Politica | Voto per la segreteria provinciale del 16 febbraio

Randi e Gnecchi: "troppa prepotenza e personalismi nel PD"

I due sfidanti di Liliana di Fede criticano le manovre di AreaDem che hanno provocato la rottura tra i renziani. E denunciano anche l'opportunismo di Spagnolli, uscito 'al momento giusto' dalla sua posizione marginale al partito.

C'è grande vivacità all'interno del partito democratico altoatesino ad 8 giorni dall'appuntamento che il 16 febbraio deciderà nuovo segretario e dirigenza
I temi sul piatto sono molti e nelle ultime ore i candidati alla segreteria Mauro Randi e Luisa Gnecchi hanno preso posizione in seguito alla presentazione della forte candidatura di Liliana Di Fede, promossa da AreaDem e sostenuta da una buona parte dei gruppi che l'8 dicembre scorso hanno sostenuto le mozioni Cuperlo e Civati

• Le critiche
Le osservazioni più critiche si rivolgono alla spregiudicatezza con cui l'attuale vicesegretario Carlo Costa (AreaDem) ha lavorato nelle ultime settimane, scegliendo di rompere con i renziani che fanno capo a Roberto Bizzo per cercare di costruire una candidatura vincente e sostenuta dal più ampio numero di esponenti di spicco del partito e componenti interne.
La scissione locale tra AreaDem e renziani di Bizzo si è consumata in particolare su alcuni specifici temi, e cioè da una parte la differente interpretazione della 'non vittoria' alle provinciali e alla concezione di democrazia interna al partito.
"Alla candidatura della Di Fede a segretario sono stati abbinati in partenza come vicesegretari Cornelia Brugger e Carlo Costa e questo è uno schiaffo alla necessità di ricompattare il partito dopo il 16 febbraio" hanno dichiarato Randi e Luisa Gnecchi. 
"Tutto nasce dall'interpretazione del voto delle primarie nazionali per la segreteria dell'8 dicembre" denuncia Randi. "Carlo Costa ritiene che il successo di Renzi a livello locale sia in gran parte da attribuire ad AreaDem, un'interpretazione discutibile sulla quale si è consumata la rottura" aggiunge Randi, manifestando anche un atteggiamento fortemente critico rispetto all'approccio di AreaDem, "fortemente improntato ad una politica nella quale l'occupazione dei posti nei consigli d'amministrazione ha un ruolo cruciale se non determinante".

• L'effetto Spagnolli
Nel dibattito infuocato si intrecciano temi politici ed ambizioni personali, e la temperatura si è alzata soprattutto dopo la discesa in campo di Spagnolli a favore di Liliana Di Fede
"Spagnolli è stato abilissimo" - dice ironicamente Luisa Gnecchi - "essendo venuto fuori al momento giusto, per rilanciarsi all'interno del partito e con la prospettiva di essere sostenuto per un terzo mandato a Bolzano".
"Un terzo mandato che non sarebbe possibile se venissero rispettata le regole 'renziane'" aggiunge pungente Mauro Randi. 
Tant'è. Per Spagnolli la candidatura di Mauro Randi, come dichiarato al quotidiano Alto Adige, è all'insegna della 'conservazione' e della 'rivalsa'. Ed è alta la tensione tra sindaco Spagnolli ed il suo assessore ai servizi sociali: Randi viene ritenuto debole in seguito ai problemi da lui avuti nella gestione dell'Azienda Servizi Sociali. Ma anche su questo Randi replica con prontezza: "la separazione dei distretti dall'Azienda non è un problema mio, ma un elemento fondamentale nel programma della giunta guidata dal sindaco"

• La posizione di Luisa Gnecchi
Dal canto la deputata e candidata alla segreteria Gnecchi, da Roma guarda con occhio critico le manovre delle ultime settimane, richiamando il partito ad un civile confronto interno: "la mia è una storia di confronti a viso aperto e la mia candidatura ha proprio questo significato, quello di ricondurre alla ragionevolezza il partito, stemperando gli animi".
A Luisa Gnecchi abbiamo chiesto se in questa fase le sue ambizioni personali passino davvero in secondo piano. La sua risposta è stata duplice: la candidatura nasce sì dalla necessità di 'battere' un colpo, sulla scia di un'esperienza politica di assoluto primo piano, ma ha anche il senso di "promuovere pluralismo e coerenza rispetto a un dibattito in cui i temi di fondo rischiano di essere solo la ricollocazione all'insegna dell'opportunismo e la lotta interna tra i renziani". In questo senso è significativo e curioso che, nelle grandi manovre in atto, la candidata Gnecchi alla segreteria abbia realizzato un tandem con il gruppo dei LibDem di Carlo Bassetti, Pietro Calò ed Uwe Staffler

Insomma: dinamiche vivacissime e confronto aperto. Ma ci sono alcune incognite non da poco che aleggiano sul partito
Gli elettori, iscritti e simpatizzanti, riescono a comprendere quanto sta avvenendo? Di più: lo apprezzano? Di più ancora: parteciperanno in maniera significativa al voto per la segreteria provinciale che segue di una sola settimana quello per il referendum per la democrazia diretta

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Antonio Frena Ven, 02/07/2014 - 19:01

Caro Luca, visto che nel tuo commento si tira in ballo il mio vicesegretario e quindi la mia segreteria 2009-2014, penso sia opportuno che intervenga per delle precisazioni.
Area Dem non ha scelto di rompere con i renzian-bizziani, mentre è vero il contrario: alla proposta di unire il partito sotto la guida di una candidata brava e ampiamente condìvisa come Liliana Di Fede, Roberto Bizzo ha risposto picche.
Che la candidatura di Liliana Di fede avesse le potenzialità di unire lo ha testimoniato successivamente il sostegno giunto da tutte le aree del PD (Cuperlo, Civati, Area Dem, Spagnolli)
La rottura non si è consumata su temi politici come quelli che tu enunci - magari ! - ma purtroppo su una diversa concezione del partito, che l’area Bizzo vede come luogo di conquista personale di un potere che, questo sì, porta alla razzia dei consigli di amministrazione.
Quello che rende questa elezione fondamentale per il PD Alto Adige è che si è in presenza di un vero e proprio spartiacque: da un lato la linea della mia segreteria e cioè il coinvolgimento dei territori, l’espansione verso tutti i gruppi linguistici, la creazione di un PD veramente di tutti (ma non di quelli che vivono la politica come potere personale o come professione); dall’altra l’arcaica visione veterodemocristiana di Bizzo, velata di Bolzanocentrismo e difesa etnica, che passa attraverso la conquista del potere manu militari, capillarmente, occupando ogni posizione con gli amici e gli amici degli amici.
La posizione di Luisa Gnecchi, ormai molto marginale, è organica all’appoggio al gruppo renzian-bizziano di cui vorrebbe costituire una specie di terza colonna a sx in associazione alla neonata formazione di tre persone dei LibDem. Le ragioni di tutto ciò vanno chieste a lei perché non rientrano nel comune raziocinio di un quasi ex-segretario.
Come queste ore dimostrano Bizzo non ha perso il solito vizio del ricorso (come per esempio quello fatto contro Barbara Repetto) per cui forse Roma cadrà nella trappola di ridisegnare i collegi tornando indietro di 30 anni, appunto all’era del bolzanocentrismo e della difesa etnica. Non credo che comunque influenzerà più di tento i votanti delle primarie, che invece comprendono bene i passi avanti fatti in questi anni dal PD. Ciò che invece purtroppo se ne deduce è che la lotta per il partito viene fatta non a colpi di programmi ma di ricorsi ai garanti. Una cosa che normalmente alla gente fa venire il voltastomaco.
Cari saluti, Antonio Frena

Ven, 02/07/2014 - 19:01 Collegamento permanente