Unterberger, Julia
Foto: RAI Südtirol
Società | IL CAPPUCCINO

Il coraggio di Julia

Il caso Unterberger testimonia che il cattivo giornalismo continua ad inquinare il lavoro della stragrande maggioranza dei professionisti dell'informazione.

Attenta, per quello che può e di sicuro con tanti limiti, ad errori e contraddizioni dei nostri politici, questa rubrichina si trova questa volta a lodare uno di loro. Si tratta di Julia Unterberger, senatrice e a capo del Gruppo per le Autonomie al Senato, protagonista sabato scorso di un episodio dalle molte facce, tutte gravi ed esemplari in negativo. 
Lo abbiamo già scritto in un brevissimo commento al pezzo di politica di Salto.bz sulla rielezione di Sergio Mattarella: Julia Unterberger è stata l'unica voce corretta e responsabile in un assordante coro di dilettanti allo sbaraglio con poche idee e anche confuse.
Un parere, il nostro, troppo generoso? No. Vediamo.

La senatrice è stata l’unica che ha raccontato ai cronisti all’uscita dal Quirinale che cosa si sono detti tutti i capigruppo dei partiti presenti nel Parlamento italiano e Sergio Mattarella. Lo ha fatto in italiano e con molta chiarezza


La senatrice è stata l’unica che ha raccontato ai cronisti all’uscita dal Quirinale che cosa si sono detti tutti i capigruppo dei partiti presenti nel Parlamento italiano e Sergio Mattarella. Lo ha fatto in italiano e con molta chiarezza. 
Poi, è stata richiesta di parlare in tedesco da una emittente tv di Muttersprache tedesca. E ha, ovviamente, acconsentito. Salvo essere interrotta polemicamente da un cronista presente.
Ecco lo scambio di battute così come è stato riportato da un pezzo di cronaca di Christoph Franceschini:

Julia Unterberger (zu van den Driesch): Reden wir auf Deutsch?
Journalist im Hintergrund: Sprechen Sie Deutsch? ma l'Italia non è Deutsch
Unterberger: Sono la presidente del gruppo per le Autonomie. Adesso, un po di rispetto, parlo in tedesco, va bene?
Journalist im Hintergrund: Siamo in Italia però
Unterberger: Si va be, ma anche il Sudtirolo è in Italia e li si parla....
Journalist im Hinterrgrund: Il sovranismo è finito insomma
Unterberger: Non è  sovranismo, voi dovete accettare il diverso.

Prescindiamo, almeno qui, dai rapporti tra i senatori Svp nel parlamento italiano e il gruppo editoriale in regime di monopolio Athesia.
Fermiamoci al fatto giornalistico, peraltro ben raccontato da una esperta cronista del quotidiano Alto Adige, domenica 30 gennaio. Un personaggio pubblico (Julia Unterberger) risponde ad alcuni giornalisti, prima in italiano. E deve mettere le mani avanti perché ci sono un paio di vocine che le chiedono se per caso Mattarella fosse arrabbiato per la richiesta dei partiti di farsi rieleggere presidente. E così via.

Questo è cattivo giornalismo. Far dichiarare alla persona intervistata quello che si vuole che questa persona dica non è deontologico e, anche, vecchio come il cucco nella prassi giornalistica


Questo è cattivo giornalismo. Far dichiarare alla persona intervistata quello che si vuole che questa persona dica non è deontologico e, anche, vecchio come il cucco nella prassi giornalistica. Non usa più, ci si rende anche ridicoli.
Poi, c’è il fatto linguistico-culturale. Julia Unterberger (come chiunque di noi) è libera di rilasciare dichiarazioni nella lingua che crede (in Sudtirolo da anni alcuni politici rispondono anche in dialetto e nessuno si scandalizza). Una delle vocine non professionali presenti sabato scorso davanti al Quirinale ha anche insinuato con la senatrice che “qui siamo in Italia”. Altro motivo per cui i proprietari e le proprietarie di queste vocine si debbano sentire cronisti dimezzati e non professionali, non solo semplicemente scortesi e provinciali che più provinciali non si può.
L’episodio si propone dunque come una doppia, forse persino tripla, testimonianza e cartina di tornasole che il cattivo giornalismo continua ad inquinare il lavoro della stragrande maggioranza di giornalisti che sono invece responsabili e corretti.
Queste vocine sono il pendant di quei manichini politici che abbiamo visto sfilare, anche inciampando come nelle Comiche di Stanlio ed Ollio, nei giorni delle elezioni del nuovo presidente della Repubblica italiana.