Ambiente | CAI/Trento
“Alto Adige contro la biodiversità”
Foto: PAT
„In Alto Adige la montagna è vissuta più intensamente che in Trentino, quindi è più facile che esista il conflitto con i grandi predatori. Ma fa specie che un territorio che da un lato si propaganda come naturale e integro, dall’altro sia ostile alla biodiversità quando questa crea inevitabilmente crea dei problemi da gestire“.
Una „bacchettata“ all’indirizzo del vicino Sudtirolo: Claudio Bassetti, presidente della Sat, la sezione trentina del Cai, critica l’atteggiamento diffuso nella provincia di Bolzano verso la presenza dell’orso („importato“ dal vicino Trentino) e del lupo, tornato nelle Alpi a causa di un ripopolamento tutto naturale.
Al plantigrado la Società alpinistica tridentina dedica un convegno scientifico e informativo, riservato ai soci, previsto sabato e domenica a Trento, dal titolo „Orso bruno, la convivenza possibile“. Un appuntamento di valenza nazionale promosso assieme a Cai, Provincia, parco naturale Adamello Brenta, Muse.
Salto.bz: Nel convegno interverranno Davide Berton, del Gruppo grandi carnivori Cai, Andrea Mustoni, del parco Adamello Brenta, la ricercatrice Marta De Barba, che si soffermerà sugli aspetti genetici, oltre al personale della Provincia di Trento che cura la gestione del progetto orso. Qual è la valenza dell’evento per gli alpinisti trentini?
Claudio Bassetti: È un appuntamento nazionale, riservato ai soci Cai e Sat, pensato per diffondere la conoscenza su questo grandissimo animale. Con gli esperti parleremo degli aspetti di natura scientifica, capiremo le dinamiche della popolazione e come può avvenire una gestione a favore della convivenza uomo-animale. La Sat si era espressa con i suoi documenti a favore del progetto Life Ursus, poi concluso.
I problemi legati all’orso, lo si è visto quest’estate, sono evidenti. La Sat resta favorevole alla presenza?
Prima di Life Ursus in Trentino c’erano tre esemplari, incapaci di riprodursi. Il progetto ha portato a un successo riproduttivo che ora dobbiamo gestire. La nostra posizione è sempre stata chiara: servono un’informazione molto puntuale, specie sui comportamenti da adottare in caso di incontro ravvicinato, forme di prevenzione per le attività di allevamento e forme di gestione della conflittualità. Che è inevitabile, ma a cui va data una risposta. E per il lupo, oggetto di un ripopolamento naturale che interessa tutte le Alpi, il discorso è simile, anche se va predisposta un’altra strategia.
Nel Sudtirolo la montagna è vissuta più intensamente, mentre in Trentino c’è più abbandono. Più facile quindi che esista un conflitto.
Il presidente altoatesino Arno Kompatscher, in accordo con l’assessore all’agricoltura Arnold Schuler, ha detto chiaramente di voler ripensare i progetti di gestione di orsi e lupi. Su questo Sat e Alpenverein si parlano?
Non è prevista la partecipazione di membri altoatesini, perché è un momento di natura scientifica e non di politica complessiva. Con l’Alpenverein non ci siamo mai confrontati su questo tema. So però che in Alto Adige ci sono posizioni diverse sull’argomento. Nel Sudtirolo la montagna è vissuta più intensamente, mentre in Trentino c’è più abbandono. Più facile quindi che esista un conflitto. Ma mi fa specie che una provincia che si propaganda per il suo territorio naturale e integro dall’altro lato sia ostile alla biodiversità. Mi sembra una semplificazione eccessiva della realtà biologica del territorio.
Ma mi fa specie che una provincia che si propaganda per il suo territorio naturale e integro dall’altro lato sia ostile alla biodiversità.
Per contadini e allevatori in quota orsi e lupi sono un problema in più in un lavoro già faticoso, non trova?
Ma la loro presenza è sintomo della qualità complessiva dell’ambiente. Sono parte delle catene alimentari e della regolazione della natura. E il termometro del nostro rapporto con una montagna che non può essere completamente addomesticata, tutta a disposizione dell’uomo. Ci devono essere spazi ampi per gli animali.
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