Economia | Trentino Alto Adige

Metà forza lavoro non si trova

Le assunzioni di settembre: 310.000 nelle imprese di tutta Italia, il 28,7% in meno sul 2019, di cui 6.820 in regione. Il problema? Una su due è di difficile reperimento.
Operaio
Foto: Pixabay

Riprendono - con cautela - le assunzioni nel resto d’Italia e anche in regione dopo la fase acuta della crisi da coronavirus. Sono oltre 310.000 gli inserimenti previsti dalle imprese italiane nel mese di settembre, come evidenza Unioncamere nell’ultimo bollettino del sistema informativo Excelsior. Un avvio circospetto, caratterizzato da numeri inferiori rispetto allo stesso mese 2019 (-28,7%), ma che altresì evidenzia “segnali di ripresa” a livello nazionale per le costruzioni e le industrie alimentari, pur in un quadro di incertezza per le dinamiche dei mercati internazionali. In Trentino Alto Adige la quota corrisponde a 6.820 assunzioni, il 27,4% in meno rispetto a un anno prima. La cattiva notizia? La regione (con il 44,3%) segue di poco il Friuli Venezia Giulia (44,5%) tra i territori con la percentuale più alta di figure da assumere che risultano “introvabili” per le aziende. Metà della forza lavoro ricercata - dai farmacisti agli operai specializzati e gli informatici - è “di difficile reperimento”.

 

Come vanno le assunzioni 

 

Il bollettino del sistema delle camere di commercio italiane, realizzato da Unioncamere e Anpal, parla di un flusso di assunzioni nel trimestre settembre-novembre in flessione rispetto all’analogo periodo del 2019. Il dato trimestrale corrisponde a 862.360 inserimenti, il 27% in meno confrontato con il milione e 174.080 inserimenti del settembre-novembre 2019.

 

 

Riguardo al mese di settembre, su 310.570 assunzioni 520 sono di dirigenti, 32.840 di laureati in scienze matematiche, fisiche e naturali, ingegneri, specialisti in scienze gestionali, commerciali e bancarie, insegnanti e specialisti dell’educazione. Ancora, sono 47.190 le assunzioni per le professioni tecniche, tecnici che vanno dall’informatica ai servizi sociali. Seguono gli impiegati (24.300), i professionisti del commercio e dei servizi (67.430), ovvero addetti dei negozi, della ristorazione, dei servizi sanitari e della cura personale, poi gli operai specializzati e gli artigiani (54.720) per i settori che vanno dalle costruzioni, alla meccanica fino agli alimentari. Infine i conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (44.390) e le professioni non qualificate (39.180), per la consegna merci e le pulizie.

Secondo il bollettino aumenta inoltre la quota delle imprese (dal 49,1% di giugno al 64,9% di agosto) che prevedono il recupero dei livelli produttivi pre-Covid non prima di giugno 2021.

 

I profili che non si trovano

 

I segnali di ripresa provengono dalle industrie alimentari e dalle costruzioni, settori che con quasi 11.000 e oltre 34.000 entrate previste, rispettivamente, contengono la flessione e si avvicinano molto ai livelli dell’anno precedente.

La tenuta delle assunzioni comporta anche una criticità. È in netta crescita, prosegue Unioncamere, la difficoltà di reperimento per alcune delle principali professioni di sbocco dei due comparti: è il caso degli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari (3.680 assunzioni, nel 43,7% dei casi difficili da reperire, +7 punti su settembre 2019) o degli artigiani e operai specializzati delle costruzioni e nel mantenimento di strutture edili (13.190 entrate, il 29,6% difficili da reperire, +4 punti) e degli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (11.870 entrate, 49,9% la difficoltà di reperimento, +7 punti).

 

 

La difficoltà in generale di reperire lavoratori specializzati è una criticità che tocca particolarmente le due regioni del Nordest, appunto Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, come indica la tabella del sistema Excelsior.

 

 

Il bollettino prosegue analizzando i settori meno trainanti in questa fase. La scarsa domanda sui mercati internazionali penalizza le prospettive occupazionali del sistema moda, così come quelle della filiera dei turismo sono negativamente condizionate dalla caduta dei flussi turistici dall’estero.

 

Piccolo è meglio?

 

Guardando alle differenti dimensioni delle aziende, le micro e piccole imprese (1-49 dipendenti), soprattutto nei comparti manifatturieri e delle costruzioni, sembrano reagire meglio in questa fase di lenta ripresa contenendo le perdite occupazionali programmate per il mese di settembre al -25,5% (rispetto al 2019), mentre per le medio-grandi (50 e oltre) il calo previsto è più ampio (-33,3%).

A livello geografico, meglio della media nazionale si prospetta l’andamento delle assunzioni a settembre per le regioni del sud e le isole e per il nordovest, mentre più negative sono le previsioni delle imprese del nordest e del centro.