L’Atelier Benigni degli editori
Preservare uno storico punto di riferimento culturale della città di Trento e offrire agli editori trentini uno spazio di visibilità che altrimenti non avrebbero. Questi sono gli obiettivi dell’Atelier Benigni degli editori, realtà che ha visto aprire le sue porte lo scorso 23 giugno. A ospitare l’atelier sono le mura di quella che è stata la libreria delle sorelle Pia e Maria Benigni, due signore che hanno letteralmente trascorso la loro vita tra i libri decidendo – saggiamente e coraggiosamente – di non adeguarsi a una tecnologia che rende il lavoro sempre più digitalizzato. Fino al giorno della chiusura a fine ottobre 2022, se si chiedeva un titolo, Maria – la sorella che ha dismesso il ruolo di libraia per ultima – non lo digitava nel sistema del computer, ma sfogliava in modo minuzioso i cataloghi alla ricerca del volume. Alla Benigni non si andava se si volevano acquistare quei gadget che oggi invadono le librerie, ma ci si metteva piede anche solo per la curiosità di vedere com’è possibile condurre un antico mestiere: due donne con la divisa beige, le mani segnate dal passare del tempo, il portamento adattato all’età anagrafica, passavano le loro giornate tra gli scaffali custodendo i libri.
Come quando c’erano le Benigni, anche oggi nello spazio di via Belenzani 51, a pochi passi da piazza Duomo, a essere al centro sono i libri e gli editori della provincia. Nell’atelier, Keller editore, Edizioni del Faro, ViTrenD, Erickson, Valentina Trentini Editore, Reverdito, Edizioni Osiride hanno a disposizione una scaffalatura a testa dove sistemare i propri titoli e, in modo autonomo, scelgono quale mettere in vetrina e quale posizionare sui ripiani con la copertina in mostra, un’occasione che suscita curiosità, perché sembra rappresentare il consiglio della casa editrice. Keller editore, per esempio, per quest’estate suggerisce di leggere, Orsi danzantidi Witold Szabłowski – un reportage che, attraverso la fine della tradizione che vedeva le popolazioni rom della Bulgaria addestrare gli orsi a ballare, fa un affresco sociale ed economico degli ex Paesi comunisti – e Red Fox Road, il primo young adult e volume inaugurale di una trilogia della canadese Frances Greenslade, ma le proposte non finiscono qui. Da settembre ad animare lo spazio sono previsti presentazioni di libri ed eventi che cercheranno anche di coinvolgere il pubblico più giovane come quello universitario. Roberto Calzà che, insieme a Ilaria Prando, si occupa di coordinare il progetto, ha spiegato che l’atelier è una finestra aperta e come tale dà la possibilità di affacciarsi anche a quegli autori con un manoscritto nel cassetto che desiderano sapere come e a chi presentarlo.
Il locale deve essere animato da un’idea di “sconfinamento”
Nato da un’idea di Marcello Predelli, amministratore delegato di Vita Trentina Editrice, affiancato da Simone Berlanda, coordinatore editoriale, l’Atelier Benigni si mostra come la logica prosecuzione di Medita, la mostra dell’editoria trentina che ha visto la sua prima edizione nel 2012. Il concetto intorno al quale ha preso forma l’atelier è quello della vetrina: la nuova realtà del centro storico dà la possibilità alle sette case editrici di esporre e presentare l’intero loro catalogo restituendo, allo stesso tempo, al pubblico l’occasione di conoscere i singoli progetti editoriali e di incontrare persone con le quali parlare di libri. Quest’ultimo aspetto si inserisce in un momento storico che vede nella lettura un’attività di pochi. Secondo i dati Istat, infatti, nel 2022 solo il 39,3% della popolazione di 6 anni e più legge libri, tra questi il 44,4% legge fino a tre libri l’anno, mentre i cosiddetti “lettori forti” (dodici o più libri in un anno) sono il 16,3%. La lettura di libri è soprattutto prerogativa dei giovani nella fascia d’età tra gli 11 e i 24 anni e delle donne. A fronte di questi numeri sembra ancora più importante creare luoghi dove i libri sono i protagonisti e le piccole case editrici possono occupare tutto lo spazio necessario per esprimere la loro identità. Ciò che sarebbe però da evitare è che l’Atelier Benigni degli editori chiuda il proprio orizzonte dentro i confini della provincia di Trento: il locale può servire per fare rete così da immaginare come avere un respiro culturale più aperto e vivace, deve dunque essere animato da un’idea di “sconfinamento”.