Caro affitti, ritornerà il co-housing?

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Con il Disegno di legge provinciale "Riforma Abitare 2025", il cui iter è stato da poco avviato, si è ritornato a parlare del co-housing, il progetto che prevede di dare ai giovani un alloggio a prezzo calmierato, in cambio di iniziative di volontariato per la comunità, per i vicini di casa, per gli anziani. Il riferimento era già presente in una legge del 1998 che disciplinava le iniziative volte a riservare degli alloggi per progetti abitativi multigenerazionali o di co-housing appunto. La nuova norma riprende il concetto e lo allarga, includendo le nuove costruzioni. A confermarlo è Luca Critelli, direttore del Dipartimento Edilizia abitativa: "Il co-housing, così come altre forme abitative innovative, è previsto dalla legge come modalità nella quale possono essere realizzati i progetti di edilizia abitativa di utilità sociale, che con la nuova legge possono riguardare sia la ristrutturazione di immobili esistenti, una possibilità già oggi prevista, che nuove costruzioni".
Ma quali sono i precedenti di questa iniziativa? -
Il precedente del "Rosenbach"
Partito nel 2017 e terminato definitivamente tre anni dopo, nel periodo Covid, il progetto Rosenbach è il caso più noto di co-housing rivolto ai giovani altoatesini messo in piedi dalla Provincia di Bolzano. L'idea era nata dall'allora assessore provinciale alla cultura Christian Tommasini con l'obiettivo di aiutare i giovani a lasciare la casa dei propri genitori. L'accordo fra IPES, la Ripartizione Patrimonio e Ripartizione Cultura aveva portato all’ideazione del co-housing che - grazie all'assegnazione del bando - era stato gestito dalla Cooperativa Irecoop Alto Adige. Nel concreto 16 appartamenti e 35 posti letti erano stati riservati a ragazze e ragazzi fra i 18 e i 35 che, con l'impegno di mettere in piedi un progetto culturale di cui potesse beneficiare il quartiere circostante, avrebbero pagato un affitto di soli 130 euro. In sostanza, alla trentina di giovani coinvolti è stato detto: "Affitto basso, in cambio di attività di volontariato". Un win-win, insomma.
Da quando Tommasini ha lasciato la Giunta provinciale, però, non c'è stata più la volontà politica di portare avanti il progetto. "Con lo scadere del bando - spiega a SALTO Teresa Pedretti, direttrice di Irecoop - l'allora assessora provinciale al sociale e all'edilizia abitativa Waltraud Deeg ha deciso di affidare l'edificio (dato in quel momento in gestione ad IPES Ndr) ad altro". Infatti, negli anni non è stata fatta più nessuna gara per la gestione del co-housing, che è così scomparso dal panorama locale. Rimasti inutilizzati un paio di anni, tra il 2020 e il 2022, successivamente gli spazi sono stati riconvertiti e gli appartamenti sono attualmente utilizzati per ospitare le utenti dell’IPAI (Istituto Provinciale di Assistenza all'Infanzia) del capoluogo. Nello specifico si tratta di madri con bambini piccoli.
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Co-housing? "E' ancora una buona idea"
Secondo Pedretti, però, sul co-housing sarebbe giusto tornare a scommettere. "Parlo da cittadina: dover spendere 900 euro minimo per un monolocale è insostenibile per molti giovani. Sui genitori, con stipendi nella norma, non si può fare affidamento. E questo è un dato di fatto. Pensare al co-housing, quindi, è una buona idea. Fare volontariato per pagare meno può essere una delle strade vincenti per far fronte all'emergenza".
E, con questa legge, forse, qualche spiraglio potrebbe esserci. E allora, sarebbe da rilanciare il "modello Rosenbach"? "In parte", risponde ancora Pedretti. "Sicuramente è una proposta che agevola i giovani e viene incontro alla comunità, ma credo che la cosa migliore per fare oggi co-housing sia sfruttare gli alloggi, tipo quelli IPES, situati in luoghi diversi di una città. Nei quartieri, quindi. Senza mettere tutti i giovani che aderiscono al progetto nella stessa struttura", conclude. -
Abitare giovane e canone sostenibile
Parallelamente, per far fronte all'emergenza abitativa, a giugno dell'anno scorso l’Istituto per l’edilizia sociale aveva annunciato da Pineta di Laives l'avvio del progetto "Abitare giovane". Ma non tutto è andato secondo i piani. L’edificio in zona Toggenburg a Pineta di Laives, composto da due blocchi indipendenti, con 30 appartamenti, che vanno dai 48 ai 92 metri quadrati per blocco, sarebbe dovuto essere destinato al 50% (15 alloggi) al cosiddetto canone sociale, quindi al "ceto medio", e per la restante pare ai giovani. "Ma non si è riusciti a individuare gli utenti per il canone sociale. Non c'era domanda - dice la presidente dell'IPES, Francesca Tosolini - perché il bando, così com'era scritto, non ha portato risultati". Di conseguenza, sono cambiati i requisiti. "Si è passati a selezionare le domande con un bando a canone sostenibile, che considera parametri differenti. E questa volta sono arrivate molte domande e, quindi, si è raggiunto l'obiettivo", continua ancora Tosolini. Dunque, ad oggi risultano essere tutti occupati i 30 appartamenti a Pineta di Laives. In più, sempre riservati al canone sostenibile, sono stati individuati da IPES 30 alloggi a Merano e 60 a Bolzano. Le domande per ottenere la casa sono state chiuse, con successo, a inizio febbraio. Ora verranno stilate le graduatorie basate sulla situazione economica del nucleo familiare tramite DURP (Dichiarazione unificata del reddito e del patrimonio).
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