
Lo Scoiattolo scuoiato
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I bolzanini sanno bene quant’è dura convivere con i mercatini di Natale. Ma forse i bolzanini non sanno quant’è stressante vivere a Trento, città dei festival, quando ci sono i festival. Non tanto per il caro vecchio Filmfestival della montagna (ad aprile), che non smuove cariche statali, vip internazionali né troupe tv, ma il Festival dello Sport in autunno e, soprattutto quello dell’Economia a fine maggio, sono una specie di assedio combinato e disposto ai nostri nervi.
Assessori e Associazione provinciale del turismo conoscono solo i parametri quantitativi.
L’overtourism e la gentrificazione ci sono anche a Trento, mica solo a Barcellona. D’altra parte, assessori e APT (Associazione provinciale del turismo) conoscono solo i parametri quantitativi e dunque ogni anno bisogna battere i record di affluenza. Altro che numero chiuso. Anche i numeri dei relatori sono ipertrofici e bulimici: 650! Impossibile valorizzare quelli bravi, quasi tutti ridotti a interventi spot, stile tv, che scontentano gli intenditori in cerca di approfondimenti.
Il Festival dell’Economia, conosciuto anche come Festival dello Scoiattolo o festival arancione, nell’ultimo triennio è diventato vieppiù inquinante per via dell’inedito allineamento tra il centrodestra al potere in Piazza Dante e la destra al comando a Palazzo Chigi. Risultato: una ventina di ministri in tre giorni in città e incessante sorvolo di elicotteri per garantirne l’incolumità rispetto alle trame oscure dei pericolosi bombaroli tridentini.
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L'invasione dei ministri
Quando a Trento governava il centrosinistra e il Festival lo sfornava la premiata ditta Laterza-Boeri (licenziati da Fugatti ed emigrati a Torino dove hanno inventato il Festival internazionale dell’economia, calendarizzato in coda a quello di Trento ma senza scoiattolo e per ora senza la fama del nostro) i ministri berlusconiani et similia quassù non arrivavano proprio, nonostante gli inviti degli organizzatori. Era arancione tendente al rosso e così lo snobbavano.
Siamo invasi dai ministri più discussi e inquisiti.
Da quando Fugatti ha messo lo Scoiattolo in mano al confindustriale Sole 24Ore e il sole melonista illumina l’Urbe, siamo invasi. A cominciare dai ministri più discussi e inquisiti, come Santanchè, della cui salita a Trento non è rimasta memorabile alcuna ricetta per il turismo nazionale ma solo la battuta contro Fugatti: “Dovrebbe avere le palle, se ce l'ha con il Governo, di prendersela con me, con gli altri ministri, con la presidente Giorgia Meloni. Ma perché se la deve prendere con un'assessore brava come Francesca Gerosa?”.
Una deriva stilistica e lessicale mai vista, all’ombra dello Scoiattolo. D’altra parte, hanno invitato pure il terribile Cruciani “Zanzara”, emblema dell’IperQualunquistaAggressivo, con cui il Fugatti si è fatto fotografare e a cui ha dedicato un elogio sperticato: “Con il suo stile diretto e senza filtri ha acceso il dibattito e portato una ventata di sana provocazione”. Mah. E pensare che il titolo generale del Festival era un larghissimo "Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio". Altro che la Gerosa al bivio.
Lo sdegno fratellista verso l’arroganza del Leghista
Già, perché per festeggiare la ventesima edizione con uno spettacolare sfoggio di muscolatura leghista, Fugatti ha deciso di degradare sul campo, proprio alla vigilia, la sua vicepresidente Gerosa, fratellista d’Italia, togliendole alcune deleghe e sostituendola come vice col fido Spinelli (nonostante il cognome diseducativo), come reazione allo sgarbo fattogli pochi giorni prima dal Consiglio dei ministri, che ha deciso (a maggioranza, Lega contraria) di fare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge elettorale provinciale trentina. Che consentirebbe a Mau Fu Gat, il condottiero della lunga marcia salvinista, di farsi rieleggere una terza volta, nel 2028, alla presidenza della Pat.
Siccome qui, a differenza che in Alto Adige, c’è l’elezione diretta del presidente della Provincia, è chiaro che questi eletti dal popolo sovrano (da Dellai a Rossi a Fugatti) devono mostrare i muscoli del Capitano (“tutti di plastica e di metano”, direbbe De Gregori).
Il principio dell’alternanza e della limitazione del potere è generale e superiore alle prerogative delle autonomie.
Ma è proprio per limitare l’eccessivo potere dei presidenti voluti dal popolo che la Corte costituzionale ha già bocciato il terzo mandato per le Regioni ordinarie, e non c’è motivo, secondo gli illustri costituzionalisti trentini De Pretis e Toniatti, che decida diversamente solo per rispetto delle autonomie speciali. Perché il principio dell’alternanza e della limitazione del potere è generale e superiore alle prerogative delle autonomie.
Aperta la diga dalla Santanchè, tutti i suoi colleghi fratellisti saliti a Trento hanno ritenuto loro dovere buttarsi a capofitto nella polemica, per dichiarare la loro solidarietà a Gerosa e il loro sdegno verso l’arroganza del Leghista veronese (Fugatti è nato a Bussolengo ed è cresciuto nella terra di confine di Avio, a cavallo tra Asburgo e Savoia).
La resa dei conti durante il Festival
Photo-opportunity ministeriali con Gerosa, dunque. E titoli dei quotidiani locali sui ministri polemizzanti anziché sui premi Nobel lezionanti (alcuni peraltro da remoto). Se Fugatti fosse un uomo di eleganza e di sapienza, avrebbe rinviato la resa dei conti a dopo il Festival, se non altro per rispetto degli ospiti internazionali dello Scoiattolo, ma invece ha usato proprio quel palcoscenico per inscenare la prova di forza.
Il Festival internazionale di Torino, per dire, per ora, non può competere in fama: 2.429 follower contro 20.646 su Facebook, ma è nato da poco, difficile che possa scalzare uno Scoiattolo ormai ventenne, che oltretutto con il suo colore arancione, in perfetto pendant con quello del Sole 24 Ore, s’impone. Ma proprio per questo la solennità della ventesima edizione del Festival trentino - che non sarà importante come l’80° della Liberazione dal nazifascismo o come l’80° della fondazione del giornale Alto Adige ma una certa importanza ce l’ha - è passata in secondo piano rispetto agli schiaffi fra alleati destrorsi.
A Fugatti piace dichiararsi uomo pragmatico e alieno alle “visioni”.
Mau Fu Gat ha drammatizzato la contesa Trento-Roma, tra due governi omologhi, un po’ omofoni ma non perfettamente omogenei. A Fugatti piace così, così come gli piace dichiararsi uomo pragmatico e alieno alle “visioni”: l’ha dimostrato anche questa settimana nell’aula del Consiglio provinciale, quando avrebbe dovuto spiegare il rimpasto e la degradazione della Fratellina sua vice, e si è limitato ad un’asciuttissima comunicazione, e ad ignorare, con lo sguardo e con l’attenzione, l’intervento accorato dell’ex vice silurata. Le opposizioni dicono che è un penoso scontro di bassa politica destrorsa e che “non è stato un bello spettacolo” l’ha ammesso perfino il capogruppo della Lega, il Mito Mirko Bisesti.
Ovviamente la giunta Fugatti bis resta in piedi perché comunque ha una maggioranza blindata ma la guerra fratricida (fratelli contro sorelle, salvinisti contro melonisti) autorizza il centrosinistra a sperare di avere qualche chance in più, la prossima volta, di tornare al governo della Provincia. Il sindaco di Trento scalda i muscoli per farsi trovare pronto all’impresa. Ma il 2028 è lontano ancora tre anni luce. Si rimetteranno d’accordo, i gatti litiganti?