetta testata, ma non ne avevo nemmeno mai sentito parlare fino ad oggi e non ho pertanto organizzato alcuna intervista. 
    - Lei riporta inoltre che io gestirei la comunicazione dell’On. Gazzini, fatto altrettanto inveritiero, non avendo in essere alcun rapporto di natura professionale con l’Eurodeputato. Io e l’On. Gazzini siamo, questo sì, semplicemente amici di lunga data, ma non lavoriamo insieme, frequentandoci occasionalmente con piacere anche a fini culturali ed esperienziali. 
    - Neppure, per amor di verità, sono funzionario di Forza Italia. Già dal 2015 ho infatti lasciato la politica attiva, come attesta la stampa locale, ma la ringrazio per il “giovane”. 
    - Non capisco inoltre come si possa affermare che sono “uno dei più famosi propagandisti di Putin in Alto Adige”, considerato che, non solo non vivo in Alto Adige da più di 7 anni, ma ho per così dire, parlato bene di Putin l’ultima volta diversi anni addietro, da ragazzo, quando ancora tutti ne parlavano bene, e non  c’era, fatto altrettanto fondamentale, alcuna guerra all’orizzonte. Solo il suo giornale mi attribuisce in vari articoli un accostamento così errato, qualunquista e diffamatorio. 
    - Vero e è invece che sono stato prima in Crimea come osservatore al referendum, su  invito delle Autorità locali ucraine, e poi in Donbass per un forum sul futuro della regione, su invito delle Autorità locali. Forum nel corso del quale proposi il modello della nostra Autonomia altoatesina, quale proposta di risoluzione del conflitto  nell’Ucraina orientale. L’idea di proporre l’Autonomia per il Donbass, nel rispetto della sovranità nazionale Ucraina, fu dunque una mia idea, e venne ripresa dal Governo italiano e da quello tedesco, fino a giungere sul tavolo dei negoziati di Minsk. La tregua raggiunta a Minsk nel 2016, anche grazie alla prospettiva d’autonomia per le minoranze russofone nel Paese, consentì peraltro all’Ucraina di scongiurare un conflitto più vasto per i 6 anni successivi. Purtroppo non venne mai portata avanti seriamente l’attuazione dell’Autonomia concordata, da entrambe le parti gli interessi erano evidentemente più vasti e diversi, e l’epilogo fu la criminaleinvasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022. 

  • Osservatore: Alessandro Bertoldi ai tempi in cui fece l'osservatore per il referendum in Crimea.

    - Parimenti non è vero che quando si incontrano le forze europee di destra sono sempre presente (sarà capitato in non più di un paio d’occasioni), non essendo io nemmeno di destra, ma ritenendomi piuttosto un libertario. È dunque paradossale  definire ultraconservatore uno come me, che ha sempre sostenuto pubblicamente la legalizzazione della cannabis, della prostituzione, i matrimoni egualitari e il libero mercato. Il mio impegno decennale contro l’antisemitismo è del resto ulteriore testimonianza della mia assoluta incompatibilità con chiunque rivesta posizioni 
    estreme o coltivi l’odio. Ho certamente partecipato, come relatore o uditore, a svariati eventi di partiti o raggruppamenti di diversi schieramenti in più occasioni, anche di sinistra, in Italia ed in giro per l’Europa, poiché ritengo sempre interessante ogni confronto, essendo le relazioni la mia professione. Ho sempre tuttavia illustrato 
    modelli economici, spesso diversi da quelli dei colleghi presenti se non addirittura antitetici, come in occasione del Forum di Jahorina dove la maggior parte dei  relatori sposava un modello economico statalista o addirittura socialista ed io ho invece illustrato i benefici del libero mercato, sostenendo che anche in Bosnia il governo avrebbe dovuto, a mio parere, avviare energiche privatizzazioni. 
    - Successivamente, su invito dei serbi di Bosnia sono stato anche a Banija Luka per un altro forum politico sugli Accordi di Dayton, dove non sono pubblicamente intervenuto, ed al termine del quale ho invece ribadito privatamente ai presenti quanto sia fondamentale che la Bosnia Erzegovina non ceda alle conflittualità, poiché presterebbe il fianco a chi vorrebbe distruggerla. Chi vuole destabilizzarla cercando pretesti per una secessione della Repubblica Srpska da un lato o per indebolire la sua autonomia dall’altro, in entrambi gli schieramenti soffia sul fuoco pericoloso di un nuovo potenziale conflitto. Ho detto che nel rispetto degli accordi di Dayton entrambe le componenti statuali del Paese dovrebbero avere piena autonomia, senza che vi sia più alcuna mira secessionista alcuna. Ed in questo 
    auspico che il nostro Paese possa contribuire al processo di mediazione e dialogo tra le parti, utile a stemperare il clima altamente conflittuale. 
    - La presenza di un liberale filo-atlantista come me, nei contesti più difficili, dove la maggior parte dei presenti sposa posizioni diverse dalle mie, in luogo di preoccuparla, dovrebbe dunque rincuorarla non poco. Le battaglie per la libertà, la democrazia, i diritti e contro i regimi non si vincono dal divano di casa, ma portando dei punti di vista diversi in contesti critici ed in teatri ostili. Accostare a me gli altri partecipanti a questi convegni pubblici, senza alcuna specificazione delle mie  posizioni, è quindi assolutamente fuorviante, tendendo a dimostrare ciò che non è, vale a dire, che io condivida le loro posizioni politiche. Bastasse ciò, lo stesso varrebbe allora anche per lei ogni qualvolta che ha partecipato a dibattiti con  esponenti politici o colleghi considerati vicini a uno piuttosto che ad un altro schieramento. 
    - Ad oggi, tanto più dopo l’inizio della guerra, non ho rapporti con figure istituzionali o funzionari pubblici russi, mantenendo invece genuini rapporti di amicizia con le persone che ho conosciuto nei miei viaggi nel Paese, alcuni dei quali sono oggi per inciso fieri oppositori delle politiche di Putin. 
    - Se poi ancora lei nutrisse dubbi di sorta, le specifico che nel febbraio del 2022 la mia condanna dell’inaccettabile invasione russa dell’Ucraina è stata immediata e senza fraintendimenti, così come immediato è stato il mio supporto concreto al Paese invaso, anche attraverso donazioni personali che mi hanno fatto ottenere attestati di gratitudine delle Autorità sanitarie ucraine (come quello, gradito, che allego qui, inviatomi da un Ospedale di veterani). 
    - Negli ultimi anni, in età adulta, del resto ho sempre espresso meditate posizioni, di condanna nei confronti del regime di Putin, dei suoi metodi e del suo attacco all’Ucraina (le può reperire facilmente online), senza per questo mai uniformarmi a chi agita lo spettro del maccartismo, a chi vuole vivere in un mondo che criminalizza le opinioni o che condanna a priori quei russi innocenti che nulla hanno a che vedere con questo conflitto, anche coloro ingiustamente sanzionati. Credo dunque di poter affermare a buon diritto, che le mie idee, i miei convincimenti, quello che ho visto 
    con i miei occhi, così come le mie esperienze politiche e personali, abbiamo contribuito alla formazione di un’opinione sullo scenario geopolitico che non è sovrapponibile a quella di nessuno. Mi permetto di invitarla su questo delicato 
    aspetto serenamente a riflettere, perché un giorno qualcuno potrebbe riservare a voi lo stesso trattamento che voi state riservando a me, utilizzando strumentalmente informazioni imprecise quando non addirittura palesemente irreali. 
    “L’eccessiva attenzione” nei miei confronti e per le mie attività che riscontro negli articoli del Suo giornale ritengo sia dunque del tutto ingiustificata, ma sopratutto fonte di notevole e gratuito danno per la mia immagine ed anche, a parer mio, dei suoi lettori, che ricevono informazioni di questo tenore. 
    Auspico dunque che questa mia lettera possa costituire l’equilibrato, distensivo, chiarimento, che eviti il protrarsi di quella che ai miei occhi appare come una campagna denigratoria condotta nei miei confronti. Perché, scontatamente, la libertà di stampa non equivale alla libertà di disinformare, o peggio ancora di diffamare, ed ogni fatto, a maggior ragione se scaturente da “informatori” decisamente inaffidabili e mossi da altri obiettivi, andrebbe ulteriormente vagliato in termini di insindacabile veridicità. 
    Onoriamo e difendiamo insieme la libertà di stampa e di corretta informazione, posto che in troppi Paesi, come in Russia, in Cina, Venezuela o Cuba, questa libertà non esiste. Mi avrete sempre, per quel poco che può valere, dalla Vostra parte. 
    Considerata la contenuta visibilità del suo articolo, riservato da quanto comprendo ai suoi abbonati, e il fatto che sono di per sé contrario ad avversare giudizialmente chi esercita la difficile professione della stampa libera, impregiudicato ogni sviluppo futuro, ho preferito interloquire direttamente, senza intraprendere vie legali. 

Bild
Profile picture for user Gianguido Piani
Gianguido Piani Gio, 04/04/2024 - 21:39

Non intendo entrare nei dettagli su tutto lo scritto, che ne' mi riguardano ne' mi interessano, ma alcuni punti chiedono certamente un approfondimento. Sono tutti collegati nello stesso paragrafo.

Citazione: "Vero e è invece che sono stato prima in Crimea come osservatore al referendum, su invito delle Autorità locali ucraine, e poi in Donbass per un forum sul futuro della regione, su invito delle Autorità locali."

Occorrerebbe aggiungere che le autorita' locali erano sotto totale controllo di Mosca e di locale non avevano nulla. Il solo fatto di recarsi in quei luoghi dal 2014 in avanti era una chiara presa di posizione implicita a favore delle mosse dei russi. Normalmente funziona cosi'. L'invitato e' trattato bene, fotografato, mostrato in TV. Riparte sempre contento e soddisfatto. Poi sui media locali, i cui contenuti l'invitato ignora, l'invitato e' mostrato confermare le tesi del potere. Serve a dare al pubblico l'impressione che l'ospite rappresenti il suo paese vero e invece il governo prenda ordini da fuori, implicitamente, in questo caso, dagli USA.

Citazione: "Forum nel corso del quale proposi il modello della nostra Autonomia altoatesina, quale proposta di risoluzione del conflitto nell’Ucraina orientale. L’idea di proporre l’Autonomia per il Donbass, nel rispetto della sovranità nazionale Ucraina, fu dunque una mia idea, e venne ripresa dal Governo italiano e da quello tedesco, fino a giungere sul tavolo dei negoziati di Minsk."

Certamente chi ha scritto queste righe non esagera con la modestia e gli understatement. Nemmeno il Segretario Generale delle Nazioni Unite o il Presidente della Commissione Europea si esprimerebbe cosi'. Anch'io se parlo di Ucraina coi russi - piu' o meno dal 2010 in avanti, prima non era proprio tematizzata, il problema non esisteva - cito Alto Adige, Belgio, Svizzera, Canada, le Isole Åland e altri posti. Ho anche pubblicato qualcosa a proposito. Non per questo mi hanno fatto Coordinatore Permanente della Politica estera della UE, politica che peraltro non esiste. Piu' corretto sarebbe ricordare che la diplomazia in numerose occasioni, probabilmente da decenni, ripropone questi esempi. Gli accordi di Minsk prevedevano l'autonomia regionale e linguistica per Crimea e Donbass, poi non sono stati applicati perche' le due parti in causa, Russia e Governo Centrale ucraino, aspettavano sempre che fosse l'altro a fare la prima mossa.

Anche il Landeshauptmann Durnwalder e' stato in Donbass, se ricordo bene nel 2015, e ha riproposto il modello altoatesino. Che le autorita' locali si sono guardate bene dal seguire.

Gio, 04/04/2024 - 21:39 Collegamento permanente