Scontri al Brennero, si torna in appello
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Tutti rinviati in appello per il ricalcolo delle pene, in quanto dichiarati prescritti i reati di lesioni aggravate, violenza privata, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio. Rimangono in piedi solo le contestazioni per furto e resistenza. Per gli scontri con la polizia al passo del Brennero del 7 maggio 2016 — in occasione della manifestazione di protesta “Abbattere le frontiere, al Brennero e ovunque” contro il paventato innalzamento di un muro anti-migranti annunciato dal governo austriaco durante la crisi migratoria sulla rotta balcanica — la Cassazione ha accolto oggi (7 marzo) il ricorso presentato da 46 dei 63 manifestanti condannati in appello a ben 129 anni complessivi (in primo grado furono condannati a 166 anni) con pene che oscillavano da un minimo di cinque mesi a un massimo di cinque anni per imputato.
Oltre ai reati prescritti, sono state annullate le ordinanze con cui in secondo grado era stato negato l'accesso a pene alternative — possibilità introdotta dalla riforma Cartabia per le condanne inferiori ai quattro anni. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d'appello per il ricalcolo delle pene.
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"Pene totali superiori a quelle per il G8 di Genova"
Come ricorda Il manifesto, le accuse in secondo grado (resistenza a pubblico ufficiale, radunata sediziosa, danneggiamento, interruzione di pubblico servizio, lesioni) erano state aggravate da un ipotetico “concorso morale” per numerosi imputati. La Procura di Bolzano aveva chiesto inizialmente 330 anni di prigione per “devastazione e saccheggio”, ma in primo grado questo capo di imputazione è caduto, sebbene le pene fossero altissime nonostante il processo svolto con rito abbreviato (e la decurtazione di un terzo della condanna. “La sentenza d’appello è decisamente deficitaria – sostiene al manifesto Claudio Novaro, uno degli avvocati difensori – la Corte ha riciclato tutte le osservazione del primo grado di giudizio senza aggiungere quasi nulla, né rispondere alle obiezioni che avevamo fatto negli atti di appello. Le pene sono spropositate”. L’istituto del concorso nei reati sarebbe stato dilatato a dismisura “come se tutti dovessero rispondere di tutto, senza andare a calibrare le singole posizioni e quindi i singoli profili di responsabilità penale”, denuncia il legale.
In Cassazione, i legali della difesa speravano in un annullamento e rifacimento del processo d’appello, poi ottenuto. Se le condanne fossero state confermate, complessivamente sarebbero state “le più pesanti per un corteo negli ultimi decenni di storia italiana. Per il G8 di Genova sono arrivate a 98 anni di carcere. Questa volta, contando anche i sette anni comminati ai sei manifestanti arrestati durante il corteo, la somma supererebbe i 135”.