Società | Dal blog di Alan Conti

Brasile-Colombia attraverso Faletti

Nel giorno del saluto a un grande scrittore di thriller il Mondiale offre una delle sue partite più incerte. Attraverso i titoli delle sue opere leggiamo la partita di stasera per un artista che seppe fare degli accostamenti azzardati centinaia di risate.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

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E’ il giallo il colore di un giorno che vede la coincidenza del tramonto di un grande scrittore italiano e l’alba di una partita storica per il calcio sudamericano e, chissà, mondiale. Lo sappiamo, l’accostamento potrebbe sembrare fastidioso ma Giorgio Faletti, notoriamente, era uomo di spirito e di certo non si curava di nascondere la curiosità sotto l’ingarbugliato tappetto degli accostamenti appropriati. Colombia-Brasile, dunque, può anche essere letta gironzolando per i titoli dei gialli di Faletti come gitani dell’accostamento.

IO UCCIDO. Il linguaggio crudo, quasi bellico, del calcio non è una sorpresa. Solo il rettangolo verde trasforma l’uccidere la partita in un obiettivo prima che un crimine. Siamo nell’approdo naturale dei grandi campioni, quelli con il colpo risolutivo e volendo anche spettacolare. Piedi intinti nella poesia del tocco adorabile al momento giusto. Gente come Neymar, James Rodriguez, Cuadrado o uno Julio Cesar rinato. La vittoria, insomma, passa da un delitto figurato.

NIENTE DI VERO TRANNE GLI OCCHI. Le partite di calcio ad alto livello sono spesso legate a un cerimoniale iniziale fisso, preciso, ripetitivo. I calciatori tendono a piegarsi a tutto questo come alberi a tre quarti, una sorta di bondage estremo delle emozioni. Lo fanno per trovare concentrazione o per nascondere i subbugli dell’emotività inadatta per chi si avvia a una battaglia sportiva. C’è un attimo, però, in cui questa rigidità defluisce dall’atteggiamento marmoreo e si scioglie negli inni nazionali. Lì le telecamere indugeranno negli occhi dei protagonisti e saranno loro a non mentire su paure, determinazione e agitazione. Niente di vero, prima, poi arrivano gli sguardi.

FUORI DA UN EVIDENTE DESTINO. I tifosi brasiliani sono autorizzati a qualsiasi gesto scaramantico, ma questo è il titolo perfetto per un’eliminazione dei carioca. Questo Mondiale è stato disegnato per una matita che vorrebbe tratteggiare solo il lieto fine di una vittoria brasiliana. La Colombia, però, ha le carte in regola per sovvertire il volo dei sogni di casa, l’evidente destino. La matita, per stasera, giace sospesa e le figuracce rimangono acquattate.

IO SONO DIO. Lo pensava Diego Armando Maradona quando infilava i gol con la mano trasportando di peso l’Argentina in cima al mondo nel 1986. Le due nazionali in campo stasera non hanno ancora trovato un “dios” capace di caricarsi sulle spalle tutta la squadra verso il cielo, come un gabbiano ostinato. Neymar è quello più vicino a questo status, ma la sua è stata un carriera veloce, quasi fast and furious per il turbinio che la ha caratterizzata. Oggi si parrà la sua nobilitate.

APPUNTI DI UN VENDITORE DI DONNE. Qui il calcio conta poco, ma borbottano immediate alla mente le polemiche uscite nei giorni scorsi da parte delle prostitute brasiliane e dei loro venditori. Scarsi affari dicono. Tralasciando la moralità per un secondo e osservando la faccenda con uno sguardo sociologico verrebbe da pensare che l’eliminazione di molte nazionali europee non abbia giovato ai movimenti di mercato. Chissà, magari una buona prestazione del Brasile potrebbe risollevare il morale di chi resta sospeso tra sexy e defaillance.

TRE ATTI E DUE TEMPI. Due sono i tempi regolamentari della partita, due anche quelli supplementari ma non serve un ingegnere precisetto per comprendere che, alla fine, potrebbe essere decisivo il terzo atto. La lotteria magnetica dei rigori. Pensiamoci: i commentatori di tutto il mondo lo chiamano finale thrilling. Perfetto per il giallo di oggi?