Un mondiale che Bolzano ricorderà
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Sabato sera (4 maggio), con la vittoria dell’Ungheria sulla Slovenia, si sono conclusi i Mondiali di Hockey division 1 A Bolzano 2024. E’ stata una settimana entusiasmante ed indimenticabile per i bolzanini appassionati di hockey. La classifica finale, incerta e strettissima fino ai minuti finali dell’ultimo incontro del torneo, ha visto dunque prevalere l’Ungheria con 11 punti nelle cinque partite, seguita a 9 da Slovenia, Italia e Romania, quindi Giappone a 4 a Corea del Sud a chiudere con 3 punti.
Le squadre che l’anno prossimo parteciperanno al Campionato Mondiale Top Division, il campionato mondiale “vero” che assegna il titolo di Campione del Mondo, saranno Ungheria e Slovenia mentre la Corea del sud retrocede in “serie C”, il Campionato Mondiale division 1 B. La compagine slovena ha prevalso su Italia e Romania in ragione degli scontri diretti a suo favore. Gli azzurri sono quindi terzi e, fallendo la promozione, giocheranno ancora l’anno prossimo in divisione 1 A.
Detto questo, non possiamo che avere l’amaro in bocca e un po’ di quella particolare malinconia da fine di una bella esperienza. Il rammarico è forte perché la promozione è stata veramente ad un passo: a tre minuti dalla fine della partita tra slavi e magiari tutte le opzioni erano ancora aperte. Il destino degli azzurri, segnato ovviamente dai risultati altalenanti delle giornate precedenti, sarebbe stato diverso in caso di vittoria degli ex-yugo. In quel caso la Slovenia si sarebbe aggiudicata il torneo e l’Italia sarebbe arrivata seconda, con promozione, in ragione del complicato sistema della classifica avulsa.
La giornata conclusiva della manifestazione ha visto sul ghiaccio del Palaonda tre magnifiche partite, degne del notevole livello complessivo di tutto il Campionato Mondiale che andava a concludersi.
La partita delle 12.30 tra Giappone e Romania ha confermato la grande crescita della squadra rumena che ha avuto ragione dei nipponici (4-1). Dopo le prime due pesante sconfitte delle prime giornate (6-1 6-1 con Italia e Slovenia) la Romania ha avuto una crescita esponenziale, vera e propria metamorfosi tecnica e agonistica, non ha più sbagliato niente, battendo nell’ordine i futuri campioni sloveni nel terzo turno e le squadre asiatiche nelle ultime due partite. Non c’è dubbio che, se avessero giocato con analoga tecnica ed intensità i primi match, oggi avremmo potuto essere a disquisire di una sorprendente promozione rumena.La partita di chiusura tra Slovenia e Ungheria è stata di grande livello tecnico e agonistico, giocata in una cornice di pubblico unica ed indimenticabile.
Nella partita pomeridiana gli azzurri hanno regolato nettamente, quasi in scioltezza, la Corea del Sud per 8-1 in una buona prestazione corale e dimostrando una evidente crescita soprattutto in attacco. Va comunque sottolineata ancora una certa incostanza, con evidenti alti e bassi; il secondo drittel con un unico gol, coreano, parla chiaro. Discreta la risposta della difesa al veloce e mobile attacco coreano, contro cui, va detto, un po’ di fisicità sembra sufficiente a bagnare le polveri degli iperattivi attaccanti asiatici. Solo una vittoria sulla Corea, con buon bottino di gol per migliorare i parametri della differenza reti e dei gol fatti, poteva lasciare vive le speranze azzurre di promozione. Missione compiuta.
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La partita serale avrebbe dunque chiuso la manifestazione e deciso ogni cosa. Le complicate regole per la definizione della classifica, dopo lunga analisi, disquisizione e addirittura una nota di chiarimento dell’ufficio stampa della federazione italiana proponevano due scenari a questo punto semplici: vittoria Slovena con vittoria anche del torneo e Italia seconda e promossa oppure vittoria Ungherese con vittoria anche del torneo, Slovenia seconda e promossa, Italia inutilmente terza. Questo a prescindere di vittorie nei tempi regolamentari o all’eventuale overtime. Vittorie contro sconfitte.
Va detto, per inciso, che il torneo à stato così vario ed aperto, che all’inizio dell’ultima giornata per l’italia non era ancora matematicamente esclusa la retrocessione come ultima. Di fronte a una sconfitta con la Corea del Sud e a una combinazione particolare di risultati sarebbe stata ancora possibile questa drammatica beffa, consumata per di più in casa. Un vero incubo aleggiava tra i tifosi italiani.
La partita di chiusura tra Slovenia e Ungheria è stata di grande livello tecnico e agonistico, giocata in una cornice di pubblico unica ed indimenticabile. In tanti anni di hockey in questo palazzo non si era mai assistito ad una partita in cui due numerosissime e caldissime tifoserie si fossero confrontate (quasi) alla pari per numero, cori, colori e danze. Le tribune ovest invase dalla folla tricolore (stessi nostri colori) ungherese, gioiosa, rumorosa e perfettamente organizzata. Un migliaio o più di caldi e scatenati tifosi, donne, uomini, ragazzi e bambini. La gradinata est con gli sloveni, appoggiati in cori e presenza numerica da molti tifosi italiani a cui erano chiari gli scenari possibili.
Rimandando per il dettaglio di questa ultima partita al lancio di ieri su Salto, si è trattato, secondo me, della partita più intensa e tecnicamente valida del torneo. La Slovenia, comunque promossa anche in caso di sconfitta, ha giocato la partita al massimo scacciando ogni eventuale dubbio dalle teste dei tifosi italiani. D’altronde una medaglia d’oro, un balzo nel ranking e qualche soldo in arrivo dalla federazione internazionale qualcosa valgono… Dal punto di vista tecnico e della qualità complessiva del gioco la Slovenia ha dimostrato a mio avvisomla miglior quota complessiva, esprimendo un gioco spesso preciso e ben strutturato, con buona prevalenza agli angoli, vari ed efficaci sistemi di ingresso nel terzo e di gestione della circolazione. L’Ungheria ha dimostrato ottima applicazione e precisione, in un sistema di gioco complessivamente più semplice ma indubbiamente efficace: tanta tenacia e determinazione.
Anche a livello di tiri e di occasioni è stata piuttosto netta la prevalenza degli slavi che però sono letteralmente andati a sbattere contro il forte portiere magiaro Bence Belizs, a mio avviso MVP del torneo. Il forte portiere di 33 anni che milita nella Elite Lega Norvegese nelle fila dello Sapsborg, nelle due partite decisive contro Italia e Slovena ha parato tutto il parabile e anche qualcosa di più. Nella partita conclusiva con la Slovenia il terzo drittel difendeva la gabbia sud, esattamente sotto la sala stampa. Abbiamo visto direttamente coi nostri occhi, a pochi metri da noi, almeno tre grandi parate decisive per la partita e il torneo intero. Veramente notevole. A quel punto con il punteggio bloccato sull’1-1 e la supremazia del tutto sterile degli Sloveni, a tre minuti dalla fine si è semplicemente compiuta la regola dell’hockey: squadra che domina e non segna prende gol e perde. Non si tratta di un’impressione ma di una regola statistica certificata. Che poi in tutto questo ci siano la fortuna, il karma o come vogliamo chiamarlo lascio ad ognuno pensarlo. Così al minuto 17.09 del terzo tempo il gol in powerplay dell’ungherese Papp ci ha fatto provare ancora una volta quella doccia fredda che ogni tifoso di hockey conosce bene e ha provato fin troppe volte. L’Ungheria vince il torneo e l’Italia porta a casa un inutilissimo bronzo. -
L'Italia
L’Italia dunque anche questa volta non ce l’ha fatta ad ottenere la promozione e il ritorno dopo molti anni nelle classi che contano di questo magnifico sport. Però a differenza del mondiale inglese dell’anno passato mon credo si debba parlare di totale fallimento. L’anno scorso le prestazioni degli azzurri sono state indecorose fino all’irritante. Difesa inesistente, attacco leggerissimo, portieri di livello medio che giocano sotto il loro già discutibile livello. La Nazionale di quest’anno, come già analizzato nel pezzo precedente, ha dimostrato certamente limiti difensivi e problemi di amalgama e intesa in avanti, ma all’interno di un sistema almeno riconoscibile, in miglioramento durante il torneo. Certamente bisogna lavorare sulla difesa. Il roster difensivo di fianco a giocatori di assoluto livello, ricordiamo Larkin eletto miglior difensore del torneo, ma anche Trivellato, Seed e Spornberger ha evidenziato lacune tecniche e di posizione piuttosto evidenti. A tratti inguardabile la quarta linea di difesa con un Insam riciclatosi difensore a fine carriera, quanto meno incerto nella posizione e un impreciso Glira in perenne ritardo.
Soddisfacente la produzione d’attacco. L’Italia con 20 gol fatti è la compagine con la più copiosa produzione. Sarò di parte, ma mi pare che il blocco bolzanino sia stato di livello superiore. Le statistiche lo confermano con Matenuto, Frank e Frigo a 5 punti complessivi assieme a Marchetti e Salinitri. Sotto tono Gazley imprigionato in una linea con Catenacci centro, che come spesso accade sprigiona tanto fumo, producendo ahimè pochissimo arrosto.Prima dei saluti non si può non fare almeno accenno alla straordinaria organizzazione dell’evento e soprattutto all’incredibile pubblico. Forse anche grazie la posizione quasi centro europea della nostra città, ma dalle tre nazioni europee sono arrivati centinaia e centinaia di tifosi. Gruppi colorati e rumorosi, musiche e danze nelle affollate strutture dell’accoglienza fuori il Palaonda e una città invasa da gruppi con le riconoscibili maglie dell’hockey fino alle ore del mattino. Grande cordialità e amicizia e fiumi di birra. Un successo di immagine, di pubblico, di efficienza di cui andare veramente fieri e di cui ringraziare gli organizzatori. Nell’ultimo periodo raramente mi capita essere fiero della nostra città: i mondiali di hockey di Bolzano del 2024 sono stati un evento di cui essere soddisfatti e che serberemo tra i nostri migliori ricordi. Avevamo la promozione a portata di mano, allora sarebbero veramente stati memorabili. Ma ci riproveremo. La Nazionale adesso c’è, facciamola crescere e in qualche anno andremo a giocarcela nei Mondiali, quelli veri. Quelli con i Canadesi, i Norvegesi, i Cechi e tutte le altre grandi scuole hockeistiche mondiali.
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Tifo da stadio
Una nota - che per una svista collettiva non era dall'inizio alla fine dell'articolo - va fatta anche sul tifo bolzanino. La Curva Nene e Michi si è sbattuta davvero tantissimo. Nella foto si possono vedere le coreografie realizzate dai Figli di Bolzano, molto belle e per nulla scontate, che difficilmente si sarebbero viste in altri palazzetti del ghiaccio italiani. Poi nel settore D, negli appuntamenti importanti, è un po' sempre la solita storia: ci sono centinaia di tifosi occasionali poco o per nulla collaborativi, per cui, soprattutto nella serata contro l'Ungheria il fattore decibel è stato penalizzante. Per non parlare del resto del "palazzo" che fatica a farsi trascinare anche se ci trovassimo in gara 7 della finale di Stanley Cup. Ciò detto, comunque, la Curva ha onorato l'impegno con grande sforzo e un impegno all'altezza della competizione. (fg)