Politica | gastbeitrag

La scuola va messa al centro

Ragionamenti sull'insegnamento plurilingue. In una provincia che avrebbe avuto mezzi economici e autonomia decisionale per farlo, abbiamo finora perso immense possibilità
Scuola
Foto: Unsplash
Leggo, con piacere, dell' intervento anche da parte di un sindacato sul problema della scuola bilingue. Riflettevo proprio sul fatto che, in questo momento, auspicherei davvero un dibattito sul tema in tutto il mondo della scuola, che non è costituito solo da alunni e insegnanti.
Molti sono invece gli interventi di genitori o esponenti politici, relativamente pochi di professionisti del settore. Eppure, si tratta di un mondo molto vasto. Il sistema scuola. Qui in provincia addirittura ripartito in quattro: tedesco, italiano, ladino e formazione professionale.
Nomino in ordine di grandezza numerica. O forse sulla formazione professionale abbiamo cifre più alte.
Leggo di programmi, che non ci sono più. Lo sappiamo, che abbiamo da tempo i piani individuali: non è irrilevante, bensì fondamentale.  Abbiamo la possibilità di cambiare e modulare il piano di studi a seconda delle esigenze della classe, di cambiarlo il settembre successivo.
Però, il problema c'è, e qui concordo. Abbiamo studiato per anni storie diverse. Abbiamo utilizzato testi scolastici nazionali per le scuole italiane, testi autoprodotti per scuole tedesche. Non abbiamo mai trattato la storia locale nelle scuole italiane, la storia sudtirolese è parte fondamentale dei piani di studio delle scuole tedesche. E nelle scuole ladine? Sfido chiunque proponga a gran voce il modello ladino a rispondere alla domanda di quale storia si studi. Su come qui si insegni la matematica. O il diritto. 
Perché non è solo questione di "in quale lingua". E già qua si apre un mondo. Ma di "come" e "cosa". Occorre viverci, nelle classi. Perché siamo la scuola delle tante storie che non concordano tra loro.
Quanto scrivevo: le memorie, e le conoscenze, devono essere condivise. La didattica è cosa molto complessa. Occorrono decenni di studi per formare un insegnante.E a proposito. Abbiamo sufficienti insegnanti formati per realizzare questo modello paritetico? 
Nelle materie scientifiche, ad esempio? I docenti non sono intercambiabili ogni sei mesi. Come le lampadine. Tranne forse gli insegnanti CLIL, che sanno insegnare in più lingue, ma, soprattutto, conoscono la metodologia per farlo. Cosa difficile che richiede competenze particolari. Quanto abbiamo valorizzato gli insegnanti CLIL, veramente? Quelli diplomati, intendo, che hanno seguito un faticoso corso di specializzazione universitario di due anni. Quanto abbiamo valorizzato, veramente, questi percorsi che sarebbero stati, e lo dico da formatrice CLIL, fondamentali soprattutto per una realtà come la nostra provincia? Chi li ha sostenuti?
Lascio riflettere sulla risposta.
Peraltro non ho compreso il riferimento al modello lappone, purtroppo non lo conosco. Già sarebbe sufficiente conoscere bene quelli locali. Ma purtroppo io ho la sensazione che a forza di studiare cose diverse non ci capiremo mai. A forza di non mettere la scuola al centro, in una provincia che avrebbe avuto mezzi economici e autonomia decisionale per farlo, abbiamo perso immense possibilità. Di crescita culturale, di chance per i nostri figli.  Di dare forza e dignità agli insegnanti, soprattutto quelli che hanno studiato, superato concorsi e selezioni, corsi di specializzazione universitari e di aggiornamento anche se nessuno lo sa, patentini di bi e trilinguismo; che hanno elaborato decine di piani individuali, sostenuto colloqui con  genitori di ogni etnia e fede religiosa e presenziato a infinite ore di riunione.
Quelli, e sono tanti, che hanno studiato le normative scolastiche, che per noi sono sia locali, che nazionali ed europee. E che sanno bene che il nostro obiettivo principale è il successo formativo degli alunni.  Che la scuola deve essere inclusiva, plurilingue e garantire pari opportunità. Favorire l'incontro di popoli e culture.  Che l'importante è comunicare, in un clima di reciproca comprensione e accettazione.   Pazienza lo sbaglio, nelle lingue è impossibile essere perfetti. La "teoria dell'errore" che favorisce l'apprendimento. Il vero errore sono le chiusure. Non parlare, anche in contesti extra classe. Vedi ricreazione, gite, sport. Nel contesto reale e quotidiano. Perché, come ripeto, i linguaggi si arricchiscono reciprocamente, in un interscambio continuo. Le nostre tre lingue ufficiali si stanno tutte e tre indebolendo. Non solo una.
Un motivo ci sarà.