Economia | Censimento agricoltura

Per l'agricoltura meno burocrazia, più giovani

Leo Tiefenthaler direttore del Südtiroler Bauernbund è preoccupato per i numeri emersi dal censimento dell'agricoltura. Chiede meno burocrazia e più elasticità per tutelare gli agricoltori. E con loro la tradizione dell'Alto Adige.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: (c) pixabay

Direttore Tiefenthaler, è rimasto stupito dei dati statistici emersi dall'ultimo censimento dell'agricoltura?
Leo Thiefenthaler: Sinceramente li avevo già visti l'anno scorso, poiché si riferiscono al 2010. Il dato che salta all'occhio è certamente quello delle aziende che hanno chiuso. In dieci anni abbiamo perso il 12% delle aziende, un numero decisamente elevato. Non ci saremmo preoccupati se il calo si fosse attestato al 2-3%.

Siete preoccupati, eppure in Italia, ma anche in Trentino, le cose vanno molto peggio…
… Nel resto della penisola l'agricoltura sta attraversando un momento delicato e critico. Ma noi non vogliamo paragonarci alle altre regioni e province, nemmeno al Trentino. Siamo una realtà che ha sempre difeso l'agricoltura e con essa il territorio. 

Quale è il settore che ha risentito di più di questo calo?
Delle 2.800 aziende che hanno chiuso la maggior parte erano piccole aziende a gestione familiare. E hanno chiuso soprattutto perché il lavoro agricolo è profondamente cambiato e si allontana dai campi, spostandosi negli uffici.

In che senso?
C'è troppa burocrazia al giorno d'oggi. I nostri associati se ne lamentano. Il passo successivo per molti di loro è stato quello di cedere il terreno al vicino. Magari si trattava di un appezzamento di terreno che era appartenuto alla stessa famiglia per decenni e ora è di qualcun'altro. E così siamo arrivati alla situazione attuale: la superficie coltivata aumenta ma diminuiscono gli agricoltori. Bisogna ridurre la burocrazia.

E' questo che chiederebbe alla politica, per salvaguardare l'agricoltura e l'allevamento?
Assolutamente sì: ci sono regole europee e nazionali. Ma anche provinciali e rendono il lavoro dell'agricoltore e dell'allevatore sempre meno sostenibile per i piccoli proprietari, che sono la spina dorsale della nostra tradizione agricola.

Quali altre soluzioni vede per recuperare il terreno perduto nell'ultimo decennio?
Un'ulteriore misura potrebbe essere quella di incentivare un doppio lavoro per gli agricoltori, rimanendo comunque vicini alla terra. Si potrebbero aumentare le alternative, ad esempio facilitando l'apertura di agriturismi o la vendita diretta dei prodotti agricoli, che tra l'altro piacciono molto ai consumatori. E perché no, affiancando agricoltura e artigianato.

E i giovani?
Questo è un dato che ci ha davvero stupiti. I giovani altoatesini sono partecipi delle attività agricole e zootecniche, contrariamente a quanto si può pensare. Rispetto a dieci anni fa i ragazzi iscritti alle scuole agrarie in provincia sono raddoppiati. Direi che questa è una buona prospettiva per il futuro dell'Alto Adige. Dobbiamo solo dare alle nuove generazioni la fiducia e il sostegno che meritano.