Cultura | Salto Afternoon

“...uno studio delle emozioni”.

La nuova Stagione sinfonica dell’Orchestra Haydn si apre con musiche di Strawinski e Haydn. Sul podio salirà Ottavio Dantone. Lo abbiamo intervistato.
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Foto: Giulia Papetti
Salto.bz: a Bolzano e Trento proporrà la sua versione del Pulcinella di Igor Strawinski e della Sinfonia n. 94 “La sorpresa" di Joseph Haydn. Cosa la affascina in queste musiche e quale è il filo rosso di questo programma?
 
Ottavio Dantone: Joseph Haydn è un compositore che mi ha sempre affascinato perché ci rappresenta il modello più puro, il paradigma del genere della Sinfonia, sia per quanto riguarda la forma che il contenuto. La sua musica non non è facile da eseguire e da ascoltare perché nasconde tra le sue trame notevoli raffinatezze che se non messe in luce possono non rendere giustizia alla ricchezza della partitura e al suo significato. Credo che l’Orchestra Haydn, non solo per il nome che porta ma anche per la sua natura più autentica sia la compagine ideale per trasmettere degnamente il pensiero di questo grande musicista. La Sinfonia n. 94 fa parte delle cosiddette Sinfonie Londinesi composte tra il 1791 e il 1795, che ci rivelano il volto più maturo e consapevole di Haydn nel controllo di questa materia. Per questo motivo è nostra intenzione esplorare nei prossimi anni questa magnifica raccolta. Il Pulcinella mi attrae molto perché Strawinski descrive Napoli con gli occhi di un musicista straniero rivelandone, grazie al suo genio visionario, lati ancor più sorprendenti. La commistione di musica del settecento, strumentazione moderna e voci che evocano l’italianitá più spontanea, fanno di questa partitura un gioiello del novecento. A mio parere non è necessario cercare un filo conduttore all’interno del programma; da un lato la nostra epoca è l’unica della storia a consumare musica (e arte in generale) sia del passato che del presente, dall’altro volevamo, con la scelta di queste musiche, dare un chiaro segnale della nostra intenzione di intraprendere un percorso a cavallo della storia. 
 
 
In un video postato sul sito dell’Accademia bizantina a riguardo del mistero della musica, del suo potere di suscitare emozioni, lei termina il suo intervento affermando che è anche “una questione di studio e di controllo, di uno studio delle emozioni”. Ci può dire di più?
 
Mi riferivo in particolare alla musica del sei-settecento e all’atteggiamento estetico e filosofico del musicista barocco. In quell’epoca la composizione e la fruizione della musica erano regolate da codici retorici ed espressivi generalmente condivisi da esecutore ed ascoltatore. Oggi per poter recuperare le emozioni di quell’epoca e trasmetterle al pubblico con la stessa e autentica forza é necessario uno studio profondo sugli “affetti” e la retorica musicale, per decifrare tutto ciò che non è scritto sulla carta, ovvero la parte più importante e significante di questo repertorio. Senza questo lavoro la musica antica rischia di generare un equivoco nell’ascolto e non essere compresa nella sua essenza più profonda.
 
Lei fin da giovanissimo, virtuoso clavicembalista, è stato un acclamato interprete della musica barocca. Nel ruolo di Direttore ha ampliato il suo repertorio al periodo classico e qui con Strawinski al Novecento neoclassico. Nel suo orizzonte vi è anche musica contemporanea? 
 
La mia vera natura rimane quella di studioso e interprete della musica antica. Il repertorio dal Romanticismo fino ai giorni nostri lo affronto con molta curiosità, ma anche con molto rispetto. In ogni caso la mia lettura è sempre condizionata dal passato e dalla graduale trasformazione ed evoluzione dei segni e dei gesti nel corso della storia. Sicuramente il rapporto che mi lega a un direttore artistico come Giorgio Battistelli, grande compositore contemporaneo, potrà favorire incursioni anche nella musica del nostro tempo. 
 
Pensa con Dostoewskij che “la bellezza salverà il mondo” ? 

…certamente è l’unica cosa che può tenerlo in vita e cercare difenderlo dal degrado sociale. 
 
Un libro che ha segnato la sua vita? 
 
Il pendolo di Foucault di Umberto Eco. Più che altro mi ha molto appassionato.