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Bussadori fa causa per mobbing

La dirigente sostituita all'urbanistica da Brunner per fare posto a Zerzer rinuncia al ricorso al Tar. L'avvocato Janes: "Dato l'ingiusto trattamento che le è stato riservato, chiederemo un risarcimento, anche per il danno di immagine".
Virna Bussadori
Foto: ASP/Vera Brunetti
  • Non un ricorso al Tar, ma una causa di lavoro con richiesta di risarcimento danni, e l’accusa di mobbing nei confronti dei vertici politici. E’ questa, “non essendo intenzione della dottoressa Virna Bussadori rivestire di nuovo il ruolo di Direttrice della Ripartizione Natura e paesaggio”, la strada giudiziaria scelta dall’avvocato Igor Janes insieme alla propria assistita per far valere le proprie ragioni “dato l’ingiustificato trattamento che le è stato riservato”. Secondo il legale, ciò le consentirà di ottenere il risarcimento per tutti i danni subiti, compreso il danno d'immagine. Inoltre, sussisterebbero anche i presupposti per configurare il reato di mobbing, ha affermato l'avvocato della Bussadori a SALTO. La dirigente nel frattempo ha preso la guida della Ripartizione Patrimonio che fa capo all’assessore Christian Bianchi e non ha evidentemente intenzione di tornare ad occupare il ruolo che aveva in precedenza, come sarebbe accaduto se avesse vinto il ricorso al Tar che era stato inizialmente ventilato.

    Come si ricorderà la vicenda esplose in piena estate, ad agosto, quando all’improvviso divenne chiaro che l’assessore Peter Brunner aveva piazzato al vertice della strategica ripartizione urbanistica Florian Zerzer, informatico, per decenni dirigente nel settore socio-sanitario. La levata di scudi generale – protestarono tutti, dagli urbanisti alla commissione pari opportunità, non servi a far cambiare idea a Brunner. Qualche settimana dopo si apprese che uno dei vari motivi di scontro tra Bussadori e Brunner era una vicenda che raccontammo anche su SALTO.

    Secondo il più recente sondaggio sul gradimento dei politici  pubblicato venerdì scorso dal settimanale SWZ, Peter Brunner  ha subito un contraccolpo per la vicenda legata all’acqusito di una baita sull’Alpe di Luson che ha peggiorato la sua immagine pubblica.