Quando Bolzano era tutta un mercatino
Una collega, su Facebook, lamenta il fatto che – a dispetto di un appalto di non so quante centinaia di migliaia di euro assegnato all’uopo dalla giunta Caramaschi – le vie di Bolzano (credo però si riferisse a quelle del centro storico) sono ancora prive delle (tradizionali?) luminarie natalizie. Ovviamente in calce alla “denuncia” sono fioriti i commenti, tra i quali ho apprezzato quello di chi ha fatto notare la tristezza in un certo senso intrinseca al concetto stesso di luminaria. È vero, specie per Bolzano (o meglio per il suo centro storico), che – nonostante gli sforzi dei cementificatori e di chi dà loro spago e licenze – è ancora una bellissima città. Sarebbe bellissima senza luminarie e – mi sia concessa l’eresia anticonsumistica – anche senza mercatino di Natale. Tesi che poi tanto anticonsumistica non è, in quanto ritengo che Bolzano fosse già, soprattutto prima l’avvento del Christkindlmarkt (questa mi è venuta bene, l’avvento del Christkindlmarkt), un mercatino di Natale.
Perdonate la mia nostalgia pauperistica, ma tale la ricordo nei primi anni dopo aver raggiunto la maggiore età, con i primi soldi in tasca, quando comprare un capo d’abbigliamento nelle boutique sotto i Portici o bere un bicchiere di Lagrein da Vino Wein mi sembrava appunto Natale. Il mercatino – quasi un non luogo di una tradizione posticcia, artefatta, un po’ cinese – è diventato indispensabile quando nei negozi del centro storico si è finiti a vendere quello che si vende nei centri storici di tutte le altre città d’Italia. Alla stessa maniera, forse le luminarie servono per riaccendere entusiasmi ormai quasi definitivamente sopiti