Economia | Aus dem Blog von Alberto Stenico

Spuntano gli asparagi e arrivano i Moldavi

Certi lavori li abbiamo definitivamente delegati agli immigrati ed abbiamo esportato molte lavorazioni. Ma qual è il modello di sviluppo vogliamo darci?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

A raccogliere i nostri ottimi asparagi locali ci pensano anche quest’anno gli operai agricoli provenienti dai Paesi dell’est Europa. 30 ore di pulmino, una permanenza breve con tante ore di lavoro, una retribuzione che essi considerano buona per loro e per le proprie famiglie.

E le cose non sembrano cambiare molto, nemmeno in un tempo di crisi come quello attuale: certi lavori sono definitivamente “per immigrati”. È una situazione normale in tutte le società, come la nostra, che si considerano “arrivate”; una percentuale dal 20 al 40% delle professioni sono occupate da immigrati.

Essi provengono da Paesi poveri “inseguitori”, nei quali vi è una grande spinta a migliorare e raggiungere i nostri livelli di vita. Tra lavorazioni che emigrano e lavoratori che immigrano c’è l’urgenza per noi di capire se sia giusto considerarci veramente “arrivati” o se non sia invece urgente avviare un percorso nuovo per la nostra economia e i posti di lavoro. Ci aspetta la salita!

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Oskar Egger Lun, 04/07/2014 - 07:21

È una domanda piú che legittima, tanto piú se si considera, che sono i soliti, pochi, ad arricchirsi con questa mano d'opera a buon mercato e che d' altro canto la burocrazia ha reso quasi impossibile servirsi delle forze di giovani studenti, anche non ancora adulti, a cui dare un contributo di lavoro farebbe bene sotto vari aspetti, proprio come un tempo.

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