Politica | La stampa tedesca

Germania: Lampedusa è un disonore per l'Europa

Per i giornali tedeschi la tragedia di Lampedusa è un problema comunitario: servono nuove leggi, più giuste e solidali. E si ricorda che in Germania i richiedenti asilo sono il doppio rispetto all'Italia.

BERLINO - La tragedia di Lampedusa campeggia su quasi tutte le prime pagine dei giornali tedeschi. Come un “film dell'orrore” ha scritto Der Spiegel raccogliendo le voci e le impressioni dei soccorritori, si è consumata l'ennesima carneficina nella grande tomba marina del Mediterraneo. Il settimanale apre sul sito con la polemica sui possibili ritardi dei soccorsi all'imbarcazione in difficoltà e si pone la domanda se la guardia costiera abbia reagito tempestivamente o no: “Hat die italienische Küstenwache falsch auf die Notlage eines Flüchtlingsboots vor Lampedusa reagiert?”
Un affare europeo, titolano i giornali. Nessun Paese può chiamarsi fuori da quanto è accaduto. L'immigrazione è un problema “assoluto” della politica e deve essere rimesso al centro dei programmi della Commissione europea. Serve una legge adeguata a dare una risposta alle aspettative e alle richieste di aiuto di tutti quegli esseri umani che salgono dall'Africa e dagli altri Paesi poveri del mondo per cercare un luogo nel vecchio continente dove poter vivere in pace. 

Il commento più duro è stato pronunciato dal Bundespäsident Joachim Gauck, che ha criticato le politiche europee in tema di immigrazione definendole “inumane”: «Difendere la vita dei migranti e ascoltare le loro richieste sono i fondamenti del nostro diritto e del nostro sistema di valori. Come abbiamo potuto vedere da questa tragedia i migranti sono persone vulnerabili. Hanno diritto alla protezione e all'ascolto. Togliere lo sguardo e lasciarli navigare verso una morte prevedibile è un oltraggio ai nostri valori europei”.

Il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, parla di un “enorme disonore per l'Europa” e invita la Germania ad ospitare un maggior numero di immigrati in modo da mitigare la pressione sull'isola di Lampedusa. 
“Un attentato all'umanità, che l'Europa non può legittimare” ha commentato il responsabile della commissione per i diritti umani al Bundestag, il verde Tom Koenigs.  

Difende invece le politiche migratorie il ministro dell'interno Hans Peter-Friedrich (Cdu) ricordando, in una intervista a Welt am Sonntag, come la Germania quest'anno abbia aiutato circa 80 mila migranti. Secondo il ministro va invece rafforzata la lotta contro la criminalità organizzata degli scafisti che sotto false promesse trasportano uomini, donne e bambini in situazioni di pericolo fino a condurli a volte fino alla morte. (Die Schleuserverbrecher seien es, "die die Menschen mit falschen Versprechungen in Lebensgefahr bringen und oftmals in den Tod führen").

In un editoriale sul Tagespiegel dal titolo “Es sind Europas Todes” Andrea Dernbach scrive che “l'Italia ha fatto quello che l'Europa avrebbe dovuto fare: ha indetto una giornata di lutto” per tutti i morti che sono annegati “nella grande tomba” del Mediterrano (“Das Mittelmeer ist das große Grab Europas geworden”): «E' venuto il momento – aggiunge l'editorialista – di una politica migratoria, che non risponda soltanto ai pretestuosi interessi dell'Europa ma che ricollochi i migranti al centro». 

E sulla necessità di rivedere la legislazione europea in fatto di migrazione interviene anche la Süddeutsche Zeitung: “L'Europa ha bisogno di una politica liberale in fatto di migrazione”.

Il Tagesspiegel smonta l'idea che l'Italia sia stata lasciata sola a gestire la pressione migratoria. Riprendendo i dati dell'UNHCR emerge che la Germania dal 2008 al 2012 ha accolto il doppio di richiedenti asilo (201.350) rispetto all'Italia (107.000). Il trend di richieste nel nostro Paese è sceso del 50 per cento fra il 2011 e il 2012 dopo la cosiddetta “primavera araba” mentre in Germania è salito del 41 per cento: «Nell'elenco dei 44 paesi più industrializzati del mondo – si legge nell'articolo in seconda pagina dal titolo Immer wieder Tote – l'Italia è al dodicesimo posto in fatto di richieste di asilo».