un paese in pugno
Non essendo l’intera vicenda già abbastanza grottesca anche Renato Schifani ha voluto dare il proprio contributo, chiedendo al Presidente del Senato Pietro Grasso la sostituzione di alcuni membri della Giunta, che dovrà decidere in merito alla decadenza di Silvio Berlusconi, colpevoli a suo dire di aver violato “elementari principi di riservatezza”. Immediata la replica : “non ne vedo il motivo”, sulla scorta di un preciso regolamento che disciplina il potere di rinnovare i componenti della Giunta. Niente da fare, risposta insoddisfacente e infatti è arrivata come un missile la solita minaccia coniugata all’ordinaria prepotenza sulla tenuta del Governo.
Fanno eco sulla strada della litania della “persecuzione dell’innocente”, condannato per evasione fiscale, gli strali minacciosi di Altero Matteoli e di Angelino Alfano; il primo chiede “al PD delle risposte precise”: se ci sono il Governo andrà avanti, altrimenti “non possiamo più stare insieme”. Il secondo, non avendo digerito l’esito dell’incontro avuto la scorsa settimana con il Presidente del Consiglio Letta ha lanciato l’ennesima dichiarazione ricattatoria appesa al nulla : “il PD dica una parola chiara sulla non retroattività della legge Severino”. Il messaggio è palese: o ci dai una mano a salvare il nostro Leader, o casca il Governo. Ma il PD rimanda il tutto al mittente: la decisione è stata presa e pare addirittura in maniera compatta (per ora).
Spettatore attonito di questo pietoso giochino, il cittadino: quello comune, quello che vive nell’unico paese G7- Eurozona in recessione.