“Mai a Merano un atto così violento”

Non avrebbe avuto intenzione di uccidere il 45enne kossovaro, Baskim Berisha, accusato di tentato omicidio dopo aver investito l’ex moglie e averla ripetutamente presa a pugni e calci mentre era riversa sull’asfalto. Questa la tesi dell’avvocato difensore, Fernando Pontecorvo, che non esclude indagini più approfondite per verificare se ci sia stata piena capacità di intendere e di volere da parte dell’uomo al momento del fatto. L’aggressore, che ora è in carcere in attesa di essere ascoltato dal sostituto procuratore Luisa Mosna per la convalida dell'arresto, si avvarrà probabilmente della facoltà di non rispondere.
L’uomo era già stato denunciato dalla ex consorte per maltrattamenti, a cui aveva risposto, a sua volta, con una denuncia per calunnia. Le tensioni fra i due, acuitesi nelle ultime settimane, sarebbero nate in seguito alla decisione della vittima, già trasferitasi in una cosiddetta casa protetta, di non permettere all’ex marito di rivedere i quattro figli. Petra Fischnaller, operatrice della Casa delle donne/Frauenhaus di Merano conferma che l'associazione segue già da tempo la vittima, “abbiamo cercato di attuare tutte le misure di sicurezza possibili ma ciononostante l’uomo è riuscito a trovare l'ex moglie e a infliggerle violenza”. Questo significa che le donne non sono adeguatamente tutelate?
“Le strutture protette presenti in Alto Adige hanno un indirizzo segreto per garantire sicurezza e protezione alle donne. È essenziale perciò che collaboratori, familiari di chi usufruisce di questo servizio e chiunque sia a conoscenza della posizione dell'abitazione in questione mantengano il più totale riserbo”.
“Le donne che decidono di separarsi da un compagno violento - continua Fischnaller -, del resto, sono maggiormente soggette a ripercussioni, ulteriore violenza, minacce di morte”. Il rischio, di fronte alla vicenda appena occorsa, è quello di assistere ora a un progressivo diffondersi di un maggiore senso di insicurezza fra le donne vittime di violenza.
“Non mi ricordo di episodi così violenti accaduti a Merano prima d'ora. Chi subisce violenza lo denunci alle forze dell’ordine, cercare sostegno nei centri anti-violenza è sicuramente una protezione in più”.
Da un paio d’anni l’associazione di cui fa parte Petra Fischnaller raccoglie dati sugli episodi di violenza ai danni delle donne, in Alto Adige sarebbero 600-650 le vittime di abusi accertate, “i numeri sono ancora molto alti ma è anche vero che le donne stanno prendendo più coraggio nel cercare aiuto presso i servizi dedicati, permettendo così una conoscenza sempre più ampia del fenomeno”. Un fenomeno, precisa Fischnaller, fortemente radicato nella cultura collettiva, che colpisce trasversalmente donne di tutte le età, di tutte le etnie e di tutti i ceti sociali, “non è possibile tracciare un identikit né di chi subisce né di chi maltratta”. Cosa sarebbe davvero risolutivo, allora? “La società - conclude l’operatrice della Frauenhaus - deve prendere posizione contro la violenza sulle donne, chi si rende colpevole di atti di questo genere deve essere condannato, e poi occorre che ai giovani venga insegnata l'importanza del rispetto reciproco, soprattutto nei confronti delle donne”.
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