Società | Podcast | Ep 41

Ci serve ancora l’8 marzo?

Serviranno 131 anni per colmare il divario di genere, dice il Report sul gender gap. Cosa fare per accorciare i tempi? Lo abbiamo chiesto alla disegnatrice Valentina Stecchi, a Sigrid Pisanu di Casa delle donne e ad Alessandra Spada dell'Archivio delle donne.
In der Streitergasse_Alessandra Spada_Valentina Stecchi_Sigrid Pisano
Foto: SALTO\Andy Odierno
  • Siamo a pochi giorni dall’8 marzo ricorrenza della Giornata internazionale dei diritti della donna attorno alla quale si creano sempre polemiche sia da parte di chi la ritiene una ricorrenza superflua che da parte di chi la ritiene strumentalizzata. Secondo il Global Gender Gap Report, ci vorranno almeno 131 anni per colmare il divario globale di genere, se è vero che la disparità di genere non si combatte a colpi di mimose, in che direzione sta andando la lotta per la parità?

  • Sigrid Pisanu (Casa delle donne di Merano): “A cosa ci portano questi fiori se l’8 marzo il telefono del centro antiviolenza squilla come tutti gli altri giorni?” Foto: SALTO\Andy Odierno
  • Negli ultimi anni, alcuni dati mostrano che giovani uomini e giovani donne tendono a votare in modo sempre più diverso, lo abbiamo visto nelle elezioni tedesche ed americane: le donne under 25 tendono verso il voto progressista e a sinistra mentre gli uomini si muovono verso il voto conservatore e la destra. Da cosa deriva questa polarizzazione?

  • Valentina Stecchi (disegnatrice): “Sui social c'è tanto femminismo ma non hanno la forza dirompente di un movimento fisico, anche perché non sono luoghi neutri ma proprietà di qualcuno” Foto: SALTO\Andy Odierno
  • Nell’attuale lotta femminista il linguaggio ha un ruolo importante, lo dimostrano l’uso di asterischi, schwa, il dibattito sul genere nei nomi professionali. Questa evoluzione linguistica su cui ci si sta tanto concentrando è una battaglia fondamentale o rischia di distogliere l’attenzione da questioni più pratiche?

  • Alessandra Spada (Archivio delle donne): “Il linguaggio non è solo una questione di forma ma di realtà, non nominare le cose al femminile è un atto di violenza” Foto: SALTO\Andy Odierno
  • Abbiamo cercato di rispondere a queste domande con le ospiti:

     

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