Politica | Elezioni 2016

La carica dei 13 (meno uno)

I candidati sindaco si affrontano nell’arena della Kolping di Bolzano, unica assente: Caterina Pifano (M5S). Qualche battuta al vetriolo e molti slogan.

Si gioca la partita del potere a Bolzano, un baccanale di 13 candidati sindaco che si muovono disinvolti nella sfera dell’individualità, così numerosi da far passare l’impudente convinzione che non sia di fatto possibile immaginare alcuno spazio fuori dall’esercizio di quello stesso potere. È una rapsodia di voci che si appresta a fare i conti con la democrazia della sfiducia, con le attese, le frustrazioni, le inquietudini e i potenziali malumori del corpo elettorale. “La pausa è finita”, è ora che la politica torni ad avere il suo ruolo da attrice protagonista in città, sentenzia Alberto Stenico, organizzatore per il Forum democratico, insieme a Barbara Repetto, dell’incontro con la squadra degli aspiranti sindaco andato in scena ieri, 6 aprile, alla Kolping di Bolzano.

Work in progress

Al tavolo dei relatori non c’è posto per tutti e 12 gli invitati (manca, per motivi professionali, Caterina Pifano candidata sindaco del Movimento 5 stelle), per estrazione a sorte qualcuno dovrà accontentarsi di sedersi in “panchina”. La sala, nel frattempo si riempie, perlopiù con le tifoserie venute a sostenere il proprio beniamino. Si parte con un giro di presentazioni, 5 minuti a testa, poche le schermaglie, molti gli slogan. Primo della fila - sempre per estrazione - Giorgio Holzmann di Alleanza per Bolzano che rompe il ghiaccio con il “jolly” del progetto Benko, “il Comune potrà ora incassare la cifra pattuita e dedicare le risorse a diversi interventi come ai centri per la terza età (sono 10mila gli anziani a Bolzano che hanno bisogno di luoghi di aggregazione dove poter socializzare) o per i giovani”. Uno sguardo anche al fattore sicurezza, secondo Holzmann occorre nell’ordine: installare più telecamere, chiudere di notte alcune aree verdi, combattere il degrado spostando ad esempio la prostituzione in periferia, sanare i debiti. Per il partito dei Pensionati c’è Franco Murano che propone più attenzione ai quartieri cominciando con il prevedere un mezzo di trasporto per gli anziani dalla parte alta alla parte bassa (dove sono presenti più esercizi commerciali) di Oltrisarco-Aslago; sconti sulle utenze domestiche e l’esenzione del ticket sanitario per i pensionati, fra le altre idee sul piatto.


Da sinistra: Christoph Baur, Angelo Gennaccaro, Cristian Kollmann, Norbert Lantschner, Maurizio Puglisi Ghizzi, Giorgio Holzmann

“Bolzano è una città attrattiva - afferma Renzo Caramaschi sostenuto da Pd, Psi, Idv, Sinistra, Lista civica con Caramaschi - e può catalizzare molti investimenti ma deve cambiare mentalità”. Il candidato del centrosinistra snocciola, d’un fiato, le priorità per la città: riconsiderare il piano di sviluppo strategico che contiene una visione di sviluppo vincente; riappropriarsi dei quartieri, perché attraverso la cultura e gli spazi per i giovani aumenta anche la sicurezza; indire una gara pubblica a livello europeo riguardo l’Areale ferroviario; offrire un’“assistenza domotica” agli anziani anziché portarli nelle strutture dedicate così da ammortizzare i costi. Elena Artioli (lista omonima) scommette sugli investimenti dell’imprenditoria per rilanciare una Bolzano da tempo immobile, e ancora: “È vergognoso quanto sia sporca Bolzano” - ma la sala, davanti a questa affermazione, rumoreggia - “è così, abbiamo un sistema di rifiuti che non funziona”. Una squadra di persone “estremamente normali” è quella di Io sto con Bolzano, capitanata da Angelo Gennaccaro che si affida alle quattro “D”: dialogo, decidere (“La politica non è stata in grado di dare un segnale in questo senso”), decentramento e digitalizzazione. Per Mario Tagnin (Uniti per Bolzano) la città è indecorosa, e allora no allo “stravaccamento” nei parchi, “Bolzano deve essere a misura di persona, impiegare più membri delle forze dell’ordine, scommettere sul turismo 365 giorni l’anno”.

La politica si è allontanata dai cittadini, restando chiusa nelle sue stanze, osserva Norbert Lantschner, candidato dei Verdi, Projekt Bozen e Rifondazione Comunista, “viviamo in un contesto di grande e continuo cambiamento, dobbiamo impegnarci a mantenere il benessere della città dal punto di vista dell’energia e dell’ambiente”. La proposta: “Ricostruire vecchie case degli anni ’50 e ’60 per restituirle a costo zero ai cittadini”. Maurizio Puglisi Ghizzi, candidato di Casapound, si dice intenzionato a rientrare in consiglio comunale per continuare con la “politica da strada” che contraddistingue il Movimento. Non stupisce, poi, la virata sul capro espiatorio ideale: “Vanno chiusi i centri di accoglienza in città, il 95% delle persone ospitate non sono nemmeno profughi ma migranti economici”. Arriva il turno di Christoph Baur (Svp), che critica l’alto numero di candidati sindaco in corsa auspicando una opportuna e urgente “comunanza di idee” almeno su alcuni temi e si propone come sindaco-mediatore in modo da tentare di risolvere gli arrugginiti contrasti fra i politici “italiani”. Anna Pitarelli (Bolzano sull'Onda), parla di vocazione politica e di rifiuto della demagogia e sottolinea con orgoglio che il gruppo di cui è portabandiera si autofinanzia. La benkiana di ferro precisa: “Non rappresentiamo alcuna lobby”, e scattano le risa del pubblico. Cristian Kollmann, il candidato di Südtiroler Freiheit con il pallino della toponomastica, insiste sul fatto che Bolzano debba tornare a essere una città più tedesca, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della lingua. Chiude il cerchio Vanja Zappetti (I Love my Town), “la nostra lista costituisce una realtà radicalmente diversa nel panorama politico bolzanino, dobbiamo ridurre la distanza fra il 'palazzo' e le 'strade' e tornare a includere i cittadini nei processi decisionali”.


Da sinistra: Vanja Zappetti, Franco Murano, Renzo Caramaschi, Anna Pitarelli, Mario Tagnin

Question time

Toni Visentini, giornalista del Corriere dell’Alto Adige, inaugura il secondo round con un giro di domande per i competitori politici presenti. Il centrodestra spaccato in due anime ha impedito la creazione di una coalizione unica, qualcosa cambierà al ballottaggio? “Decideremo al secondo turno chi appoggiare in base ai programmi, - risponde Holzmann - c’è anche da dire che non mi sento affatto responsabile di questa cesura nel centrodestra, ricordo che io ero pronto al passo indietro in favore di Igor Janes”. Sembra seguire invece la linea dei “duri e puri” la coalizione a sostegno di Lantschner, alimentando l’impressione che si tratti di un partito di lotta più che di governo. Critiche rispedite al mittente da parte del diretto interessato: “Abbiamo temi e risposte concrete - spiega l’ex direttore di CasaClima - vanno messi da parte i personalismi e bisogna escogitare un modo per riequilibrare le esigenze dell’individuo e della collettività”. Tornerà invece il sereno fra Pd e Elena Artioli? “Spagnolli insegna che bisogna puntare alle larghe maggioranze, trovare sinergie è indispensabile”, taglia corto la consigliera provinciale. Si prosegue con Puglisi Ghizzi a cui viene chiesto il motivo per cui nessun partito si sia voluto affiliare a Casapound in vista delle comunali. “Abbiamo ricevuto inviti informali ma avremmo appoggiato il candidato del centrodestra se si fosse trovata la quadra, per il ballottaggio, comunque, non abbiamo preclusioni verso nessuno”.

La Südtiroler Freiheit strapperà i voti dei cittadini di madrelingua tedesca alla Volkspartei? “La Svp è il nostro più grande concorrente per queste elezioni - riferisce Kollmann - ma la verità è che il partito non rappresenta più i bisogni e i desideri della popolazione di lingua tedesca. Perché se già durante la campagna elettorale si dice che non ci sono più problemi di tipo etnico, che abbiamo superato tutto, è evidente che la pensiamo diversamente. La nostra speranza è che vadano a votare quei cittadini che l’ultima volta hanno disertato le urne perché non si identificavano con questa Svp”. Alla domanda se la Lega non sia un alleato troppo ingombrante con le sue pretese sull’autodeterminazione, Tagnin risponde che “il linguaggio potrà anche dividerci ma gli intenti sono gli stessi, credo di essere la sintesi ideale fra il centrodestra e il partito del Carroccio”. La tagliola del 3% per le liste singole è una sfida difficile “ma da cui non mi tiro indietro”, dice Murano, “il primo tempo ce lo giochiamo, dopo si vedrà”, profetizza Gennaccaro, segue Zappetti: “Non è un azzardo inutile tentare di arrivare al secondo turno, non portiamo via voti a nessuno, puntiamo ad avere almeno un seggio”.

Quanto c’è di anti-Svp nella lista di Anna Pitarelli? “Nulla - risponde l’ex consigliera comunale - vogliamo essere un’alternativa per chi non si riconosce nel sistema partito”. E a proposito di Stella Alpina, il partito è pronto a tutto per non tornare di nuovo al commissariamento? “Non dico di essere politicamente più forte di Tagnin e Caramaschi - afferma Baur - ma loro non sarebbero in grado di fare quel lavoro di tessitura che potrei portare a compimento io”. “Mi verrebbe da chiedere a Tagnin di metterci d’accordo - replica infine alla provocazione Caramaschi -, trovo la posizione del candidato della Svp piuttosto presuntuosa, antidemocratica e ricattatoria, se Bolzano è arrivata a questo punto la colpa è di tutta la coalizione che era al governo”.