Ambiente | Caldaro

“La situazione non è cambiata”

Bacini artificiali a Caldaro, domani il corteo ambientalista promosso da “Unser Wald - Il nostro bosco”. La presidente Anna Maria Ramoser: “Fondamentale il sostegno dal resto della provincia”.
 Speicherbecken „Sattlrain“ in Montiggl
Foto: HPV
  • SALTO: In vista della manifestazione-concerto di domani (sabato 8 marzo) promossa dall'associazione Unser Wald - Il nostro bosco, ci può dire a che punto è l'iter del progetto di sei bacini artificiali nel Comune di Caldaro?

    Anna Maria Ramoser: La situazione giuridica è invariata, in quanto restano in vigore le delibere di fine aprile 2023. Purtroppo, durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, la maggioranza non ha consentito la revoca delle delibere che era stata proposta dalla Dorfliste. Inoltre, la maggioranza ha presentato un'altra delibera con la quale ha incaricano un gruppo di lavoro del Comune di cercare una posizione alternativa per uno dei sei bacini previsti. Ma la proposta di spostare il bacino di Rastenbach sopra alla strada anziché sotto non porta a nessuna differenza significativa per noi e non risolve alcun problema. Inoltre questa proposta è solo a voce e perciò priva di valore giuridico.

  • Anna Maria Ramoser, presidente dell'associazione UNSER WALD – IL NOSTRO BOSCO: "La maggior parte della popolazione residente Caldaro non è d'accordo con il progetto". Foto: asdaa.it
  • Avete esplorato altre soluzioni per l’eventuale realizzazione dei bacini?

    Certo. A gennaio abbiamo fatto un sopralluogo e abbiamo suggerito di considerare una parte della cava di Caldaro, dove il bosco è già stato abbattuto. Tuttavia ci hanno riferito che avrebbero ricevuto un parere negativo da un Ufficio provinciale, ma non ci hanno mai mostrato questo parere. Crediamo inoltre che un bacino sotterraneo interrato sarebbe più vantaggioso per le esigenze dei contadini, sia per i costi di manutenzione inferiori che per la minore evaporazione, temperatura e contaminazione dell’acqua.

    Ma qual è effettivamente il fabbisogno irriguo nella zona?

    Il progetto viene giustificato dalla necessità di tutelare il lago, ma abbiamo scoperto che solo 126 ettari di vigneti vengono irrigati con l'acqua del lago, mentre il progetto prevede l'irrigazione per quasi 900 ettari. Questa quantità di acqua ci sembra eccessiva, soprattutto considerando che con l’installazione di sensori avvenuta pochi mesi fa il consumo d'acqua (e quindi il fabbisogno) dovrebbe ridursi dal 30 al 50%.

    Con le elezioni comunali alle porte, pensate che questo tema possa influenzare le scelte elettorali della popolazione di Caldaro?

    A mio avviso la maggior parte della popolazione residente Caldaro non è d'accordo con il progetto. E parliamo solo dei residenti. In ogni caso è difficile prevedere l'esito delle elezioni. Abbiamo notato che il partito di maggioranza della SVP ha scelto candidature molto vicine al progettisti e al Consorzio di miglioramento di secondo grado, l’impressione è che si cerchi di portare avanti il progetto a ogni costo senza coinvolgere i proprietari del bosco.

    Ovvero chi?

    Noi cittadini. Il bosco appartiene all'amministrazione separata, ovvero agli usi civici, non è del Comune né di un privato ma di noi tutti – e noi non abbiamo mai acconsentito a questa distruzione. Il bosco è sempre più esposto al cambiamento climatico, lo vediamo con gli incendi in Val Venosta. Non possiamo permettere che un bosco sano venga distrutto per esigenze economiche. Bisogna cambiare paradigma, dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli, garantendo loro di vivere in un ambiente sano.

  • Un'escursione di Unser Wald nel bosco di Altenburg: "La questione non riguarda solo Caldaro, ma ha ripercussioni su tutta la provincia". Foto: Anna Maria Ramoser/AVS
  • E riguardo alla rete di associazioni che supportano la vostra causa, quanto è importante questo sostegno?

    È essenziale il sostegno al di fuori dei confini del nostro comune, perché la questione non riguarda solo Caldaro, ma ha ripercussioni su tutta la provincia. Il bosco non si ferma al confine comunale, la nostra faggeta è unica ed è conosciuta in tutto il Sudtirolo. Se un bosco viene distrutto, è perso per sempre. Dobbiamo unirci per trovare soluzioni migliori, far confluire esperienze differenti, anziché limitarsi a una dimensione eccessivamente locale e prendere decisioni che possano peggiorare la situazione per tutti.

    La votazione del Consiglio comunale per proteggere il bosco di Castelvecchio/Altenburg dimostra che la battaglia sta dando i suoi frutti?

    Direi che siamo sulla strada giusta, perché vediamo una certa dinamica in corso. Ma, a livello giuridico, fino a quando le quattro delibere restano in piedi purtroppo non abbiamo raggiunto l’obiettivo. Il Comune non ha organizzato un'assemblea per informare tutti i cittadini, lo abbiamo chiesto già nel 2023 ma finora non è mai stata fatta. Non bastano misure “cosmetiche”, come la sopraccitata delibera del Consiglio Comunale che ha incaricato un gruppo di lavoro di trovare una collocazione alternativa. Se un soggetto privato come il Consorzio di miglioramento vuole realizzare delle opere, sono loro a dover trovare un luogo e sentire prima i proprietari. E se vuole fare un Wassermanagement sostenibile, allora la prima cosa da fare è non distruggere un bosco sano perché altrimenti è insostenibile.