Politica | Referendum

“Molta gente è tornata a votare”

Laives è stato il comune altoatesino con la maggior percentuale di NO al referendum. Ecco l’analisi a caldo da parte del sindaco Christian Bianchi.
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Foto: Comune di Laives

salto.bz : Sindaco Bianchi, il vostro è il comune altoatesino che più si è avvicinato al trend nazionale contro la riforma, in controtendenza rispetto al resto della provincia. Che è successo?
Christian Bianchi - Abbiamo avuto un afflusso alle urne davvero enorme, tant’è vero che l’anagrafe è stata messa sotto pressione e in un giornata ha dovuto emettere più di mille certificati elettorali. Per un comune come quello di Laives è tantissimo ed il segno evidente che ieri sono andate alle urne anche molto persone che non votavano da tanto tempo. Questo è senz'altro un aspetto positivo, verificatosi sia a livello nazionale che evidentemente anche a livello locale. E penso che per trovare un referendum con una tale partecipazione al voto si debba tornare addirittura all’epoca di quelli proposti da Marco Pannella. 

Quali i motivi del voto così favorevole al NO a Laives, rispetto al resto del territorio?
Penso che le scelte degli elettori siano state influenzate anche da chi governa in Comune. Il governo li Laives è caratterizzato da una coalizione tra centrodestra, Lega e Movimento 5 Stelle e quindi questo ha dato più risalto e forza alla posizione del NO.

Il voto referendario a Laives conferma anche al solidità della vostra maggioranza comunale?
Direi di sì, certo. Io non ho organizzato iniziative dirette sul territorio, ma da quello che è stato scritto sui giornali e i social è chiaro che a Laives sono passate con più facilità le ragioni di coloro che erano contrari alla riforma di Renzi. 

A mettere in moto i cittadini di Laives ed a farli votare in massa è stato più un voto nello specifico contro la riforma oppure un atteggiamento generalizzato nei confronti di Renzi e del suo governo?
Ieri ieri ero a sciare ad Obereggen e più volte in seggiovia mi è capitato di incrociare ragazzi molto giovani, diciamo dai 18 ai 20 anni, che discutevano sul referendum, confrontando in merito le loro posizioni diversificate. Io penso che questa consultazione, anche forse a causa della lunghissima campagna elettorale, abbia in realtà davvero coinvolto un po’ tutti. Per la prima volta nella storia forse gli italiani hanno letto la Costituzione, al di là del primo capoverso dell’articolo 1.

“Poi questo voto, come succede spesso ultimamente, è stato presentato dai media come l’ultimo della storia. Ormai siamo soliti drammatizzare tutti gli eventi che scucendo. Vedi Stati Uniti, vedi Brexit, vedi Austria. Sembra sempre che stia per arrivare una meteora in grado di far fuori tutti i dinosauri.”

E Renzi?
Il premier ha personalizzato questo voto facendolo diventare anche una sorta di referendum nei suoi confronti. Secondo me è stato un grande errore. Il tema della Costituzione doveva essere gestito in maniera molto più tecnica e politica. A Laives ne abbiamo parlato in un incontro con Pasquale Profiti e Francesco Palermo. Ecco: così andavano affrontate le cose. Tenendo la politica fuori dalla porta. 

In Alto Adige i leader della SVP hanno investito molto sul sostegno a Renzi. Ottenendo il risultato positivo di compattare il partito, ma compiendo una scelta di campo che ora produce una grande incertezza. Che accadrà?
Secondo me la SVP aveva caricato un po’ troppo questo referendum parlando del valofe di ‘protezione’ che la riforma avrebbe avuto per l’Alto Adige. In realtà per la nostra provincia e l’autonomia con la riforma cambiava ben poco. Quindi nel merito non si è perso gran che. E nella SVP ne erano consapevoli, perché aveva trovato spazio qualche punto critico nei confronti di alcuni aspetti della riforma e in ogni caso non vi era poi un così grande coinvolgimento. Ne avevano discusso e avevano trovato una linea comune, tutto qui. Il discorso era: se va bene per Renzi allora va bene anche per noi, perché tanto non cambierà più di tanto per la nostra Provincia. Quindi era un’occasione per dare una mano al premier, ma ora è chiaro che essendo Renzi crollato bisognerà capire cosa succederà nelle prossime settimane. 

Incertezza dunque. E necessità di navigare in un nuovo mare.
Sì, ma d’altronde questo si è verificato periodicamente ogni volta che in Italia cambiavano i governi. E’ chiaro che la caduta di un governo rimette tante cose sul tavolo, anche ed anche ipiù in generale i rapporti con Roma. Per la Stella Alpina era più comodo puntare su un qualcosa di già avviato e consolidato, piuttosto che dover costruire da capo. Ma è andata così.

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Massimo Mollica Lun, 12/05/2016 - 11:08

Anche lui sul carro dei vincitori! Pazzesco!
E non si vede invece come la comunità italiana guardi troppo alle vicende di Roma quando invece non si rende conto che vive in una provincia autonoma! Ed è per questo che non conterrà mai nulla!
E la colpa è di tutti gli schieramenti politici italiani!

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